bouvard
Well-known member
Il sessantaseienne Yehudà Kaminka torna dall’America in Israele per divorziare dalla moglie chiusa in un ospedale psichiatrico da quando ha cercato di ucciderlo. Questo libro mi ha ricordato molto nella semplicità della trama e nella complessità dello stile narrativo Mentre morivo di Faulkner (però un po’ più semplice da leggere!).
Un divorzio tardivo è innanzitutto un romanzo corale con più voci narranti, ognuna con una sua peculiarità stilistica – flusso di coscienza, dialogo ad una sola voce – e ognuna con un diverso punto di vista. E proprio queste scelte stilistiche di Yehoshua costringono il lettore ad un ruolo “attivo”.
Sia perché proprio come in Faulkner i personaggi ci vengono presentati un po’ alla volta e all’inizio di ogni capitolo il lettore deve capire a chi appartenga la nuova voce narrante (tranquilli nel giro di una massimo due pagine si riesce sempre a capirlo).
Sia perché per la prima volta proprio in questo libro Yehoshua usa l’escamotage del “dialogo ad una sola voce”. A differenza di un dialogo normale in cui si ascoltano due voci, nel dialogo ad una sola voce lo scrittore scrive solo la parte della voce narrante, mentre risposte, obiezioni e domande dell’interlocutore il lettore deve ricostruirsele da sé. E devo dire che proprio questo capitolo è quello che ho preferito, per la sua maggiore fluidità e scorrevolezza.
Ma Un divorzio tardivo di contro alla semplicità della trama è anche un romanzo complesso nei contenuti, proprio come sono complessi i rapporti fra le persone nella vita. Tra padri e figli, tra marito e moglie. Rapporti fatti di silenzi, parole non dette, rancori, pregiudizi, bugie, paure. Soprattutto paure che ognuno cerca di esorcizzare a modo suo.
Consigliatissimo
Un divorzio tardivo è innanzitutto un romanzo corale con più voci narranti, ognuna con una sua peculiarità stilistica – flusso di coscienza, dialogo ad una sola voce – e ognuna con un diverso punto di vista. E proprio queste scelte stilistiche di Yehoshua costringono il lettore ad un ruolo “attivo”.
Sia perché proprio come in Faulkner i personaggi ci vengono presentati un po’ alla volta e all’inizio di ogni capitolo il lettore deve capire a chi appartenga la nuova voce narrante (tranquilli nel giro di una massimo due pagine si riesce sempre a capirlo).
Sia perché per la prima volta proprio in questo libro Yehoshua usa l’escamotage del “dialogo ad una sola voce”. A differenza di un dialogo normale in cui si ascoltano due voci, nel dialogo ad una sola voce lo scrittore scrive solo la parte della voce narrante, mentre risposte, obiezioni e domande dell’interlocutore il lettore deve ricostruirsele da sé. E devo dire che proprio questo capitolo è quello che ho preferito, per la sua maggiore fluidità e scorrevolezza.
Ma Un divorzio tardivo di contro alla semplicità della trama è anche un romanzo complesso nei contenuti, proprio come sono complessi i rapporti fra le persone nella vita. Tra padri e figli, tra marito e moglie. Rapporti fatti di silenzi, parole non dette, rancori, pregiudizi, bugie, paure. Soprattutto paure che ognuno cerca di esorcizzare a modo suo.
Consigliatissimo