Buttafuoco, Stefano - Il bambino 23. La storia e i sogni di Brando

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Ventitré. Nel mondo, sono soltanto ventitré i casi di una particolare variante della Sindrome di West riconducibile a una rarissima mutazione genetica: bambini innocenti colpiti dalla crudeltà del Caso, da un Destino che non guarda in faccia nessuno. Assieme a loro, ventitré famiglie a cui viene stravolta la vita e che vengono gettate nel baratro, senza preavviso, senza aver preparato lo straccio di un bagaglio per un viaggio verso una meta sconosciuta. Lungo il quale, di certo, non ti godrai il percorso. Ventitré casi in tutto il mondo rappresentano un numero troppo esiguo per sperare nella scienza. Nessuno si prenderà mai la briga di investire un solo euro o mezzo dollaro per trovare una soluzione. Fino al ventiduesimo caso, di questa variante aggressiva della Sindrome di West non sapevo praticamente nulla: quasi ne ignoravo l’esistenza, derubricandola mentalmente a umana compassione verso un problema altrui. Il ventitreesimo, invece, mi ha aperto gli occhi sull’abisso e adesso conosco tutto di questa maledetta disabilità infantile. Perché il bambino numero ventitré è Brando: mio figlio. E questa è la sua storia. Anzi. La nostra.

Ho letto questo libro un mese fa... ho voluto rimuoverne i dettagli, ma purtroppo non posso togliermi dalla testa la rabbia che ho provato leggendo. Rabbia, sì, non per quel che è accaduto al piccolo Brando, non per il destino beffardo che si è accanito sull'ennesima famiglia in modi che non possiamo neanche immaginare... rabbia per l'atteggiamento ed il modo di porsi di questo padre-narratore nei confronti, prima ancora che dei lettori, della sua stessa famiglia e di se stesso. Non voglio entrare nei dettagli, ma dall'inizio alla fine del racconto ho trovato, nelle espressioni utilizzate, nel vittimismo verso se stesso, pover'uomo bastonato dalla vita, un egoismo insopportabile dell'autore che sembra vedere - o non vedere - i membri della sua famiglia, Brando compreso, attraverso una lente opaca, un filtro annebbiato che gli restituisce prima di tutto la sua immagine... è difficile da spiegare, ma è quel che ho provato leggendo. Ho fatto veramente, veramente fatica... non lo consiglio.
 
Alto