Schulz, Bruno - Le botteghe color cannella

elena

aunt member
Ho terminato oggi questo libro che raccoglie, oltre a “Le botteghe colo cannella”, tutti i racconti, i saggi e i disegni di Schulz.
E’ un’antologia molto singolare delle opere di questo autore, la cui prima forma di espressione artistica è stato il disegno. Sin dall’originaria stesura, l’autore ha voluto realizzare un connubio tra scrittura e pittura, per meglio esplicitare e definire i contenuti onirici, mitologici e fantasiosi della sua attività. E’ uno stile molto particolare, diverso da qualsiasi cosa abbia letto finora ma veramente affascinante e raffinato, di una bellezza e poeticità senza confronti …….. che, personalmente, sono riuscita ad apprezzare solo dopo aver superato l’iniziale difficoltà di non riuscire a seguire la narrazione. Ma l’errore è stato mio…….non è un testo “narrativo” nel senso comune del termine, non segue un filo logico per la descrizione di eventi e personaggi, ma è un libro in cui si supera ogni limite temporale e spaziale e dove la realtà è solo una piccola componente di un più grande disegno fatto di sogni e fantasie.


Il primo racconto, è stato definito dallo stesso autore di natura autobiografica “Non solo perché è scritto in prima persona e per il fatto che vi si possano intravedere certi avvenimenti e vicissitudini dell’infanzia dell’autore. Le botteghe color cannella sono autobiografia o piuttosto genealogia spirituale poiché rappresentato la genealogia spirituale sino alla profondità, dove si sconfina nella mitologia, dove si perde il delirio mitologico”. Figura centrale è il padre che viene rappresentato come una sorta di essere al di fuori di ogni legge razionale e fisica, che si diletta in studi su svariati argomenti aventi quasi sempre come oggetto la natura nelle sue diverse componenti e che si trasforma egli stesso in diverse specie di animali, anche dei più sgradevoli. Alcune descrizioni inducono spesso il lettore a considerare questa figura come un semplice pazzo colpito da violente allucinazioni; ma il piccolo Schulz lo vede sempre come un mito, quasi una sorta di demiurgo in grado non solo di affascinare e strabiliare i suoi uditori, ma anche di realizzare imprese che neanche la più fervida fantasia riesce ad immaginare.
Anche nel secondo racconto, Il sanatorio all’insegna della Clessidra, così come ne La cometa e nei frammenti di altri racconti, il surreale ha decisamente il sopravvento sul reale ma le descrizioni della natura, delle stagioni e anche di alcuni personaggi raggiungono dei livelli incredibili di poeticità, con alto valore introspettivo. Molte parti avrei voluto copiarle e tenerle come singole poesie.
Un’opera notevole che lascia veramente incantanti per il magnifico utilizzo di parole e frasi, come se fosse una bellissima melodia.
 

zolla

New member
Bene,vedo che gli estimatori di Schulz Bruno,non Charles,aumentano!
 

libridinosa

New member
Bruno Schulz

Salve, vorrei segnalare agli estimatori del grande Bruno Schulz, che hanno una certa dimestichezza con la lingua inglese, un importante contributo alla conoscenza dell'opera di Schulz: THE REGIONS OF THE GREAT HERESY, di Jerzy Ficowsky. Ficowsky è per Schulz ciò che Max Brod è stato per Kafka: pur non essendo suo amico né conoscente diretto, ma spinto unicamente dall'amore e dalla gratitudine per l'opera di Schulz, ha recensito e messo in luce quanto di Bruno è riuscito a giungere a noi, con sensibilità e devozione. Saluti a tutti e grazie...
 
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bouvard

Well-known member
Non conoscevo Bruno Schulz perciò prima di iniziare a leggere questo libro ho voluto sapere qualcosa della sua vita.

Schulz di origine ebraica allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale – nonostante le pressioni degli amici che gli avevano procurato documenti falsi e denaro per rifugiarsi all’estero – preferì rimanere nella sua piccola Drohobycz in Galizia. Lui uomo timidissimo, schivo, al limite della misantropia pensava di essere al sicuro grazie alla protezione di un membro della Gestapo, un falegname con aspirazione di mecenate di nome Landau. Ma il 19 novembre 1942 mentre rincasava con la sua razione di pane Schulz venne fermato da un gruppo di SS guidate da un certo Gunther. Tra Landau e Gunther non correva buon sangue poiché Landau poco tempo prima aveva fatto uccidere un protetto di Gunther. E così Gunther pensò bene di pareggiare i conti con Landau uccidendo Schulz. Questa morte insensata, per la quale non esistono parole di giustificazione, colse lo scrittore a soli 50 anni.

Parliamo spesso delle tante vite che a causa del nazismo sono state troncate prima ancora di essersi potute esprimere e di come il mondo abbia perso un’intera generazione di scienziati, scrittori o artisti. Non sappiamo quante di quelle vittime avrebbero potuto fare qualcosa di importante o di bello per l’umanità perciò non riusciamo neppure a quantificare quanto abbiamo perso. Ma per alcuni di loro - come Schulz, ma anche Anna Frank - abbiamo una percezione più netta della “perdita” perché hanno fatto in tempo a lasciarci una traccia delle loro capacità.

Le botteghe color cannella è una raccolta di 15 racconti. I primi devo dire mi hanno spiazzata e talvolta sono stata costretta a rileggermi alcuni passaggi, perché non ero preparata alla scrittura di Schulz. Se dovessi definirla con un aggettivo direi sicuramente eccessiva. Non è un caso che abbia scritto “se dovessi definirla con un aggettivo” perché la scrittura di Schulz (almeno in questi racconti) è il trionfo, l’apoteosi degli aggettivi. Spesso quando leggo un libro mi capita di associarlo ad un’immagine, o ad un ricordo. Non sempre è un’associazione legata al suo contenuto, ma quanto piuttosto dettata dall’istinto o da una sensazione. Ecco la scrittura di Schulz mi ha fatto pensare subito ad una foresta vergine, una di quelle foreste rigogliose, intricate in cui tutto è più grande, più colorato e più appariscente del normale, quasi appunto eccessivo. Un po’ come gli aggettivi di questi racconti che all’inizio mi hanno disorientata e scombussolata per la loro quantità, salvo poi capire che erano il modo più efficace con cui Schulz potesse comunicare la sua dirompente fantasia. Così quest’uomo di scarse parole nella vita per una sorta di legge del contrappasso nei suoi racconti travolge il lettore con la ridondanza dei suoi aggettivi.

Se non li amate non leggete questi racconti, ma sappiate che vi perdete molto. Rinuncerete a conoscere il vecchio Jacub che si perde per giorni interi nei meandri di scaffali e stanze dimenticate, che si ripiega sempre più su se stesso fino a sembrare uno scarafaggio…
 
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