Saba, Virginia - Il suono della bellezza. Note di vita e filosofia

Trillo

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Come suggerito dal sottotitolo “note di vita e filosofia”, Il suono della bellezza non è un romanzo, né un saggio, né un manuale o un diario, quanto piuttosto un percorso di riflessione personale dell’autrice sulla vita, sull'uomo, sulla bellezza e, di rimando, un intenso viaggio dentro se stessa, alla ricerca di quegli elementi essenziali per imparare a trovare, conoscere ed esprimere pienamente il proprio essere, attraverso la contemplazione e la conoscenza, che sono in grado di risvegliare l’anima, di tirarci fuori dai confini dell'ego e di porci in armonia con ogni essere del mondo, perché “abbiamo bisogno dell’altro per comunicare chi siamo. E per capire chi siamo, ancor più. È l’altro, in effetti, a portarci una parte di noi stessi in dono.

Il punto di riferimento costante a cui l'autrice si rifà per ricostruire il proprio viaggio è costituito dalle Variazioni Goldberg di Bach. Il libro è infatti strutturato in 32 brevi capitoli che riprendono l’opera bachiana, ossia un tema, trenta variazioni e il tema da capo, e che servono da spunto all’autrice per ripercorrere e sviluppare le sue personali riflessioni. Bach è preso come modello per via della perfezione della sua scrittura contrappuntistica, con cui lui mirava a raggiungere il divino, anche attraverso un'architettura di simboli e costruzioni matematiche a fondamento della sua musica, e che mai si sospetterebbero ad una lettura superficiale: perché, prendendo a prestito una frase del piccolo principe, l'essenziale è invisibile agli occhi, proprio come il basso delle variazioni Goldberg, onnipresente ma nascosto, “che non solo è fondamento di tutto, ma anche l’essenza che stavamo cercando.

La rigida struttura del libro con i suoi 32 capitoli che muovono dalle Variazioni Goldberg di Bach fa sì, a mio parere, che a volte gli spunti forniti dalle Variazioni bachiane risultino forzati, o che non ci siano dei collegamenti veri e propri, o che, a lungo andare soprattutto, si noti una certa ridondanza nei concetti espressi (seppur con variazioni, certo).

Nonostante questi potenziali limiti, ho trovato il libro molto affascinante perché ricco di messaggi, di spunti di riflessione, di curiosità e di riferimenti di vario tipo: artistici, filosofici, mitologici, letterari, musicali, che sono davvero molto interessanti e stimolanti. In questo senso, Il suono della bellezza non è solo un libro da leggere, ma un'esperienza da assaporare ascoltando le variazioni di Bach, cercando un quadro, un mito, un luogo, o un evento menzionati per esplicitare un concetto... Si potrebbe in un certo senso dire, citando un riferimento del libro stesso, che questo libro è un po’ come il giardino giapponese karesansui del tempio Ryoan-ji, fatto di sabbia e 15 pietre disposte in modo tale che da qualsiasi punto di osservazione se ne possono vedere sempre e solo 14 e mai tutte e 15: per vederle tutte, per comprendere la verità, occorre elevarsi, in un incessante spirito di ricerca, come quello che ci propone questo libro. Solo quindi col necessario approfondimento, con la propensione all'ex-sistere, ossia a quell'uscire dai nostri confini aprendoci all'altro possiamo ascendere verso una prospettiva che ci consente di vedere la quindicesima pietra nascosta alla vista, di arrivare quindi all'essenza di noi stessi e alla profonda comunione con ciò che ci circonda e che ci consente di cogliere verità e bellezza.

La prima parte del libro è quella che ho apprezzato maggiormente perché mi è sembrata più diretta e densa di riferimenti concreti che mi hanno coinvolto e toccato, mentre nel seguito ho avuto l'impressione che ci si spostasse verso una direzione più astratta riprendendo in maniera filosofica i concetti già espressi nella prima parte. Uno dei riferimenti iniziali che ho trovato di maggior impatto è ad esempio il passaggio sul dipinto "Susanna e i Vecchioni" di Artemisia Gentileschi, un'opera in grado di trasmettere la sua potenza perché, come spiega la Saba, nella protagonista Susanna si identificava l'artista stessa che, non essendo stata creduta sulla violenza subita, difese come Susanna la sua verità pagando il prezzo delle torture fisiche oltre che le ovvie conseguenze psicologiche. Nonostante molti artisti anche importanti abbiano ritratto l’episodio di Susanna e i Vecchioni, secondo l'autrice quello della Gentileschi “è effettivamente il dipinto ‘più bello’ perché il suo è un racconto autentico: l’essere coincide con l’essere. È verità, per quanto sia dolorosa quando delle corde ti spezzano le dita. E noi non dovremmo chiuderci, per non sentire quel dolore, ma vibrare come Artemisia e immaginarne le lacrime. […] Nell’autenticità del dipinto della Gentileschi troviamo quella bellezza che ci fa commuovere perché ci fa trascendere il fatto in sé portandoci a una dimensione del ‘sentire’: non stiamo su noi stessi, ma diventiamo l’altro. Non siamo spettatori ma siamo l’altro.

Qui troviamo già due concetti chiave di questo libro: quello dell’autentico e quello del sentire, dell’essere l’altro, che sono entrambi degli elementi essenziali della bellezza.
L’autenticità è corrispondenza assoluta tra interiorità ed esteriorità, è la realizzazione del "logos" che c'è in ognuno di noi, ossia quel che ognuno di noi deve essere attraverso l'espressione del proprio daimon, elemento essenziale per una vita piena, appagante, felice e degna di essere vissuta. E nel momento in cui questa situazione si realizza, significa trovare se stessi, essere verità, portar fuori la propria legge divina, ridestare lo spirito dell'uomo che è così in grado di trascendere il momento e di farsi eterno, perché "ogni cosa è infinita se è a contatto con la sua essenza".
Ma per raggiungere la dimensione del sentire che vada oltre la dimensione del sé occorre fare un passo avanti ed imparare ad essere l'altro, ad essere ciò che osserviamo, a realizzare quindi una piena identificazione con ciò che è al di fuori di noi.
E all'autenticità, al sentimento e quindi alla bellezza, si può arrivare soltanto uscendo dal proprio ego, ossia soltanto attraverso un confronto e uno scambio partecipi e attivi con l'altro inteso come tutto ciò che ci circonda, e questo è un altro elemento cardine del libro che ricorre in diverse sfaccettature. Per capire chi siamo, per essere ciò che dobbiamo essere, per essere bellezza e dare bellezza, è necessario maturare la predisposizione alla contemplazione, che ci consente di entrare in connessione con ciò che osserviamo, in uno spazio in cui quindi non siamo più soli ma pregni di ciò che osserviamo, in una magica fusione verso un Uno che elimini ogni barriera e separazione e ci conduca in un altrove in cui tutto è verità, bellezza e beatitudine senza tempo.

Il suono della bellezza, primo libro di Virginia Saba, nonostante alcuni limiti prima accennati che hanno progressivamente smorzato la folgorazione iniziale che ho avuto nel leggere i primi capitoli, mi ha comunque complessivamente soddisfatto. Come la musica di Bach, anche questo libro di Virginia Saba è un dono di se stessa, della sua verità, ed è evidente come questo libro sia frutto di un lungo percorso di riflessione dell'autrice in cui emerge costantemente anche il suo sforzo di condividere con il lettore il suo personale percorso di ricerca nell'intento che ciò possa anche essere d'ispirazione per il lettore nell’intraprendere un proprio percorso in tal senso.
Scegliete un cavatappi, scavate dentro voi stessi e troverete tutte le cose […]. Io ho scavato e vi sto raccontando tutto. Ma si può raccontare l’anima?"
 
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