È ottobre, e mentre un violento ed improvviso scroscio di pioggia bagna Roma in un sabato mattina di autunno pieno, io scrivo di un libro che sa tanto di Sud ed è una promessa d'estate… la cosa ha un ce di nostalgico, no? Estate, sì, però solo nel guscio, nell'ambientazione, nei profumi e nei sapori… estate che con la sua bellezza, mette in risalto quanto di brutto accade nel mondo, giacché, ahinoi, crimine e malaffare non hanno stagione.
Parte della serie "Le indagini di Iachino Bavetta", "Edizione straordinaria" è ambientato a Palermo… e si sente: si sente nell'ironia tutta particolare che condisce ogni dialogo, ogni comportamento, ogni riflessione e che diventa un modo tutto siciliano di affrontare le situazioni, anche quelle molto brutte. E di accadimenti spinosi ce ne sono svariati, nel particolare giorno in cui si apre questa storia: tanto per cominciare, i due giornalisti Iachino Bavetta e Gerlando Guarrasi sono molto tesi. Panebianco – potente boss appena uscito di prigione e che pare intenzionato a cambiar vita – ha deciso di concedere un'intervista esclusiva ad Ulapino, il loro giornale satirico,. Mentre, in preda ai dubbi e agli interrogativi sulla direzione che prenderà l'intervista, Bavetta sta comprando la colazione per lui ed il collega, qualcuno decide di rubargli la macchina a cui tiene tanto… sarebbe il degno colpo di grazia per una giornata già campale, se non fosse che ben due notizie di cronaca contribuiscono ad aumentare ulteriormente la tensione e funestano definitivamente l'umore dei due giornalisti: un rapimento illustre e uno stupro.
Gli ingredienti e gli spunti per una miscela esplosiva ci sono tutti e Dario La Rosa riesce a non lasciare indietro nulla, a dare ad ogni aspetto delle vicende descritte il giusto rilievo e il giusto patos, toccando corde profonde con una sensibilità non di facciata, talvolta accorata e talaltra sanguigna, a seconda che il punto di vista sia quello dell'imperfetto ma autentico Iachino, dell'integerrimo Gerlando o dell'acuta e materna Carmela (insegnante e moglie di Iachino). Il tutto, però, è inframmezzato da battute pungenti fra i due giornalisti, sprazzi di tenerezza famigliare, assaggi di buona cucina sicula e situazioni che divertono e fanno sorridere. Così La Rosa crea sapientemente quell'equilibrio – che quando riesce come in questo caso è magico – necessario per stemperare l'amarezza ed arrivare dritto al cuore dei problemi. E già, perché certe storie indigeste bisogna pure saperle raccontare, altrimenti questo lettore di oggi, pigro e schizzinoso per le cose sbagliate (parere mio, s'intende), non li legge i libri "troppo pesanti", "troppo neri", "troppo veri"… e allora noi raccontiamogliele così, le cose su cui devono riflettere, come se stessimo raccontandole ad un amico davanti ad un caffè, col sorriso a mezza bocca a mascherare il cuore pesante per l'assurdità di questo mondo contorto. E poi si sa – ce lo raccontano decenni di satira e comicità intelligente – che le riflessioni più consapevoli scaturiscono proprio da una risata che, con leggerezza, getta il seme del dubbio, apre altre prospettive, induce a chiedersi, ad approfondire. E poi in queste pagine troviamo valori importanti quali l'amicizia, la famiglia, l'impegno sociale, l'integrità, la legalità… tanto, insomma, su cui riflettere. E d'altronde La Rosa è – come i suoi personaggi – un giornalista, i problemi della sua terra e della nostra società li conosce ed ha gli strumenti per raccontarli.
Ma per meglio farvi entrare nel mood del libro, concludo questo commento facendo mia la ricetta di Paola Ardizzone di "Vivechilegge" (che trovate in quarta di copertina), che a proposito dei gialli con Bavetta e Guarrasi scrive:" Prendete un po' del vostro tempo, non tanto, ma che sia di buona qualità. Stendetelo in uno stampo a piacere, il più comodo. Montate a neve una storia poliziesca e, a parte, amalgamate vittima, colpevoli, innocenti, forze dell'ordine, gli onesti e i corrotti. Attenzione, questi due ultimi ingredienti spesso vanno setacciati. Se serve, aggiungete qualche altro grammo di mistero, darà più corpo all'impasto. Un velo di romanticismo, un pizzico di humor nero, qualche goccia d'emozione, perle di saggezza q.b.
Arriminate il tutto e versate il composto nello stampo già imburrato dai personaggi ricorrenti. Dopo aver impostato la temperatura, la cottura è a piacere. Una ricetta fatta in casa e sempre ben riuscita, farcita con passione, gustosa e saporita, si divora e lascia una piacevole sensazione di sazietà".
Parte della serie "Le indagini di Iachino Bavetta", "Edizione straordinaria" è ambientato a Palermo… e si sente: si sente nell'ironia tutta particolare che condisce ogni dialogo, ogni comportamento, ogni riflessione e che diventa un modo tutto siciliano di affrontare le situazioni, anche quelle molto brutte. E di accadimenti spinosi ce ne sono svariati, nel particolare giorno in cui si apre questa storia: tanto per cominciare, i due giornalisti Iachino Bavetta e Gerlando Guarrasi sono molto tesi. Panebianco – potente boss appena uscito di prigione e che pare intenzionato a cambiar vita – ha deciso di concedere un'intervista esclusiva ad Ulapino, il loro giornale satirico,. Mentre, in preda ai dubbi e agli interrogativi sulla direzione che prenderà l'intervista, Bavetta sta comprando la colazione per lui ed il collega, qualcuno decide di rubargli la macchina a cui tiene tanto… sarebbe il degno colpo di grazia per una giornata già campale, se non fosse che ben due notizie di cronaca contribuiscono ad aumentare ulteriormente la tensione e funestano definitivamente l'umore dei due giornalisti: un rapimento illustre e uno stupro.
Gli ingredienti e gli spunti per una miscela esplosiva ci sono tutti e Dario La Rosa riesce a non lasciare indietro nulla, a dare ad ogni aspetto delle vicende descritte il giusto rilievo e il giusto patos, toccando corde profonde con una sensibilità non di facciata, talvolta accorata e talaltra sanguigna, a seconda che il punto di vista sia quello dell'imperfetto ma autentico Iachino, dell'integerrimo Gerlando o dell'acuta e materna Carmela (insegnante e moglie di Iachino). Il tutto, però, è inframmezzato da battute pungenti fra i due giornalisti, sprazzi di tenerezza famigliare, assaggi di buona cucina sicula e situazioni che divertono e fanno sorridere. Così La Rosa crea sapientemente quell'equilibrio – che quando riesce come in questo caso è magico – necessario per stemperare l'amarezza ed arrivare dritto al cuore dei problemi. E già, perché certe storie indigeste bisogna pure saperle raccontare, altrimenti questo lettore di oggi, pigro e schizzinoso per le cose sbagliate (parere mio, s'intende), non li legge i libri "troppo pesanti", "troppo neri", "troppo veri"… e allora noi raccontiamogliele così, le cose su cui devono riflettere, come se stessimo raccontandole ad un amico davanti ad un caffè, col sorriso a mezza bocca a mascherare il cuore pesante per l'assurdità di questo mondo contorto. E poi si sa – ce lo raccontano decenni di satira e comicità intelligente – che le riflessioni più consapevoli scaturiscono proprio da una risata che, con leggerezza, getta il seme del dubbio, apre altre prospettive, induce a chiedersi, ad approfondire. E poi in queste pagine troviamo valori importanti quali l'amicizia, la famiglia, l'impegno sociale, l'integrità, la legalità… tanto, insomma, su cui riflettere. E d'altronde La Rosa è – come i suoi personaggi – un giornalista, i problemi della sua terra e della nostra società li conosce ed ha gli strumenti per raccontarli.
Ma per meglio farvi entrare nel mood del libro, concludo questo commento facendo mia la ricetta di Paola Ardizzone di "Vivechilegge" (che trovate in quarta di copertina), che a proposito dei gialli con Bavetta e Guarrasi scrive:" Prendete un po' del vostro tempo, non tanto, ma che sia di buona qualità. Stendetelo in uno stampo a piacere, il più comodo. Montate a neve una storia poliziesca e, a parte, amalgamate vittima, colpevoli, innocenti, forze dell'ordine, gli onesti e i corrotti. Attenzione, questi due ultimi ingredienti spesso vanno setacciati. Se serve, aggiungete qualche altro grammo di mistero, darà più corpo all'impasto. Un velo di romanticismo, un pizzico di humor nero, qualche goccia d'emozione, perle di saggezza q.b.
Arriminate il tutto e versate il composto nello stampo già imburrato dai personaggi ricorrenti. Dopo aver impostato la temperatura, la cottura è a piacere. Una ricetta fatta in casa e sempre ben riuscita, farcita con passione, gustosa e saporita, si divora e lascia una piacevole sensazione di sazietà".