serra
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RIASSUNTO:
Rigoni Stern, sergente degli alpini (divisione “Tridentina”), scrive in prima persona i ricordi della sua partecipazione alla spedizione di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, prima nelle trincee sul fiume Don (I parte, “Il caposaldo”), poi nella ritirata verso la salvezza e l’Italia (II parte, “La sacca”).
La vita in trincea scorre relativamente tranquilla, la divisione cui appartiene Rigoni viene poco impegnata in combattimenti. Gli alpini si organizzano, lavorano sodo, riescono a crearsi un ambiente quasi confortevole, hanno stufette per scaldarsi, pentole per bollire la polenta.
Rigoni e’ un soldato, fa il suo dovere ma non ama la guerra. E’ un uomo di montagna, fa trascorrere il tempo osservando i cambiamenti nella natura, spiando le impronte degli animali sulla neve, se puo’ non spara, non gli piace uccidere inutilmente.
Questo finche’ non giunge, improvviso, inaspettato, l’ordine di ritirarsi. Inizia un lungo, faticoso e sempre piu’ drammatico cammino per ricongiungersi con quello che resta dell’esercito italiano e tedesco. Le condizioni sono terribili, pieno inverno, a piedi con le scarpe che ben presto si sfasciano, la strada e’ continuamente sbarrata dai nemici e occorre combattere in continuazione. A poco a poco l’immagine di un esercito in ripiegamento ordinato si trasforma in quella di una lunga colonna dolente di sbandati e disperati, i viveri mancano completamente e le munizioni scarseggiano. Rigoni Stern cerca di non perdere il contatto con i soldati del suo gruppo, l’amicizia, la solidarieta’ gli danno la forza per andare avanti. Dopo l’ultimo, sanguinosissimo, combattimento si ritrova solo, la divisione Tridentina e’ stata decimata. Non ne puo’ piu’, (“Piu’ niente mi faceva impressione; piu’ niente mi commoveva. Ero arido come un sasso”), vaga guidato da un istinto primordiale, non perde mai pero’ la sua dignita’ e umanita’; trova finalmente conforto in un’isba (abitazione dei contadini russi) abitata da gente giovane e semplice. Qui, ascoltando una ragazza cantare accanto a un bambino nella culla, ritrova la fiducia nella vita
RECENSIONE:
Grande romanzo storico che descrive la cruda e amara realtà bellica, mettendone in risalto gli inutili sacrifigi umani, ma anche scene di commovente solidarietà e umanità. E' inoltre presente un ingente numero di descrizioni dettagliate di ogni particolare, seppur macabro, che ha a che fare con la guerra e le stragi dei combattimenti. Le vicende sono vissute in prima persona e sono focalizzate, nella maggior parte dei casi, sullo stato d'animo del protagonista.
voto
3.5/5
Rigoni Stern, sergente degli alpini (divisione “Tridentina”), scrive in prima persona i ricordi della sua partecipazione alla spedizione di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, prima nelle trincee sul fiume Don (I parte, “Il caposaldo”), poi nella ritirata verso la salvezza e l’Italia (II parte, “La sacca”).
La vita in trincea scorre relativamente tranquilla, la divisione cui appartiene Rigoni viene poco impegnata in combattimenti. Gli alpini si organizzano, lavorano sodo, riescono a crearsi un ambiente quasi confortevole, hanno stufette per scaldarsi, pentole per bollire la polenta.
Rigoni e’ un soldato, fa il suo dovere ma non ama la guerra. E’ un uomo di montagna, fa trascorrere il tempo osservando i cambiamenti nella natura, spiando le impronte degli animali sulla neve, se puo’ non spara, non gli piace uccidere inutilmente.
Questo finche’ non giunge, improvviso, inaspettato, l’ordine di ritirarsi. Inizia un lungo, faticoso e sempre piu’ drammatico cammino per ricongiungersi con quello che resta dell’esercito italiano e tedesco. Le condizioni sono terribili, pieno inverno, a piedi con le scarpe che ben presto si sfasciano, la strada e’ continuamente sbarrata dai nemici e occorre combattere in continuazione. A poco a poco l’immagine di un esercito in ripiegamento ordinato si trasforma in quella di una lunga colonna dolente di sbandati e disperati, i viveri mancano completamente e le munizioni scarseggiano. Rigoni Stern cerca di non perdere il contatto con i soldati del suo gruppo, l’amicizia, la solidarieta’ gli danno la forza per andare avanti. Dopo l’ultimo, sanguinosissimo, combattimento si ritrova solo, la divisione Tridentina e’ stata decimata. Non ne puo’ piu’, (“Piu’ niente mi faceva impressione; piu’ niente mi commoveva. Ero arido come un sasso”), vaga guidato da un istinto primordiale, non perde mai pero’ la sua dignita’ e umanita’; trova finalmente conforto in un’isba (abitazione dei contadini russi) abitata da gente giovane e semplice. Qui, ascoltando una ragazza cantare accanto a un bambino nella culla, ritrova la fiducia nella vita
RECENSIONE:
Grande romanzo storico che descrive la cruda e amara realtà bellica, mettendone in risalto gli inutili sacrifigi umani, ma anche scene di commovente solidarietà e umanità. E' inoltre presente un ingente numero di descrizioni dettagliate di ogni particolare, seppur macabro, che ha a che fare con la guerra e le stragi dei combattimenti. Le vicende sono vissute in prima persona e sono focalizzate, nella maggior parte dei casi, sullo stato d'animo del protagonista.
voto
3.5/5