Dal Lago, Gabriella - Estate caldissima

estersable88

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L’estate più calda degli ultimi duecento anni, la città stanca che soccombe sotto il peso dell’afa, il lavoro che non si può fermare e preme con le sue scadenze. Sette adulti, un bambino e una gatta si rifugiano in una casa di campagna, dove le temperature sono più clementi. Gli adulti non sono parenti né davvero amici, lavorano insieme da Bomba Agency, un’agenzia di comunicazione, e devono portare a termine una presentazione per un cliente. Una settimana sola. Tutti insieme. Lontani dal mondo. «Come il Decameron, ma senza la peste». Alla casa però ognuno di loro arriva con un carico pesante, fatto di ambizioni, ansie, speranze, paure. La lunga estate caldissima porta tutto all’estremo, potenzia ogni sensazione e sentimento, accrescendo l’incertezza di relazioni sul punto di andare a rotoli – quelle tra i fuggitivi così come, osservando la casa da un’altra distanza, quella tra gli esseri umani e il pianeta. In questo coinvolgente romanzo corale, Gabriella Dal Lago ci guida in un mondo dove ognuno sta sulla soglia, in bilico, a immaginare un futuro ancora non scritto, e del tutto incerto.

Gabriella Dal Lago dà voce ai trentenni di oggi e lo fa in un libro particolare, straniante, disturbante, sia nella trama che, soprattutto, nello stile. Ne viene fuori un libro traboccante di inquietudine, con personaggi forse non approfonditi a sufficienza, ma che comunque danno da pensare. Libro che non definirei bello, ma certamente interessante.

"… Tutti questi esseri umani hanno un nucleo di dolore che vorrebbero disperatamente dare in pasto al mondo, ma si chiedono se senza quello, senza quella palla infuocata che custodiscono in mezzo al petto, sono ancora qualcosa che valga la pena raccontare. Qualcuno con cui valga la pena prendere un gelato seduti su una panchina al parco, alla fine dell’estate; qualcuno a cui dedicare anche solo un pensiero, nell’attimo che precede il sonno. Quel nucleo di dolore è la cosa che custodiscono più gelosamente; e allora, tutti intenti a difendere ciò che c’è dentro, vedono in modo così sfocato tutto quello che c’è fuori. Questo li condanna a rimanere impantanati nel passato, mai aderenti al presente, del tutto dimentichi del futuro".
 
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