Jessamine
Well-known member
TRAMA:
Euforia racconta l'ultimo anno di Sylvia Plath regalandoci l'indimenticabile ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama e con se stessa.
Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all'idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell'arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l'arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome.
Euforia è un'opera incandescente che presta una voce collettiva a tutte le donne del mondo che si trovano a vivere con un piede nella vita domestica e l'altro nella creazione artistica. Elin Cullhed non si accontenta di descrivere la parabola di una tragedia femminile, ma sa come afferrare un'anima perduta, come tenderle una mano, perché nella letteratura non è mai troppo tardi.
COMMENTO:
Premessa: ho letto moltissimo di Sylvia Plath e ho letto moltissimo su Sylvia Plath.
Questo non fa di me un'esperta, ovviamente, ma solo una persona molto curiosa e discretamente appassionata al personaggio.
Ero dunque molto curiosa di leggere questo libro, ma a distanza di qualche settimana dalla fine della lettura ho alcune perplessità, credo possano riassumersi in una sola espressione: questo romanzo è un enorme azzardo. In questo romanzo a parlare è Sylvia, solo Sylvia con la sua voce e il suo claustrofobico flusso di coscienza. E fino a un certo punto questa voce funziona: è una voce imperiosa, istrionica, che trascina il lettore nei suoi picchi euforici e nelle pieghe più buie, ma senza riuscire davvero ad arrivare in fondo.
Perché, insomma, ci vuole una certa dose di incoscienza nel voler parlare al posto di Sylvia Plath pretendendo che il paragone fra le voci non risulti in ultima analisi impietoso. Insomma, qui a parlare vorrebbe essere Sylvia, ma la voce non è quella di Sylvia.
Il finale poi è un po' monco, c'è una sincope che impedisce ogni raggiugimento di un culmine.
Insomma, è sicuramente un esperimento molto interessante, ma non è del tutto riuscito, a mio parere.
Euforia racconta l'ultimo anno di Sylvia Plath regalandoci l'indimenticabile ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama e con se stessa.
Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all'idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell'arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l'arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome.
Euforia è un'opera incandescente che presta una voce collettiva a tutte le donne del mondo che si trovano a vivere con un piede nella vita domestica e l'altro nella creazione artistica. Elin Cullhed non si accontenta di descrivere la parabola di una tragedia femminile, ma sa come afferrare un'anima perduta, come tenderle una mano, perché nella letteratura non è mai troppo tardi.
COMMENTO:
Premessa: ho letto moltissimo di Sylvia Plath e ho letto moltissimo su Sylvia Plath.
Questo non fa di me un'esperta, ovviamente, ma solo una persona molto curiosa e discretamente appassionata al personaggio.
Ero dunque molto curiosa di leggere questo libro, ma a distanza di qualche settimana dalla fine della lettura ho alcune perplessità, credo possano riassumersi in una sola espressione: questo romanzo è un enorme azzardo. In questo romanzo a parlare è Sylvia, solo Sylvia con la sua voce e il suo claustrofobico flusso di coscienza. E fino a un certo punto questa voce funziona: è una voce imperiosa, istrionica, che trascina il lettore nei suoi picchi euforici e nelle pieghe più buie, ma senza riuscire davvero ad arrivare in fondo.
Perché, insomma, ci vuole una certa dose di incoscienza nel voler parlare al posto di Sylvia Plath pretendendo che il paragone fra le voci non risulti in ultima analisi impietoso. Insomma, qui a parlare vorrebbe essere Sylvia, ma la voce non è quella di Sylvia.
Il finale poi è un po' monco, c'è una sincope che impedisce ogni raggiugimento di un culmine.
Insomma, è sicuramente un esperimento molto interessante, ma non è del tutto riuscito, a mio parere.