Ibáñez, Blasco - Fango e canneti

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Epoca
Fine del secolo XIX.

Luogo
El Palmar, piccolissimo paesino (realmente esistente) all’interno de La Albufera, che è un lago salmastro a sud di Valencia (Spagna), all’epoca una sorta di paradiso naturale umido, che però vedeva ridurre la sua superficie a vantaggio delle risaie. Tra La Albufera e il mare, un bosco di macchia mediterranea (esistente anche quello), ancora ottimo per chi vuole fare una vacanza di spiaggia sabbiosa.

Trama e personaggi principali
Tio Palomas è una sorta di troglodita che vive di caccia e pesca, e nella sua infinita ignoranza disprezza i contadini, i mezzadri e i braccianti in quanto schiavi della terra e del padrone. Prende moglie (che sposarsi è un’altra cosa), che gli dà undici figli che fortunatamente (secondo lui) muoiono di stenti o annegati in qualche canale (altrimenti non ci sarebbe stato da mangiare per tutti). La moglie muore di stenti pure lei ma un figlio le sopravvive: Tono.
Siccome la casa è sporca e disordinata, un bel giorno Tio Palomas decide che anche Tono deve prendere moglie pure lui, che ubbidisce, si sposa e hanno subito un figlio (Tonet), adottano legalmente una bambina (La Borda), e di fatto anche la figlia della venditrice di anguille (Neleta), dopo di che pure la moglie di Tono muore di stenti.
Tio Tono per uscire dalla miseria, decide di acquistare un pezzo di lago e riempirlo di terra per coltivare il riso, perciò Tio Palomas, sentendosi tradito nel suo onore di bestia allo stato brado, non rivolge più la parola al figlio; Tonet si rifiuta di aiutarlo e perciò resta a riempire il lago da solo con La Borda.
Tonet, per essere sicuro di non combinare nulla nella vita, sceglie di fare il militare e andare a Cuba, da dove torna con tutti gli onori per aver fatto una strage di neri.
Neleta intanto, ha sposato il ricco del paese, vecchio e malato… ma mi fermo qui se no racconto troppo.

Ambiente
Sono tutti brutti, sporchi, cattivi e ignoranti, dando così una chiara idea di cosa fosse (e sia) la miseria: mangiare topi (in vendita nelle macellerie), gatti, lontre, qualsiasi uccello…bere acqua putrescente e malarica…lasciar morire le mogli, i figli… cercare di abortire nei modi più impensabili (e molto peggio)… sparatorie con la guardia civil e i vicini di casa… vivere sempre ubriachi fino a morire annegati nei canali… scannarsi per quattro soldi…

Opinione
Secondo me Blasco Ibanez ha scritto un libro importante e bellissimo (perché terribile e veritiero), e il fatto che resti sempre al di sopra di ogni giudizio (cedendo solo alla fine), spinge il lettore a darlo e magari a prendere posizione, posizione che evidentemente non faceva piacere a francisco franco caudillo de Espana por gracia de dios e ai suoi seguaci, che infatti fecero di tutto affinchè venisse dimenticato, lui e la sua opera: distruzione delle sua statue, abbandono della sua abitazione/museo, scomparsa delle sue opere da librerie e scuole.

Sempre secondo me, è interessante leggerlo subito prima o subito dopo qualche opera di Unamuno o Pio Baroja, sempre spagnoli e dello stesso periodo (ma graditi al dittatore) che invece consideravano la miseria come l’uscio del paradiso (il primo) o un bene necessario (il secondo), per capire l’abisso tra lo Scrittore e quei due lì.
 
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