Un romanzo semplicemente stupendo
, che mi ha assorbita anima e corpo nella riflessione non solo sulle sue pagine, ma anche su me stessa, sulle mie opinioni ed i comportamenti delle persone.
E' pazzesco il modo delicato ma profondo con cui vengono trattati i concetti di
amicizia e di amore, quasi un “giallo psicologico” che tiene incollati alle pagine, che tra l'altro (incredibile) danno luce ad una trama che si svolge in un solo momento ed in un solo luogo.
E' il secondo libro di Marai che leggo, dopo La recita di Bolzano, ed ho ritrovato la
tecnica del monologo, che tanto mi aveva già affascinata. Da un punto di vista logico, viene da dirsi che sia un po' inverosimile che un interlocutore parli da solo così tanto mentre l'altro tace, ma la cosa non disturba affatto la trama, anzi la approfondisce e coinvolge il lettore nella mente di chi parla, pur avendo sentore che un'altra persona è lì che ascolta, che si muove, che riflette su cosa risponderà... geniale.
Vengono affrontati i temi più svariati, tra cui l'inclinazione all
'arte:
“Sentiva la musica con tutto il suo corpo, se ne abbeverava come un assetato, l'ascoltava come un prigioniero che tenda l'orecchio al suono di passi che si avvicinano e che gli portano forse la notizia della liberazione.”
Parlando delle
donne dei Tropici:
“Ti guardano con quegli occhi luccicanti e tranquilli, e dovunque tu vada continui a sentire quello sguardo che ti insegue come un raggio malefico. Se ti metti a urlare, lei sorride. Se la prendi a schiaffi, ti guarda e sorride. Se la mandi via, si siede sulla soglia di casa e ti guarda. (…) E' come se ti tenessi in casa una bestia, un'assassina, una sacerdotessa, una maga e un'invasata tutte insieme.”
Vi sono alcune pagine dedicate alla caccia, che mi hanno offerto spunti interessanti su un tema che a priori giudicavo insignificante e barbaro.
Alcuni passi:
“E nel cuore umano esistono istanti in cui non è più notte e non è ancora mattino, quando le belve escono strisciando dai nascondigli tenebrosi dell'anima, quando il nostro cuore è agitato da una passione che si trasforma in un movimento della mano, una passione che abbiamo educato e addomesticato invano per anni, talvolta per un tempo infinito...”
“Se qualcuno si ostina a mettere a nudo la propria anima, con una franchezza persino eccessiva, è forse per non dover parlare di qualcosa che ha un'importanza essenziale.”
“Sono estremamente rare le persone le cui parole coincidono alla perfezione con la realtà della loro vita.”
“E come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possano donare il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un'anima può soccorrerne un'altra solo se non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale. (…) Il fatto è che noi amiamo sempre i diversi da noi...”
Molto intensi i passi in cui si riflette sul
destino, che secondo Marai non è mai slegato dalla natura e dal carattere degli uomini, e sull'impossibilità di variare queste condizioni intrinseche in ogni persona, che possono essere solo un poco adattate al mondo, ma sempre sopravviveranno.
Mi ha molto colpita
l'auto-analisi del protagonista, che a un certo punto si domanda con grande lucidità, che ruolo abbia avuto egli stesso negli eventi avversi che gli sono capitati, mostrando quindi una capacità auto-critica che mi sta facendo molto pensare su me stessa.
Estremamente toccante il tema della
vecchiaia, e questo rivedere tutta l'esistenza con occhi nuovi, una volta arrivati al limite della propria vita.
Questo libro resterà nella mente e nel cuore, come pochi altri. Voto 5.