L'autore è quasi mio coetaneo (lui '74 e io '76), è palermitano e racconta la sua terra, usando uno stile diretto che alterna l'ironia alla commozione.
Non so se l'edizione in commercio comprenda questi 3 piacevoli racconti che ho letto io nella versione de Il sole 24 ore.
Credo che siano abbastanza autobiografici, visto che il protagonista ha il suo stesso nome.
Il primo, "Mio padre non ha mai avuto un cane", è dedicato alla morte di Giovanni Falcone avvenuta il 23 maggio 1992.
Il secondo, "Palermo, India", descrive la sua città, piena di immondizia (ma non solo), in parallelo con l'India, appunto.
Nell'ultimo c'è Peppuccio che è quel classico personaggio piuttosto strambo che si può incontrare facilmente in ogni paese e che dà colore con le sue frasi inverosimili.
La rassegnazione è tanto migliore dell'accettazione, perché in uno stato di rassegnazione almeno si configura un rapporto di potere riconosciuto. Si riconosce un atto di forza o di violenza e lo si subisce. Rassegnarsi è, per quanto dolorosa, una azione attiva e consapevole. L'accettazione invece. Si accetta la fame nell'arco della giornata. La pozzanghera a terra quando piove. Il traffico perenne. I botti che esplodono. Si accetta ciò che appartiene. Le auto in doppia fila, la logica del favore personale, gli scippi, la munnizza. E' un affare di famiglia. Tutto qui.
Non so se l'edizione in commercio comprenda questi 3 piacevoli racconti che ho letto io nella versione de Il sole 24 ore.
Credo che siano abbastanza autobiografici, visto che il protagonista ha il suo stesso nome.
Il primo, "Mio padre non ha mai avuto un cane", è dedicato alla morte di Giovanni Falcone avvenuta il 23 maggio 1992.
Il secondo, "Palermo, India", descrive la sua città, piena di immondizia (ma non solo), in parallelo con l'India, appunto.
Nell'ultimo c'è Peppuccio che è quel classico personaggio piuttosto strambo che si può incontrare facilmente in ogni paese e che dà colore con le sue frasi inverosimili.
La rassegnazione è tanto migliore dell'accettazione, perché in uno stato di rassegnazione almeno si configura un rapporto di potere riconosciuto. Si riconosce un atto di forza o di violenza e lo si subisce. Rassegnarsi è, per quanto dolorosa, una azione attiva e consapevole. L'accettazione invece. Si accetta la fame nell'arco della giornata. La pozzanghera a terra quando piove. Il traffico perenne. I botti che esplodono. Si accetta ciò che appartiene. Le auto in doppia fila, la logica del favore personale, gli scippi, la munnizza. E' un affare di famiglia. Tutto qui.