Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto
inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo
soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere
dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti
di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia
si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria
è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti
della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia? La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza:
le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù
di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
Esordio col botto per Anna Giurickovic Dato, che affronta un tema tanto scomodo quanto scabroso, qual è quello della pedofilia e dell’incesto. “La figlia femmina” è un libro che si legge in poche ore, ma che lascia profondamente turbati.
E’ il racconto di Silvia, giovane madre di Maria, una ragazzina di tredici anni con un carattere scontroso, schivo e molto umorale. Ed a Roma anche il tempo è instabile e sembra seguire gli umori di Maria la mattina in cui Silvia comincia a raccontare: è molto tesa perché ha invitato a pranzo Antonio, l’uomo di cui si è innamorata, il primo dopo l’ex marito Giorgio. Silvia vuole presentare Antonio a Maria ed ha paura del comportamento della figlia: si chiuderà in un mutismo o sbatterà la porta rovinando la giornata a tutti? Ma sorprendentemente Maria, oltre ad essere più bella del solito, è anche allegra ed affabile, scherza e ride con Antonio, mette tutti a loro agio, è padrona della conversazione… Silvia non l’ha mai vista così ed al principio è contenta di questa reazione entusiastica, ma ben presto l’aria si surriscalda e d’improvviso la piccola Maria non sembra più così indifesa.
Troppo annichilita per reagire alla piega presa dalla situazione, Silvia alterna le visioni del presente ed i ricordi del passato, in Marocco, a Rabat, quando c’era ancora suo marito Giorgio, l’amore della sua vita, il suo punto di riferimento, la perfezione assoluta. E tutto torna, tutto si colloca nella giusta dimensione… vittima e carnefice, turbata e disturbata, Maria si trasforma da angioletto delle fiabe a strega ammaliatrice sotto gli occhi impotenti di una madre troppo abituata a non voler vedere.
I temi di questo libro sono l’incomunicabilità, la fiducia negli altri che acceca e annebbia l’intelletto, la pedofilia e le conseguenze disastrose degli abusi sui minori, specie se avvenuti in ambito familiare.
“La figlia femmina” è un libro che parla con forza dirompente di ricordi delicati, che racconta con lucida consapevolezza la nebbia dei ricordi e che mette a nudo le conseguenze e le implicazioni del troppo amore, da diversi punti di vista. Bellissimo, angosciante, conturbante… a fine lettura si resta sgomenti, tramortiti e senza più parole. Lo consiglio a tutti, perché a volte il dramma è dietro l’angolo quando la cattiveria si traveste da bontà.
inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo
soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere
dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti
di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia
si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria
è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti
della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia? La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza:
le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù
di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
Esordio col botto per Anna Giurickovic Dato, che affronta un tema tanto scomodo quanto scabroso, qual è quello della pedofilia e dell’incesto. “La figlia femmina” è un libro che si legge in poche ore, ma che lascia profondamente turbati.
E’ il racconto di Silvia, giovane madre di Maria, una ragazzina di tredici anni con un carattere scontroso, schivo e molto umorale. Ed a Roma anche il tempo è instabile e sembra seguire gli umori di Maria la mattina in cui Silvia comincia a raccontare: è molto tesa perché ha invitato a pranzo Antonio, l’uomo di cui si è innamorata, il primo dopo l’ex marito Giorgio. Silvia vuole presentare Antonio a Maria ed ha paura del comportamento della figlia: si chiuderà in un mutismo o sbatterà la porta rovinando la giornata a tutti? Ma sorprendentemente Maria, oltre ad essere più bella del solito, è anche allegra ed affabile, scherza e ride con Antonio, mette tutti a loro agio, è padrona della conversazione… Silvia non l’ha mai vista così ed al principio è contenta di questa reazione entusiastica, ma ben presto l’aria si surriscalda e d’improvviso la piccola Maria non sembra più così indifesa.
Troppo annichilita per reagire alla piega presa dalla situazione, Silvia alterna le visioni del presente ed i ricordi del passato, in Marocco, a Rabat, quando c’era ancora suo marito Giorgio, l’amore della sua vita, il suo punto di riferimento, la perfezione assoluta. E tutto torna, tutto si colloca nella giusta dimensione… vittima e carnefice, turbata e disturbata, Maria si trasforma da angioletto delle fiabe a strega ammaliatrice sotto gli occhi impotenti di una madre troppo abituata a non voler vedere.
I temi di questo libro sono l’incomunicabilità, la fiducia negli altri che acceca e annebbia l’intelletto, la pedofilia e le conseguenze disastrose degli abusi sui minori, specie se avvenuti in ambito familiare.
“La figlia femmina” è un libro che parla con forza dirompente di ricordi delicati, che racconta con lucida consapevolezza la nebbia dei ricordi e che mette a nudo le conseguenze e le implicazioni del troppo amore, da diversi punti di vista. Bellissimo, angosciante, conturbante… a fine lettura si resta sgomenti, tramortiti e senza più parole. Lo consiglio a tutti, perché a volte il dramma è dietro l’angolo quando la cattiveria si traveste da bontà.
Ultima modifica di un moderatore: