gamine2612
Together for ever
l narratore del romanzo e un suo amico, Oehler, camminano lungo una anonima strada di Vienna, la Klosterneuburgerstrasse. Fino a poco tempo fa, il narratore, lungo questa medesima strada, camminava il mercoledì insieme a Oehler, il lunedì con l’amico di entrambi Karrer. Ora cammina con Oehler anche il lunedì, perché Karrer, essendo impazzito, è rinchiuso nel manicomio di Steinhof, affidato alle cure di uno psicanalista che, come la maggioranza degli psicanalisti, è un superficiale.
utto è successo — dice Oehler — un giorno in cui lui e Karrer stavano camminando come adesso lungo la Klosterneuburgerstrasse. Karrer era molto provato per due motivi. Il primo motivo consisteva nel suicidio recente del suo amico, lo scienziato Hollensteteiner. Karrer — dice Oehler — aveva sempre considerato che il suo amico scienziato potesse suicidarsi, sia per cause interne che per cause esterne.
Il rifiuto dello Stato austriaco, emblema della ignavia, della grettezza e della stupidità umana, di appoggiare Hollensteiner nelle sue ricerche scientifiche, mentre Hollensteiner lo richiedevano le maggiori università europee, era stata la causa esterna che aveva fatto precipitare la situazione. Hollensteiner, infatti, odiava il suo Paese, era colmo di rancore verso il suo Paese dal quale era rifiutato, era contro il suo Paese e contro tutti i cittadini ignavi, gretti e stupidi che abitavano nel suo Paese, ma considerava innaturale dover abbandonare il suo Paese. Dunque, si era suicidato in Austria. E questo era il primo motivo per cui Karrer quel giorno era molto provato.
Il secondo motivo consisteva nello sforzo disumano al quale, non solo per il suicidio di Hollensteiner, aveva sottoposto la sua mente. E cioè: «Meditare fino allo sfinimento su cose insolubili»; porsi domande inutili perché tutte le domande, le milioni di domande che quotidianamente si pongono gli individui, sono relative e per questa ragione non è possibile dare a tali domande una risposta; pensare, erroneamente, che una maggiore intensità del pensiero possa mai portare a qualche conclusione solida del pensiero, e non a un progressivo sfinimento.
In queste condizione — racconta Oehler — Karrer era entrato nel negozio di pantaloni Rustenschacher e aveva chiesto al commesso di poter visionare dei pantaloni invernali. Il commesso aveva gettato sul bancone un mucchio di pantaloni invernali, ma senza etichetta della fabbrica, e la cosa già non era andata giù a Karrer. Infatti, aveva picchiato violentemente il bastone sul bancone. Quando poi il commesso aveva messo in controluce un paio di pantaloni, in modo che Karrer potesse esaminare la qualità del tessuto in controluce, e subito era apparso come il tessuto avesse dei punti radi, lisi, quindi non fosse affatto inglese come continuava a sostenere il commesso, bensì, con ogni probabilità, cecoslovacco, come continuava a sostenere Karrer picchiando furiosamente il bastone sul bancone, il loro amico, Karrer, era definitivamente impazzito.
Karrer — dice Oehler — era ossessionato dalla monotonia della Klosterneuburgerstrasse, dallo addormentarsi in quella strada sporca e triste, dalla «sua peculiare inermità e immobilità nella Klosterneuburgerstrasse». Sapeva che quello che facciamo è nulla. Quello che respiriamo è nulla. Che, camminando, ci muoviamo da una disperazione all’altra, ancora più disperata di quella precedente. Che vorremmo andare via e non lo facciamo, e quindi diventiamo sempre più deboli e più inetti, «ma se ci domandiamo perché non siamo andati via, ovvero andare via per tempo» non riusciamo a darci una risposta, e «non capiamo più nulla».
Questo romanzo breve e ben esposto in questa egregiea spiegazone che ho utlizzato, può apparire al lettore ripetitivo ed ossessivo e dare già una idea di come lo scrittore vuol far entrare nel tema: la pazzia di Karrer . Questa pazzia è principalemte causata della grettezza e della stupidità umana( che lo scrittore denunciava come male insito nella sua Nazione e nei suoi rappresentanti), dal dolore per il suicidio dell' amico e dal disprezzo della vita in quel luogo in quel tempo.
La riflessione sulle idee correlazione automatica tra gesti e pensieri, tra azioni scontate e ripetitive del quotidiamo, automatismi, giri della mente non sono forse riscontrabili effettivamente nell'uomo di ogni epoca ? Si legge tutto d'un fiato, senza capitoli o pause.
Non facile, ma positiva ne è stata la lettura.
utto è successo — dice Oehler — un giorno in cui lui e Karrer stavano camminando come adesso lungo la Klosterneuburgerstrasse. Karrer era molto provato per due motivi. Il primo motivo consisteva nel suicidio recente del suo amico, lo scienziato Hollensteteiner. Karrer — dice Oehler — aveva sempre considerato che il suo amico scienziato potesse suicidarsi, sia per cause interne che per cause esterne.
Il rifiuto dello Stato austriaco, emblema della ignavia, della grettezza e della stupidità umana, di appoggiare Hollensteiner nelle sue ricerche scientifiche, mentre Hollensteiner lo richiedevano le maggiori università europee, era stata la causa esterna che aveva fatto precipitare la situazione. Hollensteiner, infatti, odiava il suo Paese, era colmo di rancore verso il suo Paese dal quale era rifiutato, era contro il suo Paese e contro tutti i cittadini ignavi, gretti e stupidi che abitavano nel suo Paese, ma considerava innaturale dover abbandonare il suo Paese. Dunque, si era suicidato in Austria. E questo era il primo motivo per cui Karrer quel giorno era molto provato.
Il secondo motivo consisteva nello sforzo disumano al quale, non solo per il suicidio di Hollensteiner, aveva sottoposto la sua mente. E cioè: «Meditare fino allo sfinimento su cose insolubili»; porsi domande inutili perché tutte le domande, le milioni di domande che quotidianamente si pongono gli individui, sono relative e per questa ragione non è possibile dare a tali domande una risposta; pensare, erroneamente, che una maggiore intensità del pensiero possa mai portare a qualche conclusione solida del pensiero, e non a un progressivo sfinimento.
In queste condizione — racconta Oehler — Karrer era entrato nel negozio di pantaloni Rustenschacher e aveva chiesto al commesso di poter visionare dei pantaloni invernali. Il commesso aveva gettato sul bancone un mucchio di pantaloni invernali, ma senza etichetta della fabbrica, e la cosa già non era andata giù a Karrer. Infatti, aveva picchiato violentemente il bastone sul bancone. Quando poi il commesso aveva messo in controluce un paio di pantaloni, in modo che Karrer potesse esaminare la qualità del tessuto in controluce, e subito era apparso come il tessuto avesse dei punti radi, lisi, quindi non fosse affatto inglese come continuava a sostenere il commesso, bensì, con ogni probabilità, cecoslovacco, come continuava a sostenere Karrer picchiando furiosamente il bastone sul bancone, il loro amico, Karrer, era definitivamente impazzito.
Karrer — dice Oehler — era ossessionato dalla monotonia della Klosterneuburgerstrasse, dallo addormentarsi in quella strada sporca e triste, dalla «sua peculiare inermità e immobilità nella Klosterneuburgerstrasse». Sapeva che quello che facciamo è nulla. Quello che respiriamo è nulla. Che, camminando, ci muoviamo da una disperazione all’altra, ancora più disperata di quella precedente. Che vorremmo andare via e non lo facciamo, e quindi diventiamo sempre più deboli e più inetti, «ma se ci domandiamo perché non siamo andati via, ovvero andare via per tempo» non riusciamo a darci una risposta, e «non capiamo più nulla».
Questo romanzo breve e ben esposto in questa egregiea spiegazone che ho utlizzato, può apparire al lettore ripetitivo ed ossessivo e dare già una idea di come lo scrittore vuol far entrare nel tema: la pazzia di Karrer . Questa pazzia è principalemte causata della grettezza e della stupidità umana( che lo scrittore denunciava come male insito nella sua Nazione e nei suoi rappresentanti), dal dolore per il suicidio dell' amico e dal disprezzo della vita in quel luogo in quel tempo.
La riflessione sulle idee correlazione automatica tra gesti e pensieri, tra azioni scontate e ripetitive del quotidiamo, automatismi, giri della mente non sono forse riscontrabili effettivamente nell'uomo di ogni epoca ? Si legge tutto d'un fiato, senza capitoli o pause.
Non facile, ma positiva ne è stata la lettura.