malafi
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L'insopprimibile anelito alla libertà, la volontà di un popolo pacifico e fiero di non lasciarsi asservire dal nemico. È questo il tema de "La luna è tramontata", uno dei libri più amati di Steinbeck, scritto nel 1942, durante una delle fasi più cupe della Seconda guerra mondiale. Traendo spunto da un episodio della resistenza norvegese contro l'invasione nazista, questo romanzo è la storia di gente semplice, abituata a fare i conti con sentimenti umili ed eterni: l'amore, l'odio, il senso della responsabilità e della dignità. Un'opera limpida e priva di retorica che trascende la cronaca per rendere omaggio al coraggio di un pugno di uomini normali destinati dalle circostanze a diventare eroi per proteggere le proprie tradizioni democratiche.
Romanzo minore di Steinbeck, prova ne sia che non era ancora stato recensito.
Molto diverso da altri letti, non tanto per il tema (lui è stato anche uno scrittore di guerra) quanto per il pathos.
Pathos che non c'è, a differenza di tanti altri suoi romanzi.
E' una cronaca lenta, distaccata e senza tempo, dove le cose sembrano accadere per una fatalità, per un destino segnato che non poteva non indirizzarsi in quella direzione.
Eppure l'ho trovato bellissimo.
Quasi surreale in alcune sue parti, tanto le cose accadono in modo stanco ....
La sua bellezza sta proprio nell'aver saputo rappresentare molto bene questo sentimento generato nel popolo di questa cittadina dall'occupazione tedesca. Un'occupazione gentile, almeno all'inizio: on pare neppure di essere in guerra, ma di essere su un fronte lontanissimo all'estremo più lontano dove le cose accadono per inerzia.
E l'atteggiamento dei cittadini passa dall'iniziale sbigottimento ad una graduale ribellione, fatta anche di fatti di sangue, ma raccontata come si parlasse d'altro. Sempre in modo distaccato.
Sono però convinto che sia un gradino sotto ad altri romanzi di Steinbeck e che possa non piacere, anche se per me vale 4/5
Romanzo minore di Steinbeck, prova ne sia che non era ancora stato recensito.
Molto diverso da altri letti, non tanto per il tema (lui è stato anche uno scrittore di guerra) quanto per il pathos.
Pathos che non c'è, a differenza di tanti altri suoi romanzi.
E' una cronaca lenta, distaccata e senza tempo, dove le cose sembrano accadere per una fatalità, per un destino segnato che non poteva non indirizzarsi in quella direzione.
Eppure l'ho trovato bellissimo.
Quasi surreale in alcune sue parti, tanto le cose accadono in modo stanco ....
La sua bellezza sta proprio nell'aver saputo rappresentare molto bene questo sentimento generato nel popolo di questa cittadina dall'occupazione tedesca. Un'occupazione gentile, almeno all'inizio: on pare neppure di essere in guerra, ma di essere su un fronte lontanissimo all'estremo più lontano dove le cose accadono per inerzia.
E l'atteggiamento dei cittadini passa dall'iniziale sbigottimento ad una graduale ribellione, fatta anche di fatti di sangue, ma raccontata come si parlasse d'altro. Sempre in modo distaccato.
Sono però convinto che sia un gradino sotto ad altri romanzi di Steinbeck e che possa non piacere, anche se per me vale 4/5