Chi conosce l’ora della propria morte ha già iniziato a morire.
È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d’epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte; donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Finora nessuna chiamata ha mai riguardato una situazione di vero pericolo. Finora, appunto. Mentre guarda le ultime notizie in TV, Jules riceve una strana telefonata: all’altro capo della linea c’è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l’ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte. E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c’è un serial killer in libertà, noto come “il killer del calendario” per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra, un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto, e chi il topo?
Dall’autore di thriller più amato della Germania, uno spaventoso viaggio nel cuore dell’oscurità più profonda, fatto di pagine tesissime cosparse di trappole e trabocchetti. Il lettore è avvisato: mantenere i nervi saldi sarà difficile.
Ecco… questo libro è davvero, davvero strano. Non posso dire né che mi sia piaciuto, né che non mi sia piaciuto. Fitzek è noto per la sua bravura nei thriller psicologici e spesso viene tacciato di troppo irrealismo nelle sue trame… beh, in questo caso mi sento di dire che è così. Nonostante la dovizia di particolari con cui le scene, i comportamenti, le sensazioni dei personaggi ci vengono descritte, lo sviluppo della storia è troppo inverosimile… troppo davvero, anche per me che di solito passo sopra a tante sottigliezze e incongruenze. Tuttavia… tuttavia questo libro parla di violenza contro le donne e lo fa, anche qui, in un modo sì strano, ma forse efficace… per quanto possa esserlo un libro. Sono del parere che, specie su certi argomenti, vale il "purché se ne parli", quindi se serve ad affrontare il problema, a far reagire anche solo una donna imprigionata in una relazione tossica, per me va bene… passerò sopra anche ai colpi di scena che stravolgono completamente il filo logico della storia, passerò sopra all'impossibilità di certe svolte narrative… purché si parli di questo problema, purché qualcuno si salvi.
È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d’epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte; donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Finora nessuna chiamata ha mai riguardato una situazione di vero pericolo. Finora, appunto. Mentre guarda le ultime notizie in TV, Jules riceve una strana telefonata: all’altro capo della linea c’è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l’ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte. E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c’è un serial killer in libertà, noto come “il killer del calendario” per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra, un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto, e chi il topo?
Dall’autore di thriller più amato della Germania, uno spaventoso viaggio nel cuore dell’oscurità più profonda, fatto di pagine tesissime cosparse di trappole e trabocchetti. Il lettore è avvisato: mantenere i nervi saldi sarà difficile.
Ecco… questo libro è davvero, davvero strano. Non posso dire né che mi sia piaciuto, né che non mi sia piaciuto. Fitzek è noto per la sua bravura nei thriller psicologici e spesso viene tacciato di troppo irrealismo nelle sue trame… beh, in questo caso mi sento di dire che è così. Nonostante la dovizia di particolari con cui le scene, i comportamenti, le sensazioni dei personaggi ci vengono descritte, lo sviluppo della storia è troppo inverosimile… troppo davvero, anche per me che di solito passo sopra a tante sottigliezze e incongruenze. Tuttavia… tuttavia questo libro parla di violenza contro le donne e lo fa, anche qui, in un modo sì strano, ma forse efficace… per quanto possa esserlo un libro. Sono del parere che, specie su certi argomenti, vale il "purché se ne parli", quindi se serve ad affrontare il problema, a far reagire anche solo una donna imprigionata in una relazione tossica, per me va bene… passerò sopra anche ai colpi di scena che stravolgono completamente il filo logico della storia, passerò sopra all'impossibilità di certe svolte narrative… purché si parli di questo problema, purché qualcuno si salvi.