XCIII Cineforum - Il verdetto (The Children Act) di Richard Eyre

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Eccoci qui per il nuovo Cineforum, il film protagonista è Il verdetto (The Children Act) di Richard Eyre.

Cercherò di vederlo, spero sia reperibile in qualche modo!
Buona visione a tutti :)))
 

Ondine

Logopedista nei sogni
PRESENZA SPOILER (LEGGERE DOPO AVER VISTO IL FILM)

Il film in alcuni particolari è diverso dal romanzo, la caratterizzazione dei personaggi è abbastanza fedele al romanzo anche se le pagine scritte acuiscono le emozioni dei due protagonisti. L'ambientazione e la fotografia sono volutamente fredde, come a voler essere un vestito sull'animo di Fiona che però ad un certo punto non riuscirà più a coprire le sue emozioni. Fiona oltrepassa il protocollo andando a parlare con Adam e in quel momento "the children act" si rompe, il giudice Fiona Maye razionalmente vuole rendersi conto personalmente se la decisione di Adam di non accettare il trattamento terapeutico è consapevole oppure condizionata dall'ambiente familiare e religioso in cui è cresciuto ma accade qualcosa di insospettabile. Adam è un ragazzo diverso da quello che la donna si aspettava e ne rimane affascinata, nell'incontro in ospedale Fiona non riesce a mantenere le distanze, Fiona sta attraversando un suo momento di fragilità personale e si dimostra empatica con Adam, in quel momento è Fiona e non il giudice Fiona Maye della sezione famiglia. C'è un momento impercettibile in cui l'assistente sociale esprime con un cenno della testa il proprio dissenso per quello che sta accadendo. Fiona a fine incontro giudica Adam (minorenne ancora per pochi mesi) immaturo per decidere autonomamente e lo obbliga alla trasfusione (secondo me è Fiona che vuole che Adam viva, il suo verdetto è compromesso dallo sconvolgimento che l'incontro con il ragazzo ha prodotto in lei). Adam vive una rinascita, non è più fascinato da una morte eroica, prende coscienza dell'ambiente familiare soffocante e dell'ipocrisia dei suoi genitori che non si sono compromessi dinanzi alla comunità religiosa, ha bisogno d'amore e nutre adesso per la donna che lo ha risvegliato dal torpore una passione mai conosciuta prima. Fiona non risponde alle sue lettere, spaventata da quello che lei stessa potrebbe provare. Penso che il fatto di non rispondere alle lettere di Adam sia stata una crudeltà, una mancanza di responsabilità perché si è esposta per un suo bisogno del momento e senza pensare alle conseguenze, l'ho trovata indifendibile. Quando è entrata per la prima volta nel mondo di Adam si è tolta gli abiti da giudice, si è fatta coinvolgere probabilmente perché ha ritrovato per un attimo con Adam un entusiasmo perso, e poi lo ha allontanato freddamente. Nel caso di Fiona e Adam la responsabilità di Fiona finisce all'interno dell'aula di tribunale una volta emesso il verdetto? Si può davvero ritenere la donna esente da una responsabilità nei confronti del ragazzo quando lei stessa ha oltrepassato il limite, seppur fragile? Il momento in cui lei canta e lui suona i versi della poesia è cruciale perché spezza i confini fissi, toglie le barriere. Bisogna fare attenzione con la poesia, quando condivisa tra due persone, quando viene dedicata, perché l'arte ha il potere di arrivare al cuore. Mi sono sentita coinvolta e forse il mio commento non è del tutto obiettivo. Ho scritto d'istinto.
 
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Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
ATTENZIONE PRESENZA SPOILER + PESTICIDI .
COMMENTO SEMISERIO PER NIENTE EQUIDISTANTE
Contiene glutine, lattosio, olio di palma e antibiotici. Non far leggere ai bambini e conservare lontano da fonti di calore.
Ok, vado.
Primo: ma dove sta scritto che solo perché ti ho salvato la pelle mi devo far carico della tua vita?
Poi è chiaro che se uno vede un tizio che tenta di buttarsi dal ponte, prima di salvarlo ci pensa due volte. Eh sì, se io ti salvo poi tu ti fiondi nella mia esistenza pretendendo di essere accolto, adottato, salvato un giorno sì e l'altro pure? No, guarda bello, buttati pure dal ponte, non ho il collare antizecche e quindi a te non mi avvicino neanche.
Secondo: sono una donna matura, una giudice rigorosa, forse una moglie un po' repressa ma sono cavoli miei, e se per sbaglio ti ho aperto uno spiraglio nella mia affettività, questo non vuol dire che io non possa richiuderlo se voglio. Ti sei illuso? Hai avuto un imprinting tipo ochetta di Lorentz che non si schioda più dalle caviglie dell'etologo? Bè, si da il caso che tu non sia un'ochetta, sei un giovane uomo ed io una donna, possiamo fare le nostre scelte senza avvinghiarci l'uno all'altro.
E come ogni donna, anzi come ogni persona dovrebbe fare, ti dono il senso del limite: fin qui e non oltre. Ti ho dato un bacio, ti ho cantato una canzone, mi sono emozionata. Fine.
Non facciamo come quelli che dopo aver cominciato qualcosa non gli puoi più dire basta.
Dire basta è un diritto.


Ma - dicono - lui vuole amore. Ma quale amore. Lui vuole lo status, la cultura, gli orizzonti aperti e lo stile di vita che lei gli ha fatto intravedere. Ma sì, anche l'amore, ma quale amore? Quello del neonato che vuole il seno, che vuole la mamma-oggetto dei suoi bisogni, la mamma che compendia in sé l'universo di tutti i soddisfacimenti.
E' chiaro che lui ha preso coscienza di quanto siano ristretti gli orizzonti dei suoi genitori, ma da qui a pretendere di essere assimilato nell'universo di lei ce ne corre.
Quando lei gli chiede insistentemente "Che cosa vuoi?" non sta dicendo solo cosa vuoi da me.
Lo sta stimolando a chiedersi che cosa lui voglia essere nella vita, e non solo la fotocopia di colei che l'ha salvato.
Sì, lui potrebbe dire: "Mi hai strappato a quel mondo di superstizioni e ignoranza, ora mi devi dare qualcosa al posto di quel mondo".
Ma è proprio qui l'inghippo. Lui le sta chiedendo una nuova identità, le sta chiedendo un'appartenenza al posto di quella che ha perduto. Ma lei si rifiuta.
Il cordone ombelicale tra noi non c'è mai stato, e tu ragazzo mio devi camminare con le tue gambe basandoti su quello che ti è stato dato, l'intelligenza, l'entusiasmo, la bellezza, la gioventù e perfino quei genitori.
Non vuoi? Decidi di morire per punirmi di non aver voluto vestire la candida veste dell'angelo custode?
E' una tua scelta.

Santo cielo, qui Mc Ewan ha proprio creato un bel personaggio che non si lascia risucchiare.
Evviva.
 
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qweedy

Well-known member
Grande interpretazione di Emma Thompson, che incarna perfettamente il giudice Fiona Maye, una donna forte e razionale in crisi (io l'ho adorata),
che ha un solo cedimento, far visita in ospedale ad Adam prima di prendere la decisione di obbligarlo alla trasfusione. Una visita assolutamente non razionale, in quanto la decisione da prendere era scontata, e nulla di ciò che Adam poteva dire l'avrebbe cambiata. Fiona è anche una donna in crisi, con un marito insoddisfatto che le chiede disperatamente un cambiamento, e si lascia coinvolgere emozionalmente dal caso di Adam, forse vedendo in lui il figlio che non ha avuto.
Un grande film.
 

malafi

Well-known member
Un bel film, ben recitato e molto ‘inglese’, lento quanto basta, ma comunque una lentezza adatta al soggetto ed ai sentimenti che lo pervadono.

Io non avevo capito che Fiona volesse tenere a distanza Adam perché ne era affascinata ed invaghita. Credevo fosse solo perché voleva rimettere le cose al suo posto e tenere le distanze, dopo che nella visita in ospedale aveva ampiamente sgarrato: rispetto al protocollo e rispetto a se stessa, sempre così fredda e distaccata.

Una strana attrazione fatale quella che si crea tra i due, che lei non può permettersi per almeno tre motivi:
  • Un giudice non può e non deve immedesimarsi troppo nei suoi casi, deve applicare la legge. Soprattutto per chi si occupa di questione familiari così delicate come Fiona
  • Tra i due c’è qualche annetto di differenza
  • È pur sempre sposata, con un uomo al quale non si riesce a voler male e a non perdonare la scappatella annunciata
Ma siamo proprio sicuri che un giudice deve spersonalizzare i suoi casi?
 
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