elena
aunt member
Un grande romanzo godibile a diversi livelli di lettura. Lo stile semplice di Grossman induce il lettore a seguire in primo luogo la narrazione di una storia personale che si snoda in un arco temporale di circa 30 anni: le vicende di una famiglia israeliana sono rivissute nei ricordi e descritte con gli occhi di Orah, la protagonista. Gli eventi vengono, di conseguenza, descritti in una prospettiva decisamente femminile: notevole è la capacità dell’autore di immedesimarsi nel modo di sentire di una donna, di descrivere la partecipazione emotiva e il grado di sensibilità di una madre, di rendere il senso di inadeguatezza e incapacità di comprensione del mondo maschile.
Il primo capitolo rappresenta una sorta di premessa per far meglio comprendere il rapporto di amore e amicizia che lega i tre personaggi principali: Orah, Avram e Ilan, sono tre sedicenni che si ritrovano in isolamento in un reparto di ospedale, mentre fuori imperversa la guerra. L’isolamento è una condizione particolare che, anche in una situazione di “malattia”, consente di creare un mondo fittizio e ideale, non turbato da vicissitudini esterne.
L’avvio della storia si realizza trent’anni dopo con una singolare scommessa di Orah: la donna si auto convince che non sarà in casa per tutto il periodo che il figlio presta il prolungamento del servizio militare, per una speciale missione, non ci sarà possibilità che gli ufficiali preposti possano comunicarle una brutta notizia e la mancata comunicazione rappresenta la rottura di uno schema prefissato e, di fatto, la non realizzazione dell’evento, che resta relegato nel mondo delle idee e non si traduce in realtà.
Inizia così il singolare viaggio di questa donna che, abbandonata dal marito (Ilan), decide di farsi accompagnare dall’amico di sempre, Avram: quest’ultimo è in realtà un’immagine riflessa di un uomo, un guscio vuoto che si trascina nella sua quotidianità senza alcun entusiasmo o interesse per la vita.
Semplicemente stupendo: voto 5/5
Il primo capitolo rappresenta una sorta di premessa per far meglio comprendere il rapporto di amore e amicizia che lega i tre personaggi principali: Orah, Avram e Ilan, sono tre sedicenni che si ritrovano in isolamento in un reparto di ospedale, mentre fuori imperversa la guerra. L’isolamento è una condizione particolare che, anche in una situazione di “malattia”, consente di creare un mondo fittizio e ideale, non turbato da vicissitudini esterne.
L’avvio della storia si realizza trent’anni dopo con una singolare scommessa di Orah: la donna si auto convince che non sarà in casa per tutto il periodo che il figlio presta il prolungamento del servizio militare, per una speciale missione, non ci sarà possibilità che gli ufficiali preposti possano comunicarle una brutta notizia e la mancata comunicazione rappresenta la rottura di uno schema prefissato e, di fatto, la non realizzazione dell’evento, che resta relegato nel mondo delle idee e non si traduce in realtà.
Inizia così il singolare viaggio di questa donna che, abbandonata dal marito (Ilan), decide di farsi accompagnare dall’amico di sempre, Avram: quest’ultimo è in realtà un’immagine riflessa di un uomo, un guscio vuoto che si trascina nella sua quotidianità senza alcun entusiasmo o interesse per la vita.
Semplicemente stupendo: voto 5/5