qweedy
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"Claudia entra nella vita di Francesco in una mattina di sole, nell'atrio della scuola: è una folgorazione, la nascita di un desiderio tutto nuovo, che è soprattutto desiderio di vita. Cresceranno insieme, bisticciando come l'acqua e il fuoco, divergenti e inquieti. Lei spavalda, capelli rossi e cravatta, sempre in fuga, lui schivo ma bruciato dalla curiosità erotica. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono diventati amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede la scintilla della diversità, si riconosce. A Claudia la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Milano e poi Berlino, la capitale europea della trasgressione, Francesco resta fermo e scava dentro di sé nel tentativo sempre più urgente di capire chi è. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi."
«Mille e mille italiani spatriati emigrando a cercar lavoro», scriveva Riccardo Bacchelli nel suo capolavoro del 1938 Il Mulino del Po, restituendo così il significato esatto del termine spatriati, in altre parole quelli che vanno via, che lasciano la propria terra nella ricerca disperata di un lavoro e di un posto nella società, ma non solo. Secondo il dizionario martinese-italiano di Gaetano Marangi, infatti, sono raminghi, senza meta, ma soprattutto balordi, irrisolti, dispersi, come i protagonisti Claudia Fanelli e Francesco Veleno, quest’ultimo voce narrante del romanzo.
Mi è piaciuto molto questo romanzo vincitore del Premio Strega 2022 e mi ha colpito la scrittura strepitosa di Desiati.
Spatriati, dal dialetto di Martina Franca “spatrièt”, emigrati. Ma anche disorientati, inadeguati, sbagliati, mancati.
Consigliato! Merita!
«Le nostre origini ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi»
«Mille e mille italiani spatriati emigrando a cercar lavoro», scriveva Riccardo Bacchelli nel suo capolavoro del 1938 Il Mulino del Po, restituendo così il significato esatto del termine spatriati, in altre parole quelli che vanno via, che lasciano la propria terra nella ricerca disperata di un lavoro e di un posto nella società, ma non solo. Secondo il dizionario martinese-italiano di Gaetano Marangi, infatti, sono raminghi, senza meta, ma soprattutto balordi, irrisolti, dispersi, come i protagonisti Claudia Fanelli e Francesco Veleno, quest’ultimo voce narrante del romanzo.
Mi è piaciuto molto questo romanzo vincitore del Premio Strega 2022 e mi ha colpito la scrittura strepitosa di Desiati.
Spatriati, dal dialetto di Martina Franca “spatrièt”, emigrati. Ma anche disorientati, inadeguati, sbagliati, mancati.
Consigliato! Merita!
«Le nostre origini ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi»