ryoko
b
L'unico libro scritto dal cantautore Vinicio Capossela, pubblicato nel 2004. Non viene definito "romanzo" nel più comune del termine poiché non c'è lo svolgersi lineare di una trama, ha una struttura molto frammentata che rende particolare la lettura. La natura del romanzo è confermata dall'autore stesso in quarta pagina, il quale consiglia il metodo di lettura con cui l'ha scritto:"Vorrei che queste pagine si potessero prendere a etto, sfuse, a capitoli, a ognuno la parte che gli serve...".
Lo sfondo su cui si svolge la narrazione è il paesaggio milanese: grigio, piovoso, notturno, ma con un non so che di familiare. Questo ambiente richiama il modo di vedere la città di Capossela stesso, similarmente a come viene espresso nelle sue canzoni. Ai dettagliati ritratti dei personaggi (come Nuttles e Nodles o Ben) si alternano riflessioni frammentarie dell'autore.
Un romanzo scomponibile, una cassettiera, un condominio in cui si varcano soglie diverse che portano in luoghi inattesi. Si procede in un concertato di scritture, per rotte, capitolazioni, gironi, spurghi e serenate. Assediati, sotto basse luci allo iodio, si intravedono schiere di ussari, ulani in miniatura, cappellerie a cavallo, costruttori, guastatori, farneticatori, rebetici, sollevatori di pesi, macchine morte, riparatori tv, le balene Franche, l’Animale del Chiavicone, le macerie di Sarajevo, Stambul, la piana ipermercata, l’ospitalità tangenziata, i doppi vetri dei motel, l’amicizia virile, la fine della gioventù, lo Sprechen Deutsch, l’onore, l’orrore, la lealtà, un vestito leggero a ciliegie rosse, Goyeneche, Troilo, Tony Castellano, Jeff Buckley, Glenn Gould, Napoleone. Non si muore tutte le mattine è un’opera sull’ambizione, l’impresa, la resa e la grazia.
L'originalità di Capossela, presente in tutte le sue canzoni, si ritrova anche in questo libro, senza una vera trama, ma una sorta di puzzle di racconti a volte senza capo nè coda. Originale quindi, ma secondo me non entusiasmante come la sua musica.
Lo sfondo su cui si svolge la narrazione è il paesaggio milanese: grigio, piovoso, notturno, ma con un non so che di familiare. Questo ambiente richiama il modo di vedere la città di Capossela stesso, similarmente a come viene espresso nelle sue canzoni. Ai dettagliati ritratti dei personaggi (come Nuttles e Nodles o Ben) si alternano riflessioni frammentarie dell'autore.
Un romanzo scomponibile, una cassettiera, un condominio in cui si varcano soglie diverse che portano in luoghi inattesi. Si procede in un concertato di scritture, per rotte, capitolazioni, gironi, spurghi e serenate. Assediati, sotto basse luci allo iodio, si intravedono schiere di ussari, ulani in miniatura, cappellerie a cavallo, costruttori, guastatori, farneticatori, rebetici, sollevatori di pesi, macchine morte, riparatori tv, le balene Franche, l’Animale del Chiavicone, le macerie di Sarajevo, Stambul, la piana ipermercata, l’ospitalità tangenziata, i doppi vetri dei motel, l’amicizia virile, la fine della gioventù, lo Sprechen Deutsch, l’onore, l’orrore, la lealtà, un vestito leggero a ciliegie rosse, Goyeneche, Troilo, Tony Castellano, Jeff Buckley, Glenn Gould, Napoleone. Non si muore tutte le mattine è un’opera sull’ambizione, l’impresa, la resa e la grazia.
L'originalità di Capossela, presente in tutte le sue canzoni, si ritrova anche in questo libro, senza una vera trama, ma una sorta di puzzle di racconti a volte senza capo nè coda. Originale quindi, ma secondo me non entusiasmante come la sua musica.