bouvard
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Acque di Primavera è un libro malinconico, a dire il vero lo è nelle prime tre pagine e nel finale, il resto della narrazione è allegra, positiva, ma sono proprio quelle tre pagine iniziali a mettere in guardia il lettore che non si lascerà così ingannare sulla durata di quell’allegria e felicità. E’ un libro malinconico perché si sofferma a considerare il trascorrere inesorabile del tempo e l’impossibilità di far rivivere il passato. E’ normale, quando gli anni che restano ancora da vivere sono meno di quelli che si son vissuti, fare dei bilanci della propria vita. Se si ha avuta una vita piena, come quella di Gemma nel libro, magari anche non fatta di grandi cose, ma piena di affetti, allora si ripensa al passato senza rimpianti, nonostante i dolori o le amarezze che comunque si sono vissuti, e si guarda il futuro con serenità. Se, invece, si arriva a cinquant’anni soli, come capita a Sanin, allora si viene assaliti dall’angoscia per la morte. Ad angosciare Sanin è soprattutto la consapevolezza di aver avuto la possibilità di esser felice, di essere amato, di avere una famiglia, e di aver sciupato da solo questa opportunità, infatti non può incolpare altri, per la sua perdita, se non la propria stoltezza, e la consapevolezza di aver perso tutto per dei motivi futili, per la follia di un attimo rende ancora più angosciosa la sua perdita. Bello.
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