Lee, Min Jin - La moglie coreana

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"Corea, anni Trenta. Quando Sunja sale sul battello che la porterà a Osaka, in Giappone, verso una vita di cui non sa nulla, non immagina di star cambiando per sempre il destino del figlio che porta in grembo e delle generazioni a venire. Sa solo che non dimenticherà mai il suo Paese, la Corea colpita a morte dall'occupazione giapponese, e in cui tuttavia la vita era lenta, semplice, e dolce come le torte di riso di sua madre. Dolce come gli appuntamenti fugaci sulla spiaggia con l'uomo che l'ha fatta innamorare per poi tradirla, rivelandosi già sposato. Per non coprire di vergogna la locanda che dà da vivere a sua madre, e il ricordo ancora vivo dell'amatissimo padre morto troppo presto, Sunja lascia così la sua casa, al seguito di un giovane pastore che si offre di sposarla. Ma anche il Giappone si rivelerà un tradimento: quello di un Paese dove non c'è posto per chi, come lei, viene dalla penisola occupata. Perché essere coreani nel Giappone del XX secolo, attraverso tutte le tempeste che la Storia riserverà a quegli anni densi e implacabili, è come giocare al gioco giapponese proibito, il pachinko: un azzardo, una battaglia contro forze più grandi che solo uno sfacciato, imprevedibile colpo di fortuna può ribaltare.
La moglie coreana, rivelazione letteraria dell'anno, è una grande saga, intima e al tempo stesso universale, che attraversa quattro generazioni di una famiglia regalandoci personaggi appassionati che vivono, amano, lottano sotto un cielo indifferente come la Storia stessa. In cerca di un posto da chiamare, finalmente, casa."

L'autrice, americana di origini coreane, racconta una saga familiare che si snoda per circa mezzo secolo, molto appassionante e scorrevole. Gli esuli coreani che si trasferiscono in Giappone vengono considerati di classe inferiore, e i loro figli e nipoti, anche se nati in Giappone, non sono considerati nè giapponesi nè coreani.

Titolo originale “Pachinko” (è un gioco d’azzardo giapponese molto diffuso nel dopoguerra).
«Nel 1989, quando ero ancora all’università, ho partecipato a una conferenza in cui un missionario americano ha raccontato la vicenda di un tredicenne coreano-giapponese vittima di bullismo» ha detto la scrittrice, che non ha mai dimenticato questa storia.
«Quando nel 2007 mi sono trasferita con mio marito in Giappone per lavoro ho iniziato a intervistare il popolo coreano-giapponese, persone colte nella morsa della Storia; volevano avere una vita regolare e ricevere un trattamento equo. Soprattutto, volevano essere sia buoni giapponesi che buoni coreani». Così, dopo una lunghissima gestazione (quasi trent'anni!) è nato “Pachinko”.

Consigliatissimo a chi ama le saghe familiari e chi è interessato all'Asia Orientale.
 
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