MonicaSo
Well-known member
Tutto comincia nella provincia più dimenticata della Bassa Padana, dove una nonna feroce tiene in scacco la famiglia a colpi di umiliazioni e crudeltà. Il denaro per lei è potere, e il potere è controllo.
La nipote, protagonista di questa storia, a cinque anni dice a sua madre: «Quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con delle scarpe rosse». La madre si sente in colpa: «Come ti ho passato tutto questo? Dal sangue?». Due battute che sono l’esempio dello stile che incendia la pagina. Il sound di un esordio infuocato dai colori cangianti della cattiveria, per cui Chiara Tagliaferri ha orecchio assoluto. E il talento letterario di riprodurla attraverso personaggi femminili memorabili: la nonna, la madre, la sorella, se stessa.
Strega comanda colore è un romanzo che sabota l’ipocrisia, è la storia di una ragazza che si oppone alla maledizione che la vita le ha scagliato addosso. Tra violenza, risentimento e tenerezza. La protagonista cresce affamata: vuole l’amore, vuole la bellezza ma vuole ancora di più i soldi. Per liberare chi ama, costruisce pazientemente la sua vendetta. E poi scappa: dalla pianura piena di nebbia arriva in una Roma piena di luce. Sprovvista di tutto, ma determinata a spogliare chiunque di ciò che lei desidera. Rubare agli altri per dare a se stessa diventa il suo vero lavoro. Per riuscirci inganna, mistifica, si scopre bravissima ad accalappiare fidanzati ricchi che tentano inutilmente di colmare le sue voragini. Intanto mente moltissimo, a tutti. Fino a che incontrerà l’unica persona capace di renderla vulnerabile.
Una saga familiare luminosa e scellerata, la storia di un’emancipazione che passa attraverso il sangue, l’epopea di una ragazza che impara dal niente un alfabeto emotivo e che si salva anche grazie alla possibilità di un grande amore.
Non conoscevo la Tagliaferri finché non me ne sono imbattuta in una sfida di lettura. L'impressione che ne ho avuta? Una persona estrosa ma anche eccessiva ed esagerata. Tutti i suoi discorsi, anche i desideri di lei bambina, girano intorno ai soldi... che mancano, che non bastano, che bisogna avere per comprare borse, scarpe, vestiti... non capisce i genitori, anzi li giudica, quando non si arrabbiano per non aver ottenuto la tanto aspettata eredità della nonna... lei racconta di aver avuto una famiglia, e una nonna in particolare, molto opprimente... una famiglia di "streghe" e burattinai... giustificando con ciò tutti gli errori giovanili (un classico)... ma mi è sembrato tutto troppo esagerato, quasi fosse visto sempre e solo con gli occhi di quella bambina che a 5 anni immaginava di ballare sul cadavere della nonna.
Un libro pieno di malessere, di eccessi, di risentimento, di mancanze... cosa mi lascia? L'idea che non possa essere solo biografia, ma un misto tra vita vissuta e invenzione letteraria e la consapevolezza che non avrei perso molto a non leggere questo libro.
Devo aggiungere però, a onor del vero, che il libro è scritto bene.
La nipote, protagonista di questa storia, a cinque anni dice a sua madre: «Quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con delle scarpe rosse». La madre si sente in colpa: «Come ti ho passato tutto questo? Dal sangue?». Due battute che sono l’esempio dello stile che incendia la pagina. Il sound di un esordio infuocato dai colori cangianti della cattiveria, per cui Chiara Tagliaferri ha orecchio assoluto. E il talento letterario di riprodurla attraverso personaggi femminili memorabili: la nonna, la madre, la sorella, se stessa.
Strega comanda colore è un romanzo che sabota l’ipocrisia, è la storia di una ragazza che si oppone alla maledizione che la vita le ha scagliato addosso. Tra violenza, risentimento e tenerezza. La protagonista cresce affamata: vuole l’amore, vuole la bellezza ma vuole ancora di più i soldi. Per liberare chi ama, costruisce pazientemente la sua vendetta. E poi scappa: dalla pianura piena di nebbia arriva in una Roma piena di luce. Sprovvista di tutto, ma determinata a spogliare chiunque di ciò che lei desidera. Rubare agli altri per dare a se stessa diventa il suo vero lavoro. Per riuscirci inganna, mistifica, si scopre bravissima ad accalappiare fidanzati ricchi che tentano inutilmente di colmare le sue voragini. Intanto mente moltissimo, a tutti. Fino a che incontrerà l’unica persona capace di renderla vulnerabile.
Una saga familiare luminosa e scellerata, la storia di un’emancipazione che passa attraverso il sangue, l’epopea di una ragazza che impara dal niente un alfabeto emotivo e che si salva anche grazie alla possibilità di un grande amore.
Non conoscevo la Tagliaferri finché non me ne sono imbattuta in una sfida di lettura. L'impressione che ne ho avuta? Una persona estrosa ma anche eccessiva ed esagerata. Tutti i suoi discorsi, anche i desideri di lei bambina, girano intorno ai soldi... che mancano, che non bastano, che bisogna avere per comprare borse, scarpe, vestiti... non capisce i genitori, anzi li giudica, quando non si arrabbiano per non aver ottenuto la tanto aspettata eredità della nonna... lei racconta di aver avuto una famiglia, e una nonna in particolare, molto opprimente... una famiglia di "streghe" e burattinai... giustificando con ciò tutti gli errori giovanili (un classico)... ma mi è sembrato tutto troppo esagerato, quasi fosse visto sempre e solo con gli occhi di quella bambina che a 5 anni immaginava di ballare sul cadavere della nonna.
Un libro pieno di malessere, di eccessi, di risentimento, di mancanze... cosa mi lascia? L'idea che non possa essere solo biografia, ma un misto tra vita vissuta e invenzione letteraria e la consapevolezza che non avrei perso molto a non leggere questo libro.
Devo aggiungere però, a onor del vero, che il libro è scritto bene.