Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw, che gli affitta una stanza, ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto inseparabili amici; dall'ultranovantenne proprietario del parco al burbero responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heavens Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.
E' ormai un King con le "pantofole", edulcorato e annacquato. Qui si cimenta in una sorta di detective story infarcita di un pizzico di paranormale. Siamo in Carolina del Nord, in un luna park il cui nome è già tutto un programma (la terra della gioia) ma la cui cronistoria è macchiata di sangue: c'è stato un brutale omicidio all'interno dell'attrazione più emblematica del parco, il Tunnel dell'orrore. Una matricola col cuore spezzato si farà assumere per la stagione estiva e farà della risoluzione del caso (e della liberazione del fantasma di Linda) la sua personale missione.
A mio parere il romanzo si trascina stancamente per almeno duecento pagine. C'è qualche guizzo vitale qua e là (la performance di Devin nei panni di Howie, la mascotte del parco, il salvataggio eroico della bimba, le sempre interessanti conversazioni enigmatiche con Madame Fortuna) ma il libro non decolla mai effettivamente. Neanche quando potrebbe - incredibile che Stefano salti a piè pari il viaggio dei 3 ragazzi all'interno del tunnel, per poi farli parlare della "visione" a posteriori, solo una volta usciti.
La svolta narrativa avviene con l'incontro tra Devin e Mike e Annie Ross: la scelta di introdurre il personaggio di un bambino sulla sedia a rotelle che non può fare cento metri per divertirsi a Joyland, sarebbe potuta scadere in un facile pietismo o smielato buonismo. Invece Stefano ne fa un personaggio dotato di una grande forza di carattere e una notevole pragmaticità (la promessa che strappa alla madre sul finale mi ha fatto venire la pelle d'oca).
Il dettaglio che ci fa scoprire l'omicida non mi ha fatto impazzire, perché "sporcato" dall'aver accennato in precedenza a Eddie Parks, il personaggio più antipatico e scorbutico del parco, come possibile colpevole. Non posso spoilerare nè dire di più per far capire cosa voglio dire; la sorpresa, l'aspettativa di scoprire l'identità del killer, almeno per me, è stata rovinata da questa anticipazione non necessaria.
Lo stile è indubbiamente sempre quello a cui ci ha abituato: Stefano è il re del "show don't tell" e in effetti la narrazione è molto visiva, sembra di essere lì al luna park. Personaggio migliore secondo me rimane Madame Fortuna: poteva essere il solito cliché della zingara che prevede il futuro, e invece King ne fa una donna di vita vissuta davvero originale e credibile.
Do voto 4 per il finale strappalacrime che mi ha fatto commuovere, l'indubbia buona penna e il plot interessante. Resta però l'amaro in bocca perché temo di aver avvertito, da suo grande fan, che Il Re, quello che ti incollava alle pagine e ti faceva "star male", si sia accomodato in poltrona con tanto di pantofole e plaid, sforzandosi di timbrare il cartellino ogni tanto.
P.s: il gergo della "Parlata" alla lunga mi ha fatto più innervosire che sorridere.
E' ormai un King con le "pantofole", edulcorato e annacquato. Qui si cimenta in una sorta di detective story infarcita di un pizzico di paranormale. Siamo in Carolina del Nord, in un luna park il cui nome è già tutto un programma (la terra della gioia) ma la cui cronistoria è macchiata di sangue: c'è stato un brutale omicidio all'interno dell'attrazione più emblematica del parco, il Tunnel dell'orrore. Una matricola col cuore spezzato si farà assumere per la stagione estiva e farà della risoluzione del caso (e della liberazione del fantasma di Linda) la sua personale missione.
A mio parere il romanzo si trascina stancamente per almeno duecento pagine. C'è qualche guizzo vitale qua e là (la performance di Devin nei panni di Howie, la mascotte del parco, il salvataggio eroico della bimba, le sempre interessanti conversazioni enigmatiche con Madame Fortuna) ma il libro non decolla mai effettivamente. Neanche quando potrebbe - incredibile che Stefano salti a piè pari il viaggio dei 3 ragazzi all'interno del tunnel, per poi farli parlare della "visione" a posteriori, solo una volta usciti.
La svolta narrativa avviene con l'incontro tra Devin e Mike e Annie Ross: la scelta di introdurre il personaggio di un bambino sulla sedia a rotelle che non può fare cento metri per divertirsi a Joyland, sarebbe potuta scadere in un facile pietismo o smielato buonismo. Invece Stefano ne fa un personaggio dotato di una grande forza di carattere e una notevole pragmaticità (la promessa che strappa alla madre sul finale mi ha fatto venire la pelle d'oca).
Il dettaglio che ci fa scoprire l'omicida non mi ha fatto impazzire, perché "sporcato" dall'aver accennato in precedenza a Eddie Parks, il personaggio più antipatico e scorbutico del parco, come possibile colpevole. Non posso spoilerare nè dire di più per far capire cosa voglio dire; la sorpresa, l'aspettativa di scoprire l'identità del killer, almeno per me, è stata rovinata da questa anticipazione non necessaria.
Lo stile è indubbiamente sempre quello a cui ci ha abituato: Stefano è il re del "show don't tell" e in effetti la narrazione è molto visiva, sembra di essere lì al luna park. Personaggio migliore secondo me rimane Madame Fortuna: poteva essere il solito cliché della zingara che prevede il futuro, e invece King ne fa una donna di vita vissuta davvero originale e credibile.
Do voto 4 per il finale strappalacrime che mi ha fatto commuovere, l'indubbia buona penna e il plot interessante. Resta però l'amaro in bocca perché temo di aver avvertito, da suo grande fan, che Il Re, quello che ti incollava alle pagine e ti faceva "star male", si sia accomodato in poltrona con tanto di pantofole e plaid, sforzandosi di timbrare il cartellino ogni tanto.
P.s: il gergo della "Parlata" alla lunga mi ha fatto più innervosire che sorridere.