qweedy
Well-known member
"Travancore, Costa di Malabar, 1900. Una ragazzina di dodici anni cerca di prendere sonno tra le braccia di sua madre. Domani lascerà la casa in cui è cresciuta per andare sposa all’uomo cui è stata promessa. Colui che diventerà suo marito, il nuovo padrone della sua vita, ha trent’anni di piú, è vedovo, con un figlio ancora bambino. La piccola sposa va incontro al suo futuro cosí come è stato deciso da altri, come hanno fatto sua madre e la madre di sua madre prima di lei. «Il giorno piú brutto nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio. Poi, se Dio vuole, le cose migliorano» le viene detto. Il vedovo è un buon partito, come loro è parte di quell’antichissima comunità di cristiani convertiti da san Tommaso diciotto secoli prima, e per qualche strano motivo accetta una moglie senza una rupia di dote, anche se si mormora che la sua stirpe sia afflitta da una strana maledizione: in ogni generazione almeno una persona muore affogata. E in quello che oggi si chiama Kerala l’acqua è ovunque, plasma la terra in una trina di laghi e lagune, accompagna col suo canto sommesso le esistenze, si nutre dei monsoni, collega tutto nel tempo e nello spazio. La sposa viene accolta con affetto nella nuova casa e, nell’arco della sua lunga, straordinaria vita, conosce la gioia di un grande amore, patisce il dolore di infinite perdite, assiste a cambiamenti epocali. La sua famiglia si espanderà e si ritirerà con le nascite e le morti. Finché arriverà una nipote che porterà il suo nome, studierà medicina e giungerà a una scoperta sconvolgente."
Questo lungo romanzo (quasi 800 pagine) è un'epopea ambientata nell'India del Sud, nel distretto del Kerala, e racconta la storia di ben tre generazioni di una famiglia cristiana indiana che combatte contro una maledizione: quella della morte per annegamento.
Mi è piaciuto molto, affronta tanti temi con voci diverse, che trovano compimento nel finale.
Un po' prolisso, ma la scrittura fluida e scorrevole è molto coinvolgente.
“Le ha appena dato un nome. Di sicuro è il primo passo. Ha dato un nome a questa cosa che ha iniziato a percepire da quando è stato proposto il matrimonio: le voci sugli annegamenti avvenuti nella sua famiglia, la casa costruita lontano dall’acqua, la sua avversione per la pioggia, il suo starno modo di lavarsi…
(…)Il Morbo. Non puoi pensare di cacciare un serpente se non gli dai un nome.”
“Se suo figlio aveva una vocazione, una passione, era per la parola scritta e per il magico modo con cui trasportava lui e chi lo ascoltava in territori lontani.
<<Ammachi, quando arrivo alla fine di un libro e alzo lo sguardo, sono passati solo quattro giorni. Ma in quel lasso di tempo ho vissuto attraverso tre generazioni e imparato del mondo e di me stesso più di quanto abbia imparato in un anno di scuola.>>
“E adesso la figlia è qui, in piedi nell’acqua che li connette tutti nel tempo e nello spazio, come ha sempre fatto. L’acqua in cui è entrata pochi minuti fa è fluita lontano, eppure è ancora lì, passato, presente e futuro inesorabilmente allacciati, come tempo fatto persona. E’ il patto dell’acqua: sono tutti collegati dai loro atti, quelli commessi e quelli omessi, senza che possano sfuggirvi, e nessuno è solo. Ascolta il mantra gorgogliante, quel canto sommesso e senza fine che ripete il suo messaggio: tutto è uno.“
Questo lungo romanzo (quasi 800 pagine) è un'epopea ambientata nell'India del Sud, nel distretto del Kerala, e racconta la storia di ben tre generazioni di una famiglia cristiana indiana che combatte contro una maledizione: quella della morte per annegamento.
Mi è piaciuto molto, affronta tanti temi con voci diverse, che trovano compimento nel finale.
Un po' prolisso, ma la scrittura fluida e scorrevole è molto coinvolgente.
“Le ha appena dato un nome. Di sicuro è il primo passo. Ha dato un nome a questa cosa che ha iniziato a percepire da quando è stato proposto il matrimonio: le voci sugli annegamenti avvenuti nella sua famiglia, la casa costruita lontano dall’acqua, la sua avversione per la pioggia, il suo starno modo di lavarsi…
(…)Il Morbo. Non puoi pensare di cacciare un serpente se non gli dai un nome.”
“Se suo figlio aveva una vocazione, una passione, era per la parola scritta e per il magico modo con cui trasportava lui e chi lo ascoltava in territori lontani.
<<Ammachi, quando arrivo alla fine di un libro e alzo lo sguardo, sono passati solo quattro giorni. Ma in quel lasso di tempo ho vissuto attraverso tre generazioni e imparato del mondo e di me stesso più di quanto abbia imparato in un anno di scuola.>>
“E adesso la figlia è qui, in piedi nell’acqua che li connette tutti nel tempo e nello spazio, come ha sempre fatto. L’acqua in cui è entrata pochi minuti fa è fluita lontano, eppure è ancora lì, passato, presente e futuro inesorabilmente allacciati, come tempo fatto persona. E’ il patto dell’acqua: sono tutti collegati dai loro atti, quelli commessi e quelli omessi, senza che possano sfuggirvi, e nessuno è solo. Ascolta il mantra gorgogliante, quel canto sommesso e senza fine che ripete il suo messaggio: tutto è uno.“