La tragedia è fondalmentalmente incentrata su un tema molto caro a Shakespeare, quello dell' " Io ", della costituzione del proprio Io e quindi del proprio ruolo nel mondo, nella società e nel senso della propria vita. Amleto sà fin dal primo atto che deve vendicarsi, ma impiega molto più tempo a realizzare la sua vendetta perchè ? Per paura ? Per mancanza di organizzazione ? Fondalmentalmente ritarda per incertezza, perchè non riesce a definirsi totalmente come persona e a definire il suo ruolo di vendicatore.
Il famoso monologo " Essere o non essere " è proprio il sunto di questo dubbio, è l'eterno dubbio dell'uomo, anche di quello moderno, sull'agire o il non agire fondalmentalmente per paura della morte. Amleto è consapevole del nulla della vita e forse anche del nulla nella morte, è consapevole di come la vita si riduca a polvere ed ossa, basti pensare alle riflessioni nel V atto sul teschio di Yorick, ed è questo uno degli stimoli che lo porteranno ad agire, stimoli che raggiungeranno la decisione piena nel IV atto nel monologo dopo che ha visto passare i soldati di Fortebraccio.
La tragedia è quindi questo cammino nel definire se stessi, nel rendere azioni i propri pensieri ed è caratteristico come Shakespeare mette spesso la pazzia come reale consapevolezza di quello che si è. Amleto si finge pazzo ( o in fondo lo è ? ) per poter esprimere le su teorie, Ofelia nella sua pazzia recita una battuta significativa " Noi sappiamo che cosa siamo, ma non sappiamo che cosa possiamo essere "
La bellezza di questa tragedia sta proprio in questi passaggi, nella riflessione profonda sulla vita e sulla morte e su quello che segue la vita, Shakespeare ancora una volta pone al centro domande secolari che ancora non hanno avuto una risposta, assolutamente grandioso