Mizar
Alfaheimr
Il Gide che abbiamo di fronte leggendo i Falsari è finissimo intagliatore, cesellatore, artista nel senso essenziale del termine.
In un fine gioco di specchi il romanzo – ‘ostentatamente’ definito tale – va intessendosi nell’atto stesso della lettura. Il protagonista progetta il romanzo stesso, ne parla e ne discute: un metaromanzo.
Così, tra le pagine centrali troviamo:
…invento il personaggio di un romanziere che pongo come figura centrale ;l’argomento del libro è, se volete, esattamente la lotta tra quello che gli offre la realtà e quello che vorrebbe farne lui
In questa trama si svolgono o dissolvono varie storie immancabilmente intrecciate: l’una il retroscena, lo scheletro, l’avamposto dell’altra. Di tali storie son protagonisti personaggi che ogni buono e colto lettore pare aver compreso dalla prima pagina; personaggi i cui comportamenti smentiranno di volta in volta ogni convinzione dell’osservatore scomponendo ed affettando gli inveterati cliché dello psicologismo imperante all’epoca ed oggi. L’implicito attacco è diretto alle artificiose e (visibilmente) fittizie creazioni di molta letteratura anche alta. La sua opera è così, compiutamente destruens. L’uomo di Gide è essere caleidoscopico ed ineffabile: essere i cui comportamenti, pur calibrati da razionalità, si stendono su un sottofondo – un ‘basso continuo’ – di irriducibile caoticità ed imprevedibilità. Di qui anche la plurivocità dei punti di vista, la assoluta inconciliabilità di ogni personaggio, le diversità di questi – ciò che produce anche la reiterazione ‘in contrappunto’* della narrazione di un evento da vari puncti. Di qui ancora la impossibilità di comunicare, la equivocazione continua, l’impossibilità di leggere l’altro – ciò che conduce, letteralmente, le fila della trama (delle trame).
Così l’autore protagonista o protagonista autore o la finzione che può esser dietro scrive all’interno del Diario in coda:
Vorrei fare entrare in questo romanzo tutto ciò che vedo[…] Vorrei che i fatti non fossero mai raccontati completamente dall’autore, ma esposti (e varie volte sotto diversi punti di vista) dai personaggi[…] che nella loro narrazione i fatti apparissero leggermente deformati: per il lettore nascerebbe un interesse dal dovere, in certo modo, ricostruire le vicende. Per questo la storia dei falsari viene scoperta a poco a poco [sic!] attraverso i dialoghi, nei quali si devono delineare tutti i caratteri
Ed è esattamente ciò che accade. Sotto le minuziose tessiture, infine, si rivela ulteriore spazio. Spazio per una truffa d Falsari appunto, con tragico epilogo annesso.
*Eh si! Questo romanzo è scritto considerando la strutturazione formale dell'Arte della Fuga del Bach :wink:
In un fine gioco di specchi il romanzo – ‘ostentatamente’ definito tale – va intessendosi nell’atto stesso della lettura. Il protagonista progetta il romanzo stesso, ne parla e ne discute: un metaromanzo.
Così, tra le pagine centrali troviamo:
…invento il personaggio di un romanziere che pongo come figura centrale ;l’argomento del libro è, se volete, esattamente la lotta tra quello che gli offre la realtà e quello che vorrebbe farne lui
In questa trama si svolgono o dissolvono varie storie immancabilmente intrecciate: l’una il retroscena, lo scheletro, l’avamposto dell’altra. Di tali storie son protagonisti personaggi che ogni buono e colto lettore pare aver compreso dalla prima pagina; personaggi i cui comportamenti smentiranno di volta in volta ogni convinzione dell’osservatore scomponendo ed affettando gli inveterati cliché dello psicologismo imperante all’epoca ed oggi. L’implicito attacco è diretto alle artificiose e (visibilmente) fittizie creazioni di molta letteratura anche alta. La sua opera è così, compiutamente destruens. L’uomo di Gide è essere caleidoscopico ed ineffabile: essere i cui comportamenti, pur calibrati da razionalità, si stendono su un sottofondo – un ‘basso continuo’ – di irriducibile caoticità ed imprevedibilità. Di qui anche la plurivocità dei punti di vista, la assoluta inconciliabilità di ogni personaggio, le diversità di questi – ciò che produce anche la reiterazione ‘in contrappunto’* della narrazione di un evento da vari puncti. Di qui ancora la impossibilità di comunicare, la equivocazione continua, l’impossibilità di leggere l’altro – ciò che conduce, letteralmente, le fila della trama (delle trame).
Così l’autore protagonista o protagonista autore o la finzione che può esser dietro scrive all’interno del Diario in coda:
Vorrei fare entrare in questo romanzo tutto ciò che vedo[…] Vorrei che i fatti non fossero mai raccontati completamente dall’autore, ma esposti (e varie volte sotto diversi punti di vista) dai personaggi[…] che nella loro narrazione i fatti apparissero leggermente deformati: per il lettore nascerebbe un interesse dal dovere, in certo modo, ricostruire le vicende. Per questo la storia dei falsari viene scoperta a poco a poco [sic!] attraverso i dialoghi, nei quali si devono delineare tutti i caratteri
Ed è esattamente ciò che accade. Sotto le minuziose tessiture, infine, si rivela ulteriore spazio. Spazio per una truffa d Falsari appunto, con tragico epilogo annesso.
*Eh si! Questo romanzo è scritto considerando la strutturazione formale dell'Arte della Fuga del Bach :wink: