Marone, Lorenzo - Le madri non dormono mai

qweedy

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"Lorenzo Marone scrive uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri. Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha più importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lì, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanità sconfitta che la circonda. Diego, però, non ha l’età per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere più forte, più pronto, potrebbe non bastare."

L'ICAM, Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri, è un luogo di contenzione per madri e bambini, un luogo che non dovrebbe esistere, ma che per qualcuno è perfino meglio che casa. Le celle sono bilocali, bagno, cucina e camera da letto. Alle finestre le sbarre, la sera le porte vengono chiuse a chiave dai secondini, ma è lì dentro che si consumano le esistenze delle nostre persone: mamme e figli che trascorrono, tra corridoi e un cortile, le loro giornate. Sono ambienti che vogliono imitare l'aspetto di una casa, ma che a sera vengono chiusi. Le sbarre ci sono, eccome, ma la realtà è almeno in apparenza meno cruda del carcere tradizionale, perché insieme alle madri ci sono i loro bambini, che risiedono lì fino ai loro nove/dieci anni. Poi, i bambini vengono affidati a qualche altro parente, in attesa che la madre torni in libertà.

A tratti crudo e altrove di una dolcezza rozza eppure lirica, perché disarmata, Le madri non dormono mai racconta di un legame speciale tra madri e figli in una situazione estrema, quella del carcere e nasce dall'esperienza diretta dell'autore nel 2021 in un Icam in provincia di Avellino, Icam di Lauro.

Protagonisti principali sono Miriam e suo figlio Diego, un «bimbo grande e grosso che teneva la tenerezza dei poeti, e pareva non chiedere che d'essere visto. Non volergli bene era impossibile». Accusata di detenzione di armi illegali, Miriam deve scontare la pena per aver coperto il padre di Diego.
I diversi capitoli sono intitolati col nome del personaggio con cui osserviamo la storia, è un romanzo corale.


Consigliatissimo a chi ama i temi riconducibili alla sfera sociale, e comunque Lorenzo Marone è una garanzia! Eccellente.


"C'era in Diego, a soli nove anni, la capacità d'accorgersi dei vuoti degli altri, e il coraggio e l'anima buona per tentare di riempirli con la sua presenza."

"Soltanto quando si fu messo alle spalle l'ultima recinzione, Diego s'avvertì per la prima volta prigioniero."

"Miriam aveva stretto la mano del figlio nella sua, l'aveva portata alla guancia solo un istante, poi, prima di lasciarlo andare, aveva detto: "Le madri non dormono mai".

«Invece 'a guerra ccà nun ce sta, ci stanno le battaglie quotidiane, chelle che stanno pue fore, anzi fore è peggio. Accussì a un certo punto me song' sfastidiata, e m'aggio acquietata. E mò stong' meglio, aspetto e vaco annanze juorno pe' juorno»

«Negli occhi nerissimi teneva il coraggio che l’aiutava a campare fuori, nel rione e per le strade di periferia nell’esistenza precaria di ogni giorno, in quegli occhi Miki riconobbe il suo stesso convincimento, quello che tocca agli sfortunati: che l’altro sia il nemico da sconfiggere, e che dentro ogni essere umano ci sia un diavolo impossibile da estirpare. E sentì ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata, lui prigioniero come lei, anche se in maniera diversa, prigioniero del suo lavoro, del passato, della famiglia, dei muri che la vita, il carceriere più crudele, gli aveva alzato attorno, della diffidenza costante che consuma e ti fa triste, solo, e morto, quella diffidenza che spesso basta a giustificare l’inganno altrui, perché chi in nessuno crede da nessuno verrà creduto.»

«Te l’ho detto che la gente è cattiva, ma forse non è manco cattiva, è che non se ne fotte di niente, la gente, non se ne fotte se cambi o muori, se tieni paura o no, se tieni fame o stai bene. La gente, io ho capito questo, tiene a pensare solo ai cazzi suoi. E però ho capito pure un’altra cosa, che la gente non se ne fotte niente perché non conosce, perché quando incontri una persona e le vuoi bene allora te ne importa. Anche io ti ho incontrato, e ti ho conosciuto, e ora ci tengo assai a te. E quindi penso che bisogna muoversi e incontrare a tutti quanti nella vita perché se no non vuoi bene a nisciuno, ma allora che campi a fare?

"Vorrei essere più grande, così potrei venirti a cercare. E vorrei pure che tutti tenessero la dolcezza tua, perché il mondo sarebbe un posto bello assai. E invece così non ho l’ho capito se mi piace. Però quando mi viene la tristezza apro il quaderno e leggo le parole belle una a una e mi pare di vederle, mi pare di sentire il loro odore nel naso e davanti agli occhi mi appari tu e mammà, e anche quei giorni belli, e così la tristezza mi passa. Ciao Melina mia, ti mando un bacio sulla fronte, come facevo in carcere. A volte mi pare che quella cella è stata l’unica casa che ho avuto.»
 
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velvet

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Un libro bellissimo. Mi è stato dato in prestito e ammetto che ho iniziato a leggerlo con un pregiudizio verso un autore che non avevo mai letto, ma nel giro di poco ho dovuto ricredermi.
Un libro difficile (per argomenti ed emozioni, non per lettura che invece risulta molto scorrevole), crudo ed estremamente tenero insieme. E' il libro degli ultimi, dei dimenticati, di quelli che per il mondo non esistono, tenuti prigionieri non solo dalle sbarre ma da una vita che non ha dato loro nessuna possibilità di scampo.
Consigliatissimo.
 
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