Nikki
New member
"Il direttore di una cartiera situata in una valle alpina, adulato e rispettato in paese poiché la sua azienda dà lavoro alla maggior parte della popolazione locale, è in privato un individuo gretto, brutale, senza scrupoli, che opprime gli operai e assoggetta la moglie alla propria insaziabile lussuria. Lacerata tra il ruolo di madre e quello di oggetto sessuale, la moglie cerca invano rifugio nell'amore per uno studente, che invece la umilia con crudeltà, spingendola in un'inesorabile corsa verso la tragedia". Finale agghiacciante a sorpresa.
La trama non rivela nulla di notevole. La forza del libro risiede nel linguaggio utilizzato dalla scrittrice per descrivere la piccolezza delle nostre esistenze, la meschinità degli uomini, la condizione di oggetto della donna nel contesto familiare (la storia è ambientata in austria, in un paese di montagna), l'opportunismo e la stupidità umani.
Si usa un linguaggio estremamente crudo, volutamente freddo, spesso liberamente tratto dalle didascalie pubblicitarie e giornalistiche, come a sottolineare il vuoto espressivo dei maggiori mezzo di comunicazione della nostra società.
Il tentativo è efficace, durante la lettura si avverte distintamente il senso di oppressione, di inevitabilità, di crudeltà del destino.
Non è un testo facile. Spesso è poco comprensibile (personalmente credo di aver colto circa il 60% del significato del libro).
Basti pensare che non c'è nemmeno un dialogo, gli stessi nomi dei personaggi appaiono solo alla fine del romanzo. La narrazione è interamente affidata alla descrizione dell'autrice, terza spietata spettatrice dei fatti, delle azioni, dei pensieri dei personaggi, filtrati dalla sua personale visione degli eventi. Le vicende sono descritte con estrema disillusione e tagliente ironia, al limite della misantropia.
Sconsiglio la lettura alle ragazze che hanno già problemi di relazione con l'altro sesso...si potrebbe compromettere definitivamente ogni forma di comunicazione!
Consigliato a chi cerca un libro che provochi inquietudine, dolore e senso di ineluttabilità.
Questa era la mia espressione durante la lettura aura:
La trama non rivela nulla di notevole. La forza del libro risiede nel linguaggio utilizzato dalla scrittrice per descrivere la piccolezza delle nostre esistenze, la meschinità degli uomini, la condizione di oggetto della donna nel contesto familiare (la storia è ambientata in austria, in un paese di montagna), l'opportunismo e la stupidità umani.
Si usa un linguaggio estremamente crudo, volutamente freddo, spesso liberamente tratto dalle didascalie pubblicitarie e giornalistiche, come a sottolineare il vuoto espressivo dei maggiori mezzo di comunicazione della nostra società.
Il tentativo è efficace, durante la lettura si avverte distintamente il senso di oppressione, di inevitabilità, di crudeltà del destino.
Non è un testo facile. Spesso è poco comprensibile (personalmente credo di aver colto circa il 60% del significato del libro).
Basti pensare che non c'è nemmeno un dialogo, gli stessi nomi dei personaggi appaiono solo alla fine del romanzo. La narrazione è interamente affidata alla descrizione dell'autrice, terza spietata spettatrice dei fatti, delle azioni, dei pensieri dei personaggi, filtrati dalla sua personale visione degli eventi. Le vicende sono descritte con estrema disillusione e tagliente ironia, al limite della misantropia.
Sconsiglio la lettura alle ragazze che hanno già problemi di relazione con l'altro sesso...si potrebbe compromettere definitivamente ogni forma di comunicazione!
Consigliato a chi cerca un libro che provochi inquietudine, dolore e senso di ineluttabilità.
Questa era la mia espressione durante la lettura aura: