Abel Bac, poliziotto parigino solitario e burbero, si è appena risvegliato da un incubo quando un rumore strano, proveniente dal pianerottolo, lo mette in allerta. Un raschiare sul legno, o forse qualcuno che armeggia con la serratura. Quando spalanca la porta, pronto a cogliere in fallo l’improvvido malvivente, a cadergli addosso è invece la vicina del piano di sotto, Elsa, un turbine di capelli biondi, occhi stuporosi e odore di gin. Dopo averla riaccompagnata nel suo appartamento, tuttavia, Abel non riesce più a dormire. Esce nella notte parigina, a piedi, da solo: ormai è diventata un’abitudine. Da quando è stato sospeso, la sua vita si è ridotta alle passeggiate notturne e alla sua collezione di orchidee, quasi un centinaio, che cura quotidianamente e con attenzione maniacale.
Ma l’incontro con Elsa non è l’unica bizzarria venuta a sconvolgere la solitaria routine di Bac. La collega Camille, preoccupata per l’assenza di sue notizie, decide che è venuto il momento di rintracciarlo, all’insaputa dei superiori. Accadono cose strane a Parigi, in quei giorni: un giornale a cui Bac non si è mai abbonato viene recapitato davanti alla sua porta; un misterioso cavallo è stato fatto entrare – incredibilmente – al Beaubourg; i crimini più singolari si rincorrono per musei e gallerie della città e sembrano – tutti – avere un legame con il suo passato. Un passato traumatico, che a lungo Bac ha tentato di ricacciare nelle tenebre. Sul punto di impazzire, il poliziotto si trova allora costretto a indagare in una città notturna e metafisica, multiculturale ed eccentrica: un’indagine al buio, in cui sarà affiancato – che gli piaccia o meno – da Elsa e Camille. Un’indagine che lo condurrà inesorabilmente verso un’anonima artista internazionale che infiamma le folle e il mondo dell’arte con performance scioccanti.
Con Artifici, Claire Berest ci regala un noir sofisticato e misterioso, un romanzo in cui l’arte contemporanea e le sue stravaganze sono un pretesto per scandagliare i misteri dell’animo umano: una splendida conferma del suo talento letterario.
Trovo che Claire Berest sia un'autrice bravissima, ancorché troppo poco conosciuta. Il suo stile è incisivo, i suoi libri si ricordano, foss'anche solo per qualche dettaglio, per l'ambientazione, per un identikit dei personaggi tale da farceli immaginare. Inoltre hanno sempre degli elementi che li accomunano: innanzitutto l'arte usata come forma di espressione, denuncia, evasione, e poi quella sottile – ma impossibile da ignorare – vena nera. Qui, che ci sia più che qualcosa di sospetto lo intuiamo subito… eppure non arriveremo a capire quanto fuori dall'ordinario si spinga la situazione di cui leggiamo finché non saremo giunti allo sconvolgente finale. Un libro sfaccettato, intrigante, allucinato. Consigliato, come tutti quelli della Berest che ho letto finora.
Ma l’incontro con Elsa non è l’unica bizzarria venuta a sconvolgere la solitaria routine di Bac. La collega Camille, preoccupata per l’assenza di sue notizie, decide che è venuto il momento di rintracciarlo, all’insaputa dei superiori. Accadono cose strane a Parigi, in quei giorni: un giornale a cui Bac non si è mai abbonato viene recapitato davanti alla sua porta; un misterioso cavallo è stato fatto entrare – incredibilmente – al Beaubourg; i crimini più singolari si rincorrono per musei e gallerie della città e sembrano – tutti – avere un legame con il suo passato. Un passato traumatico, che a lungo Bac ha tentato di ricacciare nelle tenebre. Sul punto di impazzire, il poliziotto si trova allora costretto a indagare in una città notturna e metafisica, multiculturale ed eccentrica: un’indagine al buio, in cui sarà affiancato – che gli piaccia o meno – da Elsa e Camille. Un’indagine che lo condurrà inesorabilmente verso un’anonima artista internazionale che infiamma le folle e il mondo dell’arte con performance scioccanti.
Con Artifici, Claire Berest ci regala un noir sofisticato e misterioso, un romanzo in cui l’arte contemporanea e le sue stravaganze sono un pretesto per scandagliare i misteri dell’animo umano: una splendida conferma del suo talento letterario.
Trovo che Claire Berest sia un'autrice bravissima, ancorché troppo poco conosciuta. Il suo stile è incisivo, i suoi libri si ricordano, foss'anche solo per qualche dettaglio, per l'ambientazione, per un identikit dei personaggi tale da farceli immaginare. Inoltre hanno sempre degli elementi che li accomunano: innanzitutto l'arte usata come forma di espressione, denuncia, evasione, e poi quella sottile – ma impossibile da ignorare – vena nera. Qui, che ci sia più che qualcosa di sospetto lo intuiamo subito… eppure non arriveremo a capire quanto fuori dall'ordinario si spinga la situazione di cui leggiamo finché non saremo giunti allo sconvolgente finale. Un libro sfaccettato, intrigante, allucinato. Consigliato, come tutti quelli della Berest che ho letto finora.