"Tropico del cancro è il libro di un uomo felice. [...] Nonostante anni di vita lumpenproletaria alle sue spalle, anni di fame, di vagabondaggio, di sozzura, di sconfitte, di notti all'addiaccio, di lotte coi funzionari di frontiera, di interminabili sforzi per avere qualche spicciolo, MIller si accorge di godere la vita. [...] Lungi dal protestare, egli accetta. E' la stessa parola "accettazione" illumina la sua autentica affinità con un altro americano, Walt Whitman. Ma c'è qualcosa di piuttosto curioso nell'essere un Walt Whitman del 1935. Non è certo che se Whitman fosse stato ancora vivo in quel periodo avrebbe scritto qualcosa che lontanamente assomigliasse a Fogli d'erba. Perchè tutto quello ch'egli dice in definitiva è : "Accetto", e c'è una radicale differenza fra un'accettazione di oggi e un'accettazione di allora. Whitman scriveva in un'epoca d'incomparabile prosperità, ma ancor più di questo scriveva in un paese dove la libertà era qualcosa di più di una parola. [...] Fortunatamente per le sue idee, forse, egli morì abbastanza presto per non assistere al crollo della vita americana, provocato dal sorgere della grande industria e dallo sfruttamento della mano d'opra straniera.
La visione di Miller è profondamente affine a quella di Whitman, e quasi tutti quelli che lo hanno letto se ne sono accorti. Tropico del Cancro termina con una chiusa tipicamente alla Whitman, nella quale, dopo varie dissolutezze, sbornie, truffe e scazzottature, egli si siede a guardare scorrere la SEnna in una specie di mistica accettazione delle cose come sono. Ma, poi che cosa accetta? [...]
Dire "accetto" in un'epoca come la nostra, è dire che si accettano cammpi di concentramento, sfollagente, Hitler, Stalin, bombe, aeroplani, cibo in scatola, mitragliatrici, putsch, bagni di sangue, slogan, cinture Bedaux, maschere antigas, sottomarini, spie, agenti provocatori, censura sulla stampa, prigioni segrete, aspirina, film di Hollywood e assassinii politici. [...] E in linea di massima questo è l'atteggiamento di Henry Miller.[...] Ma nel complesso l'atteggiamento è un "mandiamo giù anche questa". [...]
Accettare la civiltà così com'è significa praticamente accettare la decadenza. Ha cessato di esser un atteggiamento intrepido ed è venuto un atteggiamento passivo:anzi "decadente", ammesso che questa parola significhi qualcosa.
Ma appunto perchè è passivo all'esperienza, Miller può avvicinarsi maggiormente all'uomo comune di quanto non siano in grado di fare gli scrittori con più definite intenzioni. Perchè anche l'uomo comune è passivo.
[...] L'uomo comune di MIller non è nè l'operaio di stabilimento nè il piccolo borghese con una casetta di sua proprietà nei sobborghi, ma il derelitto, il declassè, l'avventuriero, l'intellettuale americano senza radici e senza quattrini. [...]
Miller è stato in grado di trarre il massimo profitto dal suo materiale piuttosto limitato perchè ha avuto il coraggio di identificarsi con esso. L'uomo comune, il "sensuale uomo medio", ha avuto il dono della favell, come il somaro Balaam. Si vedrà che ciò è fuori tempo, o per lo meno furoi moda. Il sensuale uomo medio non è più di moda. L'atteggiamento passivo, apolitico è fuori moda. Occuparsi di problemi sessuali, la verità sulla vita più intima sono cose fuori moda. La Parigi degli americani scapigliati non è più di moda. Un libro come Tropico del Cancro, pubblicato in un'epoca simile, deve essere o un tedioso preziosismo o qualcosa d'insolito, e ritengo che la maggioranza di coloro che lo hanno letto convengano che non è il primo del suo genere.
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Nei suoi libri si fugge bruscamente dall' "animale politico" per tornare a un punto di vista non solo individualistico, ma completamente passivo: il punto di vista di un uomo che sa come il processo mondiale sia qualcosa al di là del suo controllo, e che comunque non desidera minimamente averne il controllo.[...] Ovunque vi si nota il senso di cataclisma imminente, e quasi ovunque la sottintesa opinione che la cosa non ha importanza. [...] Egli nè vuole accellerare il processo mondiale nè si sforza di ostacolarlo, ma d'altra parte non lo ingora affatto. Direi ch'egli crede nell'imminente rovina della civiltà occidentale molto più fermamente della maggioranza degli scrittori "rivoluzionari"; solo che non si sente chiamato a intervenire nè punto nè poco. Suona la cetra mentre Roma brucia e , diversamente dall'immensa maggiorazna delle persona che fanno la stessa cosa, suona con la faccia rivolta verso le fiamme.
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Io caldamente raccomando a chiunque non l'abbia ancora fatto di leggere almeno Tropico del Cancro. [...]
da "Il ventre della balena" di George Orwell