Se si dice “la Rossa” può venire in mente un’anziana, esperta e allegra prostituta di un romanzo di Amado o simili, felice di esserlo. Ma non è così: la Rossa è un morbo tremendo, che in breve tempo si è portato via tutti gli adulti lasciando al mondo solo i bambini, destinati anch’essi a scomparire una volta diventati “grandi” (difficile vivere più di quattordici anni). In questa Sicilia desolata Anna passa il tempo a procurare il cibo per sé e il fratellino Astor - che, quando morì la mamma qualche anno prima, aveva quattro anni e che quindi non ricorda quasi nulla del mondo pre-catastrofe – e ad accudirlo.
Ho letto diversi libri di questo filone “post-catastrofico”: ho trovato analogie con La strada, Cecità, Nel paese delle ultime cose di Auster. Perciò, soprattutto all’inizio, la sensazione di “già visto” è stata prepotente. Ma ogni autore ha la sua penna e la sua particolarità, e presto ho ritrovato il caro, vecchio Ammaniti, con le sue assurdità calate in un contesto reale (non realistico, ma credibile come se tutto avvenisse qui e ora), la sua cruda ironia e l’innata capacità di immedesimarsi nei bambini e negli adolescenti. Cosa succederebbe se al mondo ci fossero solo bambini? L’autore ha immaginato ciò, secondo me, in modo verosimile, senza eccedere né nel bene (niente edulcorazioni poco credibili) né nel male (quanto i bambini, soprattutto se privi di controllo e se lottano per la sopravvivenza, possono essere cattivi?).L’autore ci regala ancora una volta una bella storia di formazione, pur ambientata in un contesto estremo; seppur non supportata da una società ordinata Anna, inevitabilmente, cresce e, pur avendo pensieri e una vita non comune nel mondo che conosciamo, prova gli stessi sentimenti che in esso si provano. Il messaggio che ho percepito alla fine è di surreale, forse immotivata speranza.
Credo che se Ammaniti smettesse di scrivere mi dispiacerebbe molto, è uno scrittore che sento profondamente vicino
Ho letto diversi libri di questo filone “post-catastrofico”: ho trovato analogie con La strada, Cecità, Nel paese delle ultime cose di Auster. Perciò, soprattutto all’inizio, la sensazione di “già visto” è stata prepotente. Ma ogni autore ha la sua penna e la sua particolarità, e presto ho ritrovato il caro, vecchio Ammaniti, con le sue assurdità calate in un contesto reale (non realistico, ma credibile come se tutto avvenisse qui e ora), la sua cruda ironia e l’innata capacità di immedesimarsi nei bambini e negli adolescenti. Cosa succederebbe se al mondo ci fossero solo bambini? L’autore ha immaginato ciò, secondo me, in modo verosimile, senza eccedere né nel bene (niente edulcorazioni poco credibili) né nel male (quanto i bambini, soprattutto se privi di controllo e se lottano per la sopravvivenza, possono essere cattivi?).L’autore ci regala ancora una volta una bella storia di formazione, pur ambientata in un contesto estremo; seppur non supportata da una società ordinata Anna, inevitabilmente, cresce e, pur avendo pensieri e una vita non comune nel mondo che conosciamo, prova gli stessi sentimenti che in esso si provano. Il messaggio che ho percepito alla fine è di surreale, forse immotivata speranza.
Credo che se Ammaniti smettesse di scrivere mi dispiacerebbe molto, è uno scrittore che sento profondamente vicino