Qualche mese fa un amico mi parlò di questo libro in termini tanto entusiastici da farmi venir voglia di leggerlo. Mentre stavo per ordinarlo però mi cadde l’occhio sul numero delle pagine: 905?! Oddio quello non era proprio il periodo adatto per tutte quelle pagine. Perciò mentalmente ne procrastinai la lettura alle uggiose giornate invernali dei miei ottant’anni. Il mio amico però deve aver intuito le mie intenzioni e mi ha fregato regalandomelo a Natale.
Premesso che non sono in grado di valutarne l’attendibilità storica date le mie scarsissime conoscenze sulla storia, usi, tradizioni, costumi e quant’altro dell’antico Giappone, alcune ricerche mi hanno comunque confermato molte delle cose lette.
E così ho dovuto rivedere alcune mie immagini “romantiche” della cultura giapponese. Non avevo ad esempio idea che i samurai chiedessero così facilmente di fare seppuku (suicidio rituale) e lo facessero anche per delle ragioni che sinceramente a me son sembrate esagerate. E non avevo neppure idea che i daimyo a loro volta ordinassero così facilmente ai loro samurai di fare seppuku o ne accettassero così facilmente la richiesta.
Sarà pure un gesto di una grande nobiltà, onore e tutto quello che volete, ma io francamente 9 volte su 10 l’ho trovato di un’insensatezza unica. Potete anche dirmi che così dimostro di non aver capito niente della cultura giapponese e sicuramente avreste ragione, ma neppure fra venti vite qualcuno riuscirà a farmi accettare un tale gesto.
Ho trovato invece molto più interessanti e divertenti le parti sul Mondo dei Salici, le questioni “del guanciale” e le considerazioni su quanto fossimo sporchi e pieni di pulci noi occidentali in passato.
La trama del libro è molto intrigante e piena di doppi giochi, tanto che alla fine tra vere alleanze, false alleanze, presunte alleanze e tradimenti vari un po’ mi sono persa. Mi ha salvato dal perdermi del tutto la consapevolezza che tutti mentivano e tradivano ed uno solo manovrava tutti dall’inizio alla fine.
Il libro ha – secondo me - tre grandissimi difetti che lo rendono molto meno bello di quanto avrebbe potuto essere: 1) la lunghezza, per quanto leggiate avrete sempre l’impressione che il numero di pagine ancora da leggere non sia affatto diminuito. Con 300 pagine in meno sarebbe stato perfetto; 2) le troppe frasi in giapponese, di cui tra l’altro non sempre viene data la traduzione; 3) troppi nomi e troppe cariche politiche, io per oltre 100 pagine ho rinunciato a distinguere chi era chi e chi non era chi, poi c’ho fatto la mano.
Conclusione il libro non è brutto, anzi, ma mi sento di consigliarlo solo in 3 casi: 1) se avete molto tempo e pazienza; 2) se amate il Giappone in modo tanto viscerale da farvi passare sopra le tante pagine, i tanti nomi e le tante cariche; 3) se avete un amico che ve lo regala a Natale! In tutti gli altri casi tenetevelo a mente per le uggiose giornate invernali dei vostri ottant’anni…