Kotaro, Isaka - I sette killer dello Shinkansen

estersable88

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Ōji ha la faccia innocente di uno studente per bene, in realtà è un pericoloso psicopatico. È lui ad aver mandato in ospedale il figlio di Kimura, che ora si trova sullo Shinkansen – il treno proiettile – per vendicarsi. Ma Kimura e Ōji non sono gli unici passeggeri pericolosi. Nanao, a suo dire l'assassino piú sfigato del mondo, e la letale coppia formata da Mikan e Lemon sono sullo stesso treno. Chi o che cosa li ha riuniti in una manciata di vagoni? E chi arriverà vivo all'ultima stazione?

Un giallo a suo modo originale, questo di Isaka Kotaro, ambientato su un treno giapponese ad alta velocità. Un giallo tutto sommato gradevole, che non si prende troppo sul serio e che tiene compagnia sotto l'ombrellone. Un giallo che, tuttavia, desta qualche perplessità. Tra i punti a favore c'è, senza dubbio, il fatto che il punto di vista considerato sia sempre e solo quello del killer – anzi dei killer – e mai delle vittime. Di questo raduno improvvisato di addetti ai lavori, qui, non viene esaltata – come si potrebbe pensare – l'intelligenza, l'acume, la perspicacia, tutt'altro: l'immagine che vien fuori da queste pagine è ben lontana dal killer come siamo abituati ad immaginarlo… i killer qui sono maldestri, goffi, sfigati, lamentosi, magari anche efficienti, ma imprecisi, profondamente "umani" e perciò fallibili. Tra i punti a sfavore, invece, c'è il fatto che la storia sembra non decollare mai, non ci sono grandi climax di tensione, è tutto molto piatto se non fosse per i continui colpi di scena che dopo un po' sfiancano perché paiono deviare il percorso della trama e distogliere il lettore dall'obiettivo finale, dal senso ultimo del libro, sempre ammesso che ce ne sia uno, s'intende. In sostanza I sette killer dello Shinkansen è un libro da leggere senza troppe aspettative, giusto per vedere cosa ci riserverà la pagina dopo. E chissà che, letto con questo spirito, non finisca per sorprendere.
 
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