bouvard
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Questo libro si sarebbe potuto intitolare "Confessioni di un adolescente" o "Confessioni di un giovane" se lo scopo dell'autore fosse stato solo quello di raccontarci i turbamenti o la curiosità di un adolescente di fronte al sesso, ma Mishima vuole parlarci, invece, di quella "maschera" che ognuno di noi indossa di fronte agli altri, quando una parte di sé, a maggior ragione poi se questa parte riguarda la sfera sessuale, non rientra nella cosiddetta "normalità".
La "maschera" del titolo è quindi la maschera che indossiamo per essere uguali agli altri e nascondere gli aspetti vergognosi o inconfessabili del nostro Io. Per raggiungere questa "normalità" bisogna innanzitutto cancellare ogni elemento di "diversità" dal proprio comportamento, quindi "comportarsi come si comporterebbero gli altri" per confondersi con essi. Questo è appunto lo stratagemma del protagonista Kochan, una sorte di auto-ipnotizzazione, come egli stesso la definisce, cioè auto-convincersi che il proprio comportamento e le proprie motivazioni non sono diverse da quelle degli altri. Ma ovviamente questo stratagemma è destinato a fallire. Infatti per quanto Kochan possa affannarsi a "calcolare" ogni sua reazione, a razionalizzare ogni azione, ad adattare il proprio comportamento a quello altrui, ci sarà sempre un momento in cui questo auto-controllo si abbasserà, allora basterà un profumo, o uno sguardo che si attarda un attimo più del dovuto su un corpo maschile a tradirlo e a ricordargli che la "maschera" che indossa non è e non sarà mai il suo viso. Le emozioni non seguono, infatti, uno schema fisso, non sono prevedibili, al contrario sono confusionarie e contraddittorie e si divertono a prendersi gioco della nostra razionalità. Perciò la maschera che indossiamo, per quanto ben adattata al nostro viso, non riuscirà a nasconderci per sempre, non tanto per la perspicacia degli altri a vedere in fondo al nostro animo, quanto piuttosto per la nostra incapacità di mentire a noi stessi.
Se si legge il libro conoscendo anche solo qualche breve notizia sulla vita dell'autore, non si può non rimanere colpiti dall'uso frequente che fa della parola Morte e dal fatto di vederla come una soluzione.
Libro interessante, delicato nell'affrontare un argomento scabroso, ma anche violento e spietato nelle analisi che fa delle pulsioni sessuali, delle motivazioni ed anche della viltà del protagonista di fronte alla morte tanto desiderata, ma alla fine fuggita.
La "maschera" del titolo è quindi la maschera che indossiamo per essere uguali agli altri e nascondere gli aspetti vergognosi o inconfessabili del nostro Io. Per raggiungere questa "normalità" bisogna innanzitutto cancellare ogni elemento di "diversità" dal proprio comportamento, quindi "comportarsi come si comporterebbero gli altri" per confondersi con essi. Questo è appunto lo stratagemma del protagonista Kochan, una sorte di auto-ipnotizzazione, come egli stesso la definisce, cioè auto-convincersi che il proprio comportamento e le proprie motivazioni non sono diverse da quelle degli altri. Ma ovviamente questo stratagemma è destinato a fallire. Infatti per quanto Kochan possa affannarsi a "calcolare" ogni sua reazione, a razionalizzare ogni azione, ad adattare il proprio comportamento a quello altrui, ci sarà sempre un momento in cui questo auto-controllo si abbasserà, allora basterà un profumo, o uno sguardo che si attarda un attimo più del dovuto su un corpo maschile a tradirlo e a ricordargli che la "maschera" che indossa non è e non sarà mai il suo viso. Le emozioni non seguono, infatti, uno schema fisso, non sono prevedibili, al contrario sono confusionarie e contraddittorie e si divertono a prendersi gioco della nostra razionalità. Perciò la maschera che indossiamo, per quanto ben adattata al nostro viso, non riuscirà a nasconderci per sempre, non tanto per la perspicacia degli altri a vedere in fondo al nostro animo, quanto piuttosto per la nostra incapacità di mentire a noi stessi.
Se si legge il libro conoscendo anche solo qualche breve notizia sulla vita dell'autore, non si può non rimanere colpiti dall'uso frequente che fa della parola Morte e dal fatto di vederla come una soluzione.
Libro interessante, delicato nell'affrontare un argomento scabroso, ma anche violento e spietato nelle analisi che fa delle pulsioni sessuali, delle motivazioni ed anche della viltà del protagonista di fronte alla morte tanto desiderata, ma alla fine fuggita.
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