Tom Smith e Jerry Wesson si incontrano davanti alle cascate del Niagara nel 1902. Nei loro nomi e nei loro cognomi c’è il destino di un’impresa da vivere. E l’impresa arriva insieme a Rachel, una giovanissima giornalista che vuole una storia memorabile, e che, quella storia, sa di poterla scrivere. Ha bisogno di una prodezza da raccontare, e prima di raccontarla è pronta a viverla. Per questo ci vogliono Smith e Wesson, la coppia più sgangherata di truffatori e di falliti che Rachel può legare al suo carro di immaginazione e di avventura. Ci vuole anche una botte, una botte per la birra, in cui entrare e poi farsi trascinare dalla corrente. Nessuno lo ha mai fatto. Nessuno è sceso giù dalle cascate del Niagara dentro una botte di birra. È il 21 giugno 1902. Nessuno potrà mai più dimenticare il nome di Rachel Green?
E sarà veramente lei a raccontarla quella storia?
C'è poco da fare, con le parole Baricco è un giocoliere, ci fa quel che vuole. E lo è ancora di più in questo testo teatrale dove le battute dei dialoghi sono serrate, velocissime, delle fucilate appunto, come ci ricorda il titolo ammiccante. Ma i due protagonisti niente hanno a che fare con la famosa fabbrica di armi, anzi, sono due macchiette strepitose con le loro fissazioni e paure (uno non si alza dal letto per 5 giorni per rimettere in equilibrio gli organi interni, l'altro vuole recuperare e mettere per iscritto che tempo faceva negli ultimi settantasette anni). A scombussolare la loro placida routine di piccole stranezze rassicuranti, arriva una giornalista alla ricerca di una sua dimensione personale in un mondo precario e privo di porti sicuri, sia dal punto di vista lavorativo e sociale (vuole affermarsi come giornalista e scrittrice ma non se la fila nessuno) sia a livello emotivo e psicologico.
Il finale è tutt'altro che banale.
Un testo che seppur molto breve - si legge in un'ora - resta una lettura godibilissima e foriera di riflessioni.
"Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare."
E sarà veramente lei a raccontarla quella storia?
C'è poco da fare, con le parole Baricco è un giocoliere, ci fa quel che vuole. E lo è ancora di più in questo testo teatrale dove le battute dei dialoghi sono serrate, velocissime, delle fucilate appunto, come ci ricorda il titolo ammiccante. Ma i due protagonisti niente hanno a che fare con la famosa fabbrica di armi, anzi, sono due macchiette strepitose con le loro fissazioni e paure (uno non si alza dal letto per 5 giorni per rimettere in equilibrio gli organi interni, l'altro vuole recuperare e mettere per iscritto che tempo faceva negli ultimi settantasette anni). A scombussolare la loro placida routine di piccole stranezze rassicuranti, arriva una giornalista alla ricerca di una sua dimensione personale in un mondo precario e privo di porti sicuri, sia dal punto di vista lavorativo e sociale (vuole affermarsi come giornalista e scrittrice ma non se la fila nessuno) sia a livello emotivo e psicologico.
Il finale è tutt'altro che banale.
Un testo che seppur molto breve - si legge in un'ora - resta una lettura godibilissima e foriera di riflessioni.
"Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare."