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The Fool on the Hill
Una ragazza norvegese viene assassinata a Sidney e la polizia di Oslo invia il detective Harry Hole a collaborare con la polizia australiana per risolvere il caso. Il viaggio per un'indagine diventa un viaggio nella cultura australiana, nelle sue tradizioni e nel suo folklore.
Purtroppo su questo libro non c'è molto da dire. L'indagine sembra quasi una questione marginale. Gran parte del libro è dedicata alle leggende australiane, che, per quanto interessanti, rendono la narrazione dispersiva e si perde di vista proprio il crimine, di cui quasi ci si dimentica, come ci si dimentica della vittima stessa. I personaggi non sono ben delineati, e anche il protagonista sembra sovraccaricato di eventi drammatici che paiono quasi inverosimili, della serie "capitano tutte a lui". Per non parlare poi della confessione finale dell'assassino, che sembra tirata fuori dal nulla, quasi si dovesse chiudere la storia, e siccome l'indagine è stata abbastanza penosa, si risolve il dilemma così, ottenendo un effetto da "Signora in giallo", che basta dire all'assassiono che c'era il suo bottone sulla scena del delitto per scatenare una confessione fiume che inizia dalla merendina rubata in quarta elementare. Più che un romanzo, sembra la bozza di un romanzo, in cui capita anche che il protagonista stesso faccia ipotesi dimenticando completamente le testimonianze ascoltate e creando evidenti contraddizioni.
La traduzione, poi, è a volte molto molto zoppicante, e pecca nell'uso della lingua italiana, quando addirittura non si ha l'impressione che manchi qualche pezzo della frase o del discorso.
In conclusione: per usare un termine caro alla critica letteraria contemporanea, questo libro mi è sembrato una fetecchia. Se proprio volete leggerlo, meglio prenderlo in prestito in biblioteca per non rimpiangere i soldi spesi.
Purtroppo su questo libro non c'è molto da dire. L'indagine sembra quasi una questione marginale. Gran parte del libro è dedicata alle leggende australiane, che, per quanto interessanti, rendono la narrazione dispersiva e si perde di vista proprio il crimine, di cui quasi ci si dimentica, come ci si dimentica della vittima stessa. I personaggi non sono ben delineati, e anche il protagonista sembra sovraccaricato di eventi drammatici che paiono quasi inverosimili, della serie "capitano tutte a lui". Per non parlare poi della confessione finale dell'assassino, che sembra tirata fuori dal nulla, quasi si dovesse chiudere la storia, e siccome l'indagine è stata abbastanza penosa, si risolve il dilemma così, ottenendo un effetto da "Signora in giallo", che basta dire all'assassiono che c'era il suo bottone sulla scena del delitto per scatenare una confessione fiume che inizia dalla merendina rubata in quarta elementare. Più che un romanzo, sembra la bozza di un romanzo, in cui capita anche che il protagonista stesso faccia ipotesi dimenticando completamente le testimonianze ascoltate e creando evidenti contraddizioni.
La traduzione, poi, è a volte molto molto zoppicante, e pecca nell'uso della lingua italiana, quando addirittura non si ha l'impressione che manchi qualche pezzo della frase o del discorso.
In conclusione: per usare un termine caro alla critica letteraria contemporanea, questo libro mi è sembrato una fetecchia. Se proprio volete leggerlo, meglio prenderlo in prestito in biblioteca per non rimpiangere i soldi spesi.