Haruf, Kent - Vincoli

alessandra

Lunatic Mod
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Esistono esseri umani incapaci di provare affetto e capaci di seminare il male ovunque. Uno di questi è Roy Goodnough, che vive per la terra e per il lavoro e pretende altrettanto dalla moglie, condannata a morire presto di crepacuore lasciandolo vedovo, e dai figli Edith e Lyman, condannati invece - lei per abnegazione, lui per debolezza - a subire i soprusi del padre e a vivere senza un amico, senza un amore, senza uno svago. Per sempre. La vita si accanisce presto sul fisico di Roy o per meglio dire - ironia della sorte - sulle sue mani, principale fonte di lavoro e di rendita, perciò da quel momento i figli dovranno fare anche la sua parte e per giunta accudirlo.
Dopo vari decenni, l'ottantenne Edith giace in un letto di ospedale, sorvegliata dalle autorità. Cosa è successo?
Questo è il romanzo d'esordio dell'autore della Trilogia della pianura e de Le nostre anime di notte. Qui l'autore non ha ancora trovato il suo stile: non c'è ancora la sua tipica scrittura piana e scarna, né la delicatezza che usa di solito nel descrivere fatti e sentimenti, riuscendo nell'intento evocativo e toccando nel profondo le corde dell'anima senza fare troppo male. Eppure questo libro non è a mio parere meno bello degli altri, è solo diverso: è crudo, doloroso, intenso in maniera diretta, quasi fisica. E' un libro scritto con un linguaggio più forte, con frasi più lunghe, con meno filtri.
E' un romanzo che parla di odio: quello del padre per tutto ciò che lo circonda e quello dei figli per il padre, seppure, nel caso di Edith, tale sentimento sia accompagnato da un senso del dovere e da una distorta forma di rispetto. Edith., la vera protagonista del libro, colei che sembra portare sulle spalle il peso del mondo, colei che rinuncia a tutto perché "è giusto così" e non smette mai di sorridere, neppure quando la fatica fisica e il dolore di vivere ogni giorno uguale all'altro potrebbe distruggerla.
Ed è un romanzo che parla di amore: quello del vicino di casa per Edith, quello di lei per lui, ma soprattutto quello di Edith per suo fratello Lyman, unico affetto rimastole al mondo.
Ma parla di tante altre cose: della vita nei campi, dello sfruttamento delle persone, dell'isolamento, della chiusura di una piccola città, seppure Holt sia un po' meno presente rispetto agli altri libri. E, come La strada di casa, a tratti si tinge di noir e viene voglia di arrivare alla fine anche per capire cosa è successo. Buona anche l'idea di scegliere come voce narrante il più caro amico dei Goodnough.
Molto bello.
 
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