Muller, Herta - L'uomo è un grande fagiano nel mondo

bouvard

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Questo era il primo libro della Muller che leggevo e francamente non sapevo cosa aspettarmi non conoscendo la sua scrittura. La scrittura della Muller, almeno in questo libro, è essenziale, scarna, ridotta all’osso, caratterizzata da frasi brevi, immagini tagliate con l’accetta tanto è la loro crudezza e la poca rifinitura, insomma la classica scrittura che a me non piace. Eppure. Eppure in questa scrittura così cupa ho trovato anche degli improvvisi sprazzi di luce, immagini e descrizioni che mi hanno colpito per la loro poesia.
L’argomento non è dei più allegri, siamo nel Banato, una regione della Romania al confine con la Germania e l’epoca è quella del governo Ceausescu in cui in tanti cercarono di sottrarsi ai soprusi fuggendo all’Estero. Ma per lasciare la Romania servono i documenti e il mugnaio Windisch cerca di “oliare” gli ingranaggi della burocrazia e accelerarne il rilascio con molti sacchi di farina. Ma, è subito evidente che la merce di scambio che dovrà essere pagata al prete e al poliziotto dovrà essere di ben altra natura.
E’ un libro permeato dal senso dell’attesa, dal tempo lento a passare popolato di gufi, dalie bianche, carote selvatiche e gatti ciechi.
Il titolo del libro deriva da un detto rumeno secondo il quale gli uomini sono appunto dei fagiani nel mondo, perché come il fagiano pur essendo un uccello dotato di ali, a causa del suo peso, non è capace di volare, allo stesso modo l’uomo a volte si districa male nelle difficoltà del vivere quotidiano e il suo volo verso la libertà è tarpato da governi dittatoriali.
Un libro breve, ma vi avviso non è una lettura scorrevole, è un libro che sedimenta lentamente nella mente del lettore, non facendosi poi dimenticare facilmente. Da leggere quando non si ha fretta di finire.​
 
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