MonicaSo
Well-known member
Edith Bruck è una testimone preziosa, una delle ultime purtroppo, che con coraggio esemplare ci regala un ultimo libro, breve, intensissimo, commovente.
È la storia della bambina scalza, una piccola ebrea in uno sperduto villaggio ungherese. Dikte ha tanti fratelli, sei, sono poverissimi; è brava a scuola, ma è emarginata perché la persecuzione hitleriana si sta già facendo pesante e i fascisti ungheresi sono crudeli quanto i nazisti invasori. Presto l’intera famiglia sarà deportata e la madre che aveva messo a lievitare il pane dovrà abbandonarlo nella casa deserta. Un evento simbolico che segnerà la vita e la personalità di Dikte.
La scrittrice racconta con il consueto stile asciutto, essenziale, fortemente simbolico, la rinascita attraverso una serie di peregrinazionialla fine delle quali arriva in Italia. Qui comincia la sua nuova vita, qui decide che l’italiano sarà la lingua in cui scrivere, il suo sogno da sempre, qui incontra l’uomo che sarà suo marito, amato per oltre sessant’anni, il poeta regista Nelo Risi.
Il libro, breve, consta di appena sei capitoli, di grande intensa drammaticità, e si conclude con un’insolita Lettera a Dio:
“Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita. Pensieri elementari, piccoli, quelli della bambina che è in me, non sono con me e non sono invecchiati con me e neppure cambiati molto.”
Non c'è molto da aggiungere, soprattutto quando si leggono esperienze di vita come questa... Ogni vita sopravvissuta all'Olocausto è degna di essere raccontata e onorata.
Libro finalista al Premio Strega di quest'anno, fortemente consigliato.
È la storia della bambina scalza, una piccola ebrea in uno sperduto villaggio ungherese. Dikte ha tanti fratelli, sei, sono poverissimi; è brava a scuola, ma è emarginata perché la persecuzione hitleriana si sta già facendo pesante e i fascisti ungheresi sono crudeli quanto i nazisti invasori. Presto l’intera famiglia sarà deportata e la madre che aveva messo a lievitare il pane dovrà abbandonarlo nella casa deserta. Un evento simbolico che segnerà la vita e la personalità di Dikte.
La scrittrice racconta con il consueto stile asciutto, essenziale, fortemente simbolico, la rinascita attraverso una serie di peregrinazionialla fine delle quali arriva in Italia. Qui comincia la sua nuova vita, qui decide che l’italiano sarà la lingua in cui scrivere, il suo sogno da sempre, qui incontra l’uomo che sarà suo marito, amato per oltre sessant’anni, il poeta regista Nelo Risi.
Il libro, breve, consta di appena sei capitoli, di grande intensa drammaticità, e si conclude con un’insolita Lettera a Dio:
“Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita. Pensieri elementari, piccoli, quelli della bambina che è in me, non sono con me e non sono invecchiati con me e neppure cambiati molto.”
Non c'è molto da aggiungere, soprattutto quando si leggono esperienze di vita come questa... Ogni vita sopravvissuta all'Olocausto è degna di essere raccontata e onorata.
Libro finalista al Premio Strega di quest'anno, fortemente consigliato.