Quando un autore tiene veramente all'opera sulla quale lavora infonde in essa tutto il suo essere: il suo pensiero, la sua vita, le sue speranza e delusioni...
Swift teneva sicuramente a questo libro.
Se dinanzi ad occhi distratti, o quantomeno poco interessati, si para una storia nel complesso originale, fluida e divertente, al lettore che decide di dare piena fiducia al libro si svela una metafora del mondo come Swift lo concepiva, inserita in una cornice straordinaria. Tant'è l'avventura di Gulliver.
La mera trama quindi è già di per se bellissima; presenta avventure e risvolti, tanto da non risultare mai noiosa e ripetitiva.
Il personaggio è poi qualcosa di pulsante, cresce attraverso l'opera, lo si sente vivo, ad un certo punto non ci si stupirebbe di trovarselo davanti che vi saluta levandosi l'immancabile cappello ed eseguendo un profondo inchino. Ha dei modi particolarissimi, rispettosi e talvolta un pò pomposi, come d'altronde a quel tempo si usava, ma si rivela uomo di ingegno eclettico, conoscitore delle scienze nautiche e mediche, sempre preso dalla brama di conoscenza a modo del miglior modello illuminista. La stessa sete di conoscenza lo porta alla brama di avventura in un mondo sconosciuto, ma non è un desiderio chiassoso, al pari di coloro che semplicemente per noia alla vita urlano la loro rabbia con imprese eclatanti, in lui è puramente una necessità interna che va soddisfatta, e al pari del bere o del mangiare, con naturalezza ed in silenzio.
Lo stile di scrittura è leggero e scorrevole, i dialoghi reali, la sintassi precisa.
La parlantina è tipica del periodo di concepimento dell'opera e risulta molto piacevole.
A raccontarci la storia è lo stesso Gulliver.
La struttura è uguale per le quattro parti in cui è diviso il libro e comprende: l'arrivo del protagonista, il suo ambientamento, la descrizione dei costumi, dei modi, delle tradizioni del luogo in cui si trova, scorci della sua vita e infine l'addio alla terra.
Come si diceva all'inizio quindi Swift ricreò nell'opera ciò che vedeva attraverso i suoi occhi.
Suo malgrado egli vedeva una società abietta e vile e così, in un modo o nell'altro, ce la ripropone.
L'autore era maestro di satira e spesso si "assisterà" a situazioni paradossali e umoristiche(dove umoristiche ha significato diverso da comiche).
Gulliver ancora di più in queste è uomo tangibile, talvolta dice e pensa stupidaggini e ha i suoi difetti; egli ne è pienamente cosciente, è però presente in lui una forte volontà implicita di migliorarsi, certamente non per mostrare al mondo di qual essere ci debba compiacere, piuttosto per sottrarre a questi un miserabile.
Non va letto assolutamente tutto di un fiato perchè sarebbe pari al bere il miglior nettare quando non se ne ha più voglia.
Per me in sostanza un capolavoro.
Lucripeta dixit
Swift teneva sicuramente a questo libro.
Se dinanzi ad occhi distratti, o quantomeno poco interessati, si para una storia nel complesso originale, fluida e divertente, al lettore che decide di dare piena fiducia al libro si svela una metafora del mondo come Swift lo concepiva, inserita in una cornice straordinaria. Tant'è l'avventura di Gulliver.
La mera trama quindi è già di per se bellissima; presenta avventure e risvolti, tanto da non risultare mai noiosa e ripetitiva.
Il personaggio è poi qualcosa di pulsante, cresce attraverso l'opera, lo si sente vivo, ad un certo punto non ci si stupirebbe di trovarselo davanti che vi saluta levandosi l'immancabile cappello ed eseguendo un profondo inchino. Ha dei modi particolarissimi, rispettosi e talvolta un pò pomposi, come d'altronde a quel tempo si usava, ma si rivela uomo di ingegno eclettico, conoscitore delle scienze nautiche e mediche, sempre preso dalla brama di conoscenza a modo del miglior modello illuminista. La stessa sete di conoscenza lo porta alla brama di avventura in un mondo sconosciuto, ma non è un desiderio chiassoso, al pari di coloro che semplicemente per noia alla vita urlano la loro rabbia con imprese eclatanti, in lui è puramente una necessità interna che va soddisfatta, e al pari del bere o del mangiare, con naturalezza ed in silenzio.
Lo stile di scrittura è leggero e scorrevole, i dialoghi reali, la sintassi precisa.
La parlantina è tipica del periodo di concepimento dell'opera e risulta molto piacevole.
A raccontarci la storia è lo stesso Gulliver.
La struttura è uguale per le quattro parti in cui è diviso il libro e comprende: l'arrivo del protagonista, il suo ambientamento, la descrizione dei costumi, dei modi, delle tradizioni del luogo in cui si trova, scorci della sua vita e infine l'addio alla terra.
Come si diceva all'inizio quindi Swift ricreò nell'opera ciò che vedeva attraverso i suoi occhi.
Suo malgrado egli vedeva una società abietta e vile e così, in un modo o nell'altro, ce la ripropone.
L'autore era maestro di satira e spesso si "assisterà" a situazioni paradossali e umoristiche(dove umoristiche ha significato diverso da comiche).
Gulliver ancora di più in queste è uomo tangibile, talvolta dice e pensa stupidaggini e ha i suoi difetti; egli ne è pienamente cosciente, è però presente in lui una forte volontà implicita di migliorarsi, certamente non per mostrare al mondo di qual essere ci debba compiacere, piuttosto per sottrarre a questi un miserabile.
Non va letto assolutamente tutto di un fiato perchè sarebbe pari al bere il miglior nettare quando non se ne ha più voglia.
Per me in sostanza un capolavoro.
Lucripeta dixit