Ortese, Anna Maria - La lente scura

lettore marcovaldo

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Il libro è composto da una raccolta di racconti di viaggio, in Italia e all'estero, scritti dall'autrice tra gli anni 50 e 60.
Si tratta di articoli scritti per alcuni giornali e riviste, oltre a parti di opere che, in alcuni casi, vedranno una pubblicazione successiva.
Trovo che una buona sintesi di quello che si può dire su questi racconti, è rappresentata dal titolo di un breve saggio compreso nel volume, scritto da uno studioso di letteratura: "Una inaffidabile viaggiatrice visionaria".
Nella maggior parte dei racconti infatti, l'autrice mette in primo piano le sue sensazioni più immediate rispetto ai luoghi, le situazioni e le persone che incontra. Sembra quasi trasfigurare la realtà attraverso una percezione esaltata, se non quasi distorta, dalle emozioni.
La gran parte dei racconti mi fa pensare a quadri impressionisti, in cui la composizione delle immagini tende a cogliere i contrasti di colore e viene resa da pennellate fitte e pastose. Bisogna mettersi nella giusta posizione e distanza per riuscire a ricomporre l'immagine.
Qui però, rimanendo nell'esempio, c'è un momento in più. Ed è quello di maggior pregio, a mio parere, di questi racconti.
Dato sfogo alle tensioni e suggestioni, spesso c'è una sorta di cesura, come se sulle tele che ho immaginato, arrivassero dei tagli alla Lucio Fontana, che "squarciano la tela" e fanno vedere qualcosa al di là della superficie piena di contrasti.
Direi che è attraverso una serie di frasi e osservazioni acute che si producono questi "tagli" e i racconti si completano al meglio.
Quindi, in generale, mi sono piaciuti di più i racconti dove prevalgono i "tagli alla Fontana" piuttosto che quelli dove prevalgono le pennellate "impressioniste".
 
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