Tuti, Ilaria - Risplendo non brucio

Meri

Viôt di viodi
Siamo a Trieste verso la fine del secondo conflitto. Ada è un medico che indaga, sorvegliata dai nazzisti, sullo stupro di un'amica. Il padre Johann di origini ebraiche, anche lui medico, è prigioniero nel castello di Kransberg dove indaga, su richiesta del Fuhrer, sul presunto suicidio di un tenente tedesco.

Un libro crudo a tratti doloroso che dà l'idea del terrore vissuto da tutti in quegli anni.
 

qweedy

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Lo sto leggendo ora, sono a metà, credo sia il miglior libro letto quest'anno.

Conosco gli altri romanzi di Ilaria Tuti, ma questo mi ha sorpreso per l'argomento e l'ambientazione, e sinceramente mi sembra eccellente.
 

qweedy

Well-known member
Ecco, credo che questo sia il libro migliore letto quest'anno!

Il romanzo si apre a Dachau, nel 1944, con un prigioniero senza nome che viene incaricato di dare risposte al Führer sulla morte di un soldato. Sapremo poi che è il professor Johann Adami. A capitoli alterni seguiamo la figlia Ada, a Trieste, anche lei indaga su alcune aggressioni brutali contro giovani donne. In entrambi i luoghi la neve è macchiata dal rosso del sangue, mentre dal cielo si spande una cenere che deriva dai corpi bruciati, che penetra nel naso e nella bocca, mescolando i morti ai vivi.

L'ambientazione storica è predominante, dal campo di concentramento di Dachau al castello di Kransberg dove Hitler passa le giornate in un bunker, mentre Ada si muove nella Risiera di San Sabba, l’unico campo di concentramento in Italia dotato di forno crematorio, dove la cenere si confonde con la neve.
Ma ci sono anche due casi criminali da risolvere, e il ritmo della trama è sempre altissimo, tiene avvinti.
E' un romanzo complesso, duro, non mancano le foibe, i partigiani titini, il coraggio delle donne, i messaggi nascosti nei ricami dei prigionieri inglesi, e finisce con il processo di Norimberga.
Straordinari e di grande spessore morale i due protagonisti, il professor Adami e la figlia Ada. Un padre e una figlia che sfidano le atrocità del loro tempo e lottano per restare umani.

Ilaria Tuti Indaga il male, motore di tutte le storie, che può trasformare l’uomo in bestia. Oppure farlo risplendere, anche in mezzo alle macerie e alla distruzione. Fino a che punto siamo disposti a spingerci per difendere i nostri valori o per rimanere vivi? Uno dei personaggi chiede a Johann cosa sia stato costretto a fare per sopravvivere al lager.

Consigliatissimo, è davvero eccellente!

Luceo non uro
 
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MonicaSo

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Mi è piaciuto moltissimo per l'ambientazione. Ho visitato la Risiera di San Sabba l'anno scorso e ne ero rimasta molto colpita...(ma chi lo sapeva che anche a Trieste c'era un forno crematorio?) Ritrovare questa realtà crudele nel libro della Tuti mi ha risvegliato ricordi raccapriccianti ed emozioni forti...
Ho letto i due casi da risolvere un po' come un contorno, necessario per lo sviluppo di una storia ma non primario per la comprensione dei messaggi sottintesi.
Verso la fine, i passaggi sui titini e le foibe, forse si potevano evitare: aggiungere tanta altra carne su un fuoco già così pieno mi è sembrato eccessivo...
Libro molto bello, il primo che leggo della Tuti, da 4 stelle
 
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