IreneElle
Member
Dalla quarta di copertina:
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della "casta" politica, dei moderati, del buonsenso. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei cialtroni, dei delinquenti, degli avventurieri, degli incendiari e anche dei "puri", che sono i più feroci e i più fessi. Da un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 lui invece è descritto come un uomo «intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale». Lui: Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso e direttore di un piccolo giornale di opposizione, è un personaggio da romanzo. Sarebbe un personaggio da romanzo, se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue la realtà, il corpo dell'Italia, nella storia e nella cronaca, nella tragedia e nella farsa. E infatti la saggistica ha finora dissezionato ogni aspetto della vita di Mussolini. Nessuno però aveva mai trattato la parabola politica, umana, esistenziale di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo in cui d'inventato non c'è assolutamente nulla. Un'opera che ci conduce a rivivere passo per passo il ventennio che ha cambiato per sempre la nostra storia.
Mia opinione:
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della "casta" politica, dei moderati, del buonsenso. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei cialtroni, dei delinquenti, degli avventurieri, degli incendiari e anche dei "puri", che sono i più feroci e i più fessi. Da un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 lui invece è descritto come un uomo «intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale». Lui: Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso e direttore di un piccolo giornale di opposizione, è un personaggio da romanzo. Sarebbe un personaggio da romanzo, se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue la realtà, il corpo dell'Italia, nella storia e nella cronaca, nella tragedia e nella farsa. E infatti la saggistica ha finora dissezionato ogni aspetto della vita di Mussolini. Nessuno però aveva mai trattato la parabola politica, umana, esistenziale di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo in cui d'inventato non c'è assolutamente nulla. Un'opera che ci conduce a rivivere passo per passo il ventennio che ha cambiato per sempre la nostra storia.
Mia opinione:
vi dico di NON spaventarvi dalla grandezza del tomo poiché si legge in modo davvero scorrevole. Tralascio la diatriba: romanzo o saggio o entrambi? Tralascio gli errori segnalati da Ernesto Galli Della Loggia e vi dico solo che l’autore ha fatto un lavoro certosino di ricostruzione storica in cui nulla è inventato e ci consegna Mussolini in tutte le sue sfaccettature: M. il figlio del fabbro, M. il direttore di giornale, M. l’amante selvaggio e sifilitico, M. marito e padre, M. il politico, M. la bestia.
“Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci”.
E se penso a questa frase e osservo il presente, qualche brivido mi viene.
Perché sì, lui fiutò un’Italia stanca e sfinita, ma il libro racconta molto bene il modo sistematico con cui gli squadristi picchiarono, uccisero ed incendiarono l’Italia intera per piegarla al loro volere.
“L’Italia è davvero un Paese meraviglioso: quarantotto ore di manganellate sono riuscite dove aveva fallito un secolo di lotte”.
Il libro, sembrerebbe il primo di una trilogia, si ferma al 1925; diciamo che la narrazione è più lenta nella prima parte, più ritmata dalla marcia su Roma fino all’omicidio di Giacomo Matteotti con cui si conclude questo primo tomo.
Per me è un libro meraviglioso perché offre un ripasso della Storia in modo inedito, sotto una luce nuova e da diverse angolazioni.
E se il 25 Aprile non festeggerete la Liberazione, non esporrete sui vostri balconi la bandiera tricolore perché qualcuno, che i libri di Storia non li ha mai aperti, minimizza questa giornata, rileggete queste parole: “Ci calunniavano, non volevano comprenderci e per quanto si possa deplorare la violenza, per ficcare le nostre idee nei cervelli refrattari, dovevamo piantarle a suon di randellate”. Dal discorso di Benito Mussolini al Teatro Comunale di Bologna, 3 Aprile 1921.
“Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci”.
E se penso a questa frase e osservo il presente, qualche brivido mi viene.
Perché sì, lui fiutò un’Italia stanca e sfinita, ma il libro racconta molto bene il modo sistematico con cui gli squadristi picchiarono, uccisero ed incendiarono l’Italia intera per piegarla al loro volere.
“L’Italia è davvero un Paese meraviglioso: quarantotto ore di manganellate sono riuscite dove aveva fallito un secolo di lotte”.
Il libro, sembrerebbe il primo di una trilogia, si ferma al 1925; diciamo che la narrazione è più lenta nella prima parte, più ritmata dalla marcia su Roma fino all’omicidio di Giacomo Matteotti con cui si conclude questo primo tomo.
Per me è un libro meraviglioso perché offre un ripasso della Storia in modo inedito, sotto una luce nuova e da diverse angolazioni.
E se il 25 Aprile non festeggerete la Liberazione, non esporrete sui vostri balconi la bandiera tricolore perché qualcuno, che i libri di Storia non li ha mai aperti, minimizza questa giornata, rileggete queste parole: “Ci calunniavano, non volevano comprenderci e per quanto si possa deplorare la violenza, per ficcare le nostre idee nei cervelli refrattari, dovevamo piantarle a suon di randellate”. Dal discorso di Benito Mussolini al Teatro Comunale di Bologna, 3 Aprile 1921.