Si tratta di una raccolta di nove racconti scritti da un prodigioso David Leavitt ventitreenne, del quale rappresenta il libro d'esordio.
Protagonista dei racconti è la media borghesia americana: famiglie benestanti apparentemente perfette nascondono, dietro i cocktail party, i giardini curati e le piscine, dolori profondi e talvolta marciume. Incomprensioni, sentimenti non ricambiati, relazioni clandestine inconfessate, rapporti problematici all'interno di ogni famiglia rappresentano il leit motiv di queste microstorie che non hanno un vero e proprio inizio o fine, ma sono scorci di vita che fotografano la situazione in quell'attimo.
Figli omosessuali non accettati da genitori pur apparentemente aperti, mogli tristemente innamorate di mariti già ex e con la testa altrove, figli - talvolta molto piccoli - che assistono impotenti al disgregarsi della famiglia e altre situazioni di questo tipo sono analizzate dal giovane Leavitt con una sensibilità inusuale per un giovane di quell'età e con una modernità che colpisce se si pensa che il tutto si svolge nei primi anni '80. Gli animi, compresi quelli delle donne, vengono scandagliati con grande empatia e un ottimismo tipicamente giovanile - c'è sempre una via di fuga - che si trova però solo in alcuni racconti, si contrappone talvolta al pessimismo, al contrario sempre presente, che caratterizza la società analizzata.
Leavitt mostra già le sue doti, sebbene a parer mio la sua profondità narrativa sia più evidente nel successivo La lingua perduta delle gru.
I racconti che mi sono rimasti più impressi sono stati Il cottage perduto - nel quale una famiglia di recente disgregata si riunisce nel cottage dove ogni anno trascorreva le vacanze - e Danny in transito, nel quale le disfunzioni familiari sono analizzate dal punto di vista di un bambino.
Lo consiglio a chi ama la letteratura introspettiva e non bada tanto allo svolgimento della trama.
Protagonista dei racconti è la media borghesia americana: famiglie benestanti apparentemente perfette nascondono, dietro i cocktail party, i giardini curati e le piscine, dolori profondi e talvolta marciume. Incomprensioni, sentimenti non ricambiati, relazioni clandestine inconfessate, rapporti problematici all'interno di ogni famiglia rappresentano il leit motiv di queste microstorie che non hanno un vero e proprio inizio o fine, ma sono scorci di vita che fotografano la situazione in quell'attimo.
Figli omosessuali non accettati da genitori pur apparentemente aperti, mogli tristemente innamorate di mariti già ex e con la testa altrove, figli - talvolta molto piccoli - che assistono impotenti al disgregarsi della famiglia e altre situazioni di questo tipo sono analizzate dal giovane Leavitt con una sensibilità inusuale per un giovane di quell'età e con una modernità che colpisce se si pensa che il tutto si svolge nei primi anni '80. Gli animi, compresi quelli delle donne, vengono scandagliati con grande empatia e un ottimismo tipicamente giovanile - c'è sempre una via di fuga - che si trova però solo in alcuni racconti, si contrappone talvolta al pessimismo, al contrario sempre presente, che caratterizza la società analizzata.
Leavitt mostra già le sue doti, sebbene a parer mio la sua profondità narrativa sia più evidente nel successivo La lingua perduta delle gru.
I racconti che mi sono rimasti più impressi sono stati Il cottage perduto - nel quale una famiglia di recente disgregata si riunisce nel cottage dove ogni anno trascorreva le vacanze - e Danny in transito, nel quale le disfunzioni familiari sono analizzate dal punto di vista di un bambino.
Lo consiglio a chi ama la letteratura introspettiva e non bada tanto allo svolgimento della trama.