Verna, Nicoletta - I giorni di Vetro

MonicaSo

Well-known member
È ingenua, ma il suo sguardo sbilenco vede ciò che gli altri ignorano. È vulnerabile, ma resiste alla ferocia del suo tempo. È un personaggio letterario magnifico. La voce di Redenta continuerà a risuonare a lungo, dopo che avrete chiuso l'ultima pagina. Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto. È così che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta, della sua famiglia, della sua gente. Un mondo di radicale violenza – il Ventennio, la guerra, la prevaricazione maschile – eppure di inesauribile fiducia nell’umano. Sebbene Bruno, l'adorato amico d'infanzia che le aveva promesso di sposarla, incurante della sua «gamba matta» dovuta alla polio, scompaia senza motivo, lei non smette di aspettarlo. E quando il gerarca Vetro la sceglie come sposa, il sadismo che le infligge non riesce a spegnere in lei l'istinto di salvezza: degli altri, prima che di sé. La vita di Redenta incrocia quella di Iris, partigiana nella banda del leggendario comandante Diaz. Quale segreto nasconde Iris? Intenso, coraggioso, “I giorni di Vetro” è il romanzo della nostra fragilità e della nostra ostinata speranza di fronte allo scandalo della Storia.

Questo libro mi è stato caldamente consigliato da una giovane commessa di una grande libreria torinese; non era il libro che avevo in mente di acquistare, ma mi sono voluta fidare del suo entusiasmo nel presentarmi questa storia in cui ci sono "due donne coraggiose".
Non sono rimasta delusa.
Certamente è un bel libro, che parla della nostra storia recente; ci presenta un mondo femminile che subisce e deve continuamente pensare a come sopravvivere, e un mondo maschile che spesso è intriso di violenza, malvagità, persino sadismo. Si parla di guerra e di resistenza.
L'autrice scrive molto bene, ti porta velocemente all'interno della sua storia e ti tiene aggrappata alla speranza che tutto cambierà, migliorerà, che ci sarà un lieto fine... ci sono dei riferimenti storici molto precisi e veritieri (un episodio in particolare, la strage di Tavolicci, mi ha molto colpito... non ne avevo mai sentito parlare).


Redenta e Iris sono due donne coraggiose che difficilmente potrò dimenticare.

"Sono le persone, non i mobili, ad arredare i posti, e una volta che le persone se ne vanno è come se ne restasse l'impronta, e viverci diventa insopportabile non per l'assenza, ma al contrario per via della presenza."
 

qweedy

Well-known member
Redenta e Iris sono due donne coraggiose che difficilmente potrò dimenticare.
L'ho finito ieri sera, e anch'io non potrò dimenticarle.
All'inizio avevo un po' di perplessità, lo stile semplice e il linguaggio colloquiale non mi entusiasmavano, e neanche l'utilizzo di alcuni termini dialettali.
Proseguendo nella lettura, mi ha avvinta e meravigliata per i colpi di scena finali e per tutta la narrazione storica del periodo fascista, nelle zone di Castrocaro/Forlì. E per la forza delle due donne protagoniste, i cui destini si incrociano nel finale. La seconda parte del romanzo è da 10 e lode!
Consigliatissimo!
 

estersable88

dreamer member
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Di questo libro leggo meraviglie da mesi, mi hanno incuriosita i pareri positivi – per la verità entusiastici – unanimi, da tempo avevo voglia di leggerlo e così ho approfittato di questi giorni di stacco per dedicarmici. Ebbene, è un ottimo libro davvero, anche se non ho trovato quel guizzo in più, quell'unicum che mi avrebbe portata a definirlo "capolavoro" o "lettura imprescindibile".

"I giorni di Vetro" è una storia ambientata tra il 1924 e la fine della seconda guerra mondiale. Si svolge in Romagna, nel forlivese, in particolare a Castrocaro. Le voci narranti sono due, Redenta ed Iris, due donne che non potrebbero essere più diverse per nascita, cultura, temperamento e… bellezza. Sì, bellezza, perché Iris è bellissima, mentre Redenta no, o almeno non in apparenza: è "sciancata", ha una "gamba matta" per via della polio, in più tutti (o quasi) pensano che, oltre ad avere la "scarogna", sia anche demente. Cosa potranno avere in comune due persone così? La risposta sarebbe facile, niente, se non fosse che, ad un certo punto delle loro vite, in Italia, nel mondo, nelle loro case, irrompe la guerra. E la guerra, si sa, tragedia nelle tragedie, spariglia tutte le carte, che lo si voglia o no.

Questa – precisa l'autrice – è una storia di fantasia. Non lo sono, però, gli accadimenti da cui trae ispirazione: non lo sono i massacri, i morti, la resistenza, la lotta, le rappresaglie, la crudeltà, la delazione, la povertà, i comportamenti ignobili di gerarchi e fiancheggiatori, di chi era in prima linea e di chi ha aiutato dalle retrovie per non sporcarsi una faccia già lercia. In queste pagine intense, crude, dolorose, Nicoletta Verna racconta tutto questo e molto di più, poiché nel caratterizzare dettagliatamente i suoi personaggi, mette in luce aspetti della loro natura (che poi è la natura umana) che li hanno condotti a compiere determinate azioni: chi ha nell'animo il tradimento, difficilmente si redimerà; chi per natura è pavido e si schiera col più forte non cambierà il proprio modo di fare; chi è coraggioso al limite dell'incoscienza difficilmente diventerà un codardo… eppure, il gesto inaspettato può arrivare, forse proprio da chi non ha mai alzato la testa per mostrare il proprio valore, per esigere rispetto.

Menzione speciale devo fare poi allo stile di Nicoletta Verna, che riesce a tenere saldamente le fila di una narrazione articolata senza far calare l'attenzione e l'interesse; ma ciò che più merita rilievo è, secondo me, l'uso del linguaggio… non vi dico di più, dovrete leggerlo e chi l'ha già fatto comprenderà.

In definitiva sì, questo libro mi è piaciuto molto, le aspettative sono state soddisfatte, tuttavia fra i tantissimi libri ambientati in questo periodo storico lo collocherei fra i meglio riusciti… non IL migliore.
 
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