Dalla quarta di copertina:
Karen Blixen, che diceva di se stessa «io sono una cantastorie e nient’altro che una cantastorie», era anche una trascinante conversatrice: ne sono prova questi saggi – o piuttosto divagazioni – spesso scritti per essere letti davanti a una platea, visibile o invisibile, nel corso di conferenze e trasmissioni radiofoniche. Passiamo dall’Africa alla Berlino nazista, descritta in un memorabile reportage (prima e unica esperienza giornalistica della Blixen, interrotta dall’invasione tedesca della Danimarca), o dall’ornitologia ai motti, tema, quest’ultimo, ricchissimo per un essere così naturalmente fedele a una visione aristocratica del mondo. E ogni volta è come se la Blixen estraesse da un cassetto, adagio e con delicatezza, un dagherrotipo e, prendendo spunto da quell’immagine che pochi saprebbero far parlare, ci trasmettesse qualcosa di prezioso appreso un giorno – qualcosa che ora, come un vecchio marinaio, vuole far giungere a noi. I dieci saggi che qui presentiamo coprono un arco cronologico che va dal 1938 al 1959.
Molto interessante questa raccolta di saggi scritti per delle riviste o letti alla radio o testi per delle conferenze della grande scrittrice danese che rivelano una personalità umana ed intellettuale tra le più affascinanti e carismatiche della storia letteraria di tutti i tempi. La Blixen emerge in tutta la sua modernità nell'approccio verso l'Africa ma anche nei confronti con la natura e con le posizioni scientifiche in genere, come ad esempio nel "dagherrotipo" sulla vivisezione. Alla fine un saggio di Hannah Arendt.
Cosa volere di più?!
Karen Blixen, che diceva di se stessa «io sono una cantastorie e nient’altro che una cantastorie», era anche una trascinante conversatrice: ne sono prova questi saggi – o piuttosto divagazioni – spesso scritti per essere letti davanti a una platea, visibile o invisibile, nel corso di conferenze e trasmissioni radiofoniche. Passiamo dall’Africa alla Berlino nazista, descritta in un memorabile reportage (prima e unica esperienza giornalistica della Blixen, interrotta dall’invasione tedesca della Danimarca), o dall’ornitologia ai motti, tema, quest’ultimo, ricchissimo per un essere così naturalmente fedele a una visione aristocratica del mondo. E ogni volta è come se la Blixen estraesse da un cassetto, adagio e con delicatezza, un dagherrotipo e, prendendo spunto da quell’immagine che pochi saprebbero far parlare, ci trasmettesse qualcosa di prezioso appreso un giorno – qualcosa che ora, come un vecchio marinaio, vuole far giungere a noi. I dieci saggi che qui presentiamo coprono un arco cronologico che va dal 1938 al 1959.
Molto interessante questa raccolta di saggi scritti per delle riviste o letti alla radio o testi per delle conferenze della grande scrittrice danese che rivelano una personalità umana ed intellettuale tra le più affascinanti e carismatiche della storia letteraria di tutti i tempi. La Blixen emerge in tutta la sua modernità nell'approccio verso l'Africa ma anche nei confronti con la natura e con le posizioni scientifiche in genere, come ad esempio nel "dagherrotipo" sulla vivisezione. Alla fine un saggio di Hannah Arendt.
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