Jane Eyre è un romanzo, parzialmente autobiografico, in cui attraverso gli amori di una povera governante e di un ricco gentiluomo viene svelato tutto un contesto storico e sociale. Un romanzo psicologico che si dilata nel romanzo sociale e un romanzo sociale che si focalizza nel microcosmo di una vicenda sentimentale anatomizzata nel dettaglio.
Il romanzesco vi viene messo al servizio del reale, e l'impressione dominante rimane la veridicità: veridicità suprema dei personaggi, più reali di molti esseri viventi. Le osservazioni di Jane su Rochester, sulla società che la circonda e su se stessa, le descrizioni dei luoghi, della natura, della temperatura stessa, ogni cosa è elemento palese di verità.
Bronte si stupiva, per bocca di Jane Eyre, che ci sia gente incapace «di cogliere il carattere di una persona o di non sapere osservare e descrivere gli aspetti essenziali delle persone o delle cose». Essa stessa possedeva una percezione eccezionale di questi aspetti rilevanti, una percezione che rende credibile un racconto di cui alcuni elementi (in particolare tutti gli eventi associati alla pazzia di uno dei personaggi), potrebbe generare incredulità.
«Assenza, il più crudele dei dolori!». E' su questo duro percorso che si incammina Jane. Un percorso che è un'avventura interiore, una purificazione. Prova fisica della povertà, del freddo, della fame, e, in ultimo, di un esaurimento, da cui uscirà, se non curata del suo mal d'amore, sicuramente più forte per sopportarlo.
Ma soprattutto, prova morale per l'incontro col secondo uomo della storia che è, rispetto a Rochester, ciò che è il giorno rispetto alla notte. Non soltanto St John Rivers è bello ma «è un uomo che ha grandezza e bontà. Soltanto che, nel perseguimento dei suoi ideali, è senza pietà per le sensazioni ed i desideri della gente dappoco. E' meglio dunque che gli esseri meschini si tengano discosti da lui se temono di essere umiliati da lui nella sua progressione verso il bene».
Rivers che è un clergyman (ministro della chiesa anglicana) rappresenta l'ideale del missionario che rinuncia a tutto «per il servizio del Supremo Sovrano ». Se propone a Jane di sposarlo, non è per amore, ma per convenienza, per farne la sua sodale. Bronte « spinge quasi fino alla caricatura i contrasti tra questi due tipi d'uomo: il cupo Rochester che sfida le potenti leggi sociali e religiose per legare Jane alla propria vita; il solare Rivers che assoggetta Jane alle leggi del matrimonio per legarla alla sua opera. «Io presentivo che se mai avessi sposato quest'uomo buono, puro come una fonte profonda non illuminata dal sole, avrebbe potuto farmi morire rapidamente senza farmi spandere una sia pur minima goccia di sangue e senza che la sua chiara coscienza fosse rabbuiata dalla minima ombra del suo crimine». Sa che se diventasse sua moglie svilupperebbe «inevitabilmente una strana forma d'amore estremamente dolorosa, una tortura». Agisce sempre in Jane questo scabro realismo che fa barriera alle lusinghe ed alle seduzioni.
Tutte le carte del gioco dell'amore sono ora distribuite: ecco Jane, sempre presa internamente dal suo amore per Rochester. Ecco Rivers, che ha tutte le qualità che dovrebbero renderlo piacevole, o, in ogni caso, esibisce tutte quelle che fanno difetto in Rochester. Ma questi è lontano. Jane desidera ardentemente rivederlo dopo che ha udito la sua voce chiamarla in circostanze strane. (Quando si rimproverò alla Bronte « questo accadimento parapsicologico lei rispose semplicemente: è un fatto accaduto). Ed affronta coraggiosamente l'ultima prova, quella che per solito affronta nelle fiabe il cavaliere alla ricerca dell'amata. Arrivando nei luoghi dove vive Rochester, scopre con orrore che il suo maniero è andato completamente distrutto dalle fiamme. Apprende tuttavia che Rochester, volendo salvare sua moglie, alfine morta nell'incendio, è diventato cieco ed infermo e vive recluso.
Lungo e duro è stato il cammino di Jane verso l'amore. E' passata dallo stupore dell'amore nascente alla tortura dell'amore tradito, quindi vietato; dall'amore tradito alla gioia ineffabile dell'amore ritrovato: tutti i piani dell'amore, tutte le tappe dell'amore, così come pochi esseri le conoscono nel corso di una vita sono qui riuniti e tutta la tastiera del sentimento amoroso è suonata, nel dramma della Bronte «, dalle mani febbrili della scrittrice.
La dimensione metafisica del romanzo.
Ciò che Bronte « ha descritto attraverso le volute romantiche della sua storia, è l'ascesa di due cuori, di due anime verso la verità dell'amore: «come se fossimo tutti e due nel mondo ultraterreno e ci trovassimo inginocchiati dinanzi a Dio: uguali come in effetti siamo». Quest'uguaglianza è quella della nudità delle anime. In questo senso v'è in Bronte «, nella sua concezione dell'amore e delle prove necessarie al suo sviluppo (poichè come in una combustione è necessario che si distruggano le scorie perchè resti l'amore puro) qualcosa che la collega, avuto riguardo dei tempi e dei luoghi, ai tragici greci ed ai mistici.
Jane Eyre (eye= occhio) - l'osservatrice (air= aria) - la spiritualità
Elen Burns (che brucia) - la passione che divora
Mrs Temple (il tempio) - le istituzioni che condizionano
River (fiume) - il calmo scorrere della vita
Rochester (roccia) - il duro uomo molto carnale
l'amore di Jane per Rochester: è un amore che va oltre le convenzioni sociali (spietate in quell'epoca verso le mescolanze di classi sociali)
A chi somiglia Jane? Agli occhi di Rochester ha l'aria di una bestiolina; placida, grave, dal fascino dimesso. Ma al lettore, al quale si rivolge costantemente, e che funziona da specchio, rivela il suo essere profondo; la sua passione intensa e immutabile, la sua penetrante lucidità, la sua intelligenza delle situazioni, la sua ragione che interviene sempre per correggere gli accessi o gli eccessi della sua sensibilità la sua capacità infinita di attendere e di sopportare i rovesci di fortuna. Tutte qualità che le serviranno per penetrare nel carattere duro del suo padrone, a capirlo e amarlo gradatamente con tutto il suo essere, quindi, giunto il momento della prova suprema, a sopportare le conseguenze penose della rottura.