qweedy
Well-known member
"Come smascherare coloro che esercitano il potere nell’ombra? Come vendicarsi di chi ti ha inferto le ferite più sanguinose e umilianti? Ritroviamo in questo nuovo romanzo Melchor Marín, il poliziotto appassionato di libri protagonista di Terra Alta. Ad alcuni anni di distanza dalla morte dell’amatissima moglie Olga, torna insieme alla figlia Cosette nella sua Barcellona, dove dovrà affrontare l’indagine più spinosa e difficile: qualcuno infatti tiene sotto ricatto la sindaca della città, utilizzando un video hard che risale a molto tempo prima. Ancora segnato dal profondo dolore per non aver trovato gli assassini di sua madre, ma sempre guidato dalla sua rigorosa integrità morale, Melchor dovrà capire se il ricatto faccia parte di un progetto più articolato di destabilizzazione politica. E questo lo costringerà a entrare nelle stanze del potere, dove regnano il cinismo, l’ambizione sfrenata e la corruzione. Javier Cercas racconta il nostro presente attraverso un giallo teso, avvincente, popolato da personaggi emblematici, delineando un ritratto spietato delle élite politico-economiche che governano il mondo. E soprattutto porta a una sorprendente conclusione la vicenda personale di un uomo giusto, che senza volerlo si è conquistato la fama di eroe, e che cerca di ristabilire una giustizia forse impossibile, muovendosi lungo il crinale sottile tra legge e vendetta."
E' il seguito di Terra Alta.
Il protagonista Melchor Marín è figlio di due patrie, Barcellona e la Terra Alta, una condizione che in qualche modo corrisponde alla biografia dell'autore, l’Estremadura da una parte e Barcellona dall’altra.
Romanzo avvincente, scritto bene (traduzione di Bruno Arpaia), intreccia la parte gialla con la parte politica/sociologica.
Curioso il ripetuto menzionare il libro Terra Alta, che comunque Melchor Marìn sostiene di non aver letto e sostiene pure che le sue vicende lì narrate sono inventate. Ogni libro parla di altri libri come in un immenso ed eterno gioco di specchi e, come sostiene alla fine Melchor Marìn: “…i romanzi non servono a niente, tranne che a salvare vite.”
Javier Cercas:
“Indipendenza è la storia di un uomo che si chiama Ricky Ramirez, che umanamente è esattamente il contrario di Melchor Marín; un uomo che va alla ricerca dell’indipendenza personale, individuale, ed economica, ma lo fa in modo sbagliato, ossia cercando di frequentare il ceto dirigente. E che cosa fa, con lui, questa élite? Esattamente quello che fanno tutte le élite economiche: lo usa e poi se ne libera, perché in realtà lo disprezza. Indipendenza non è un romanzo politico, ma ha una lettura politica. Il mio romanzo è un ritratto duro del ceto dirigente di Barcellona, ma questa élite non è un’eccezione, ne esistono dappertutto uguali. Indipendenza è pieno di furia contro la tirannia: la democrazia e la letteratura sono i migliori strumenti che abbiamo a disposizione per lottare contro la tirannia”.
E' il seguito di Terra Alta.
Il protagonista Melchor Marín è figlio di due patrie, Barcellona e la Terra Alta, una condizione che in qualche modo corrisponde alla biografia dell'autore, l’Estremadura da una parte e Barcellona dall’altra.
Romanzo avvincente, scritto bene (traduzione di Bruno Arpaia), intreccia la parte gialla con la parte politica/sociologica.
Curioso il ripetuto menzionare il libro Terra Alta, che comunque Melchor Marìn sostiene di non aver letto e sostiene pure che le sue vicende lì narrate sono inventate. Ogni libro parla di altri libri come in un immenso ed eterno gioco di specchi e, come sostiene alla fine Melchor Marìn: “…i romanzi non servono a niente, tranne che a salvare vite.”
Javier Cercas:
“Indipendenza è la storia di un uomo che si chiama Ricky Ramirez, che umanamente è esattamente il contrario di Melchor Marín; un uomo che va alla ricerca dell’indipendenza personale, individuale, ed economica, ma lo fa in modo sbagliato, ossia cercando di frequentare il ceto dirigente. E che cosa fa, con lui, questa élite? Esattamente quello che fanno tutte le élite economiche: lo usa e poi se ne libera, perché in realtà lo disprezza. Indipendenza non è un romanzo politico, ma ha una lettura politica. Il mio romanzo è un ritratto duro del ceto dirigente di Barcellona, ma questa élite non è un’eccezione, ne esistono dappertutto uguali. Indipendenza è pieno di furia contro la tirannia: la democrazia e la letteratura sono i migliori strumenti che abbiamo a disposizione per lottare contro la tirannia”.