Devo ammettere che, purtroppo, l'entusiasmo per questa serie di libri sta cominciando un po' a scemare.
La prima impressione, appena concluso il libro, è stata positiva: la storia mi aveva coinvolto più dello scorso volume, l'avevo trovata più fresca e originale (probabilmente anche perché questo è il primo libro che non è stato trasportato su schermo, dunque non avevo la minima idea di quale sarebbe stata la strada che avremmo percorso), e mi era parso che avesse recuperato un po' del suo smalto.
La struttura, pur restando sostanzialmente identica (bambini scaricati in un nuovo, strano posto -adulti incapaci di prendersi cura di loro - Count Olaf che allunga le sue ombre su di loro), mi era pesata un po' di meno: forse perché la minaccia stavolta è arrivata in maniera un po' più sottile, con quell'insieme insistente di occhi e con Flacutono che subito fanno pensare a Count Olaf, senza che però lui si manifesti subito; o forse perché la mossa dell'ipnosi, mettendo momentaneamente fuori gioco Klaus, ha permesso all'autore di sperimentare una strada un po' diversa per arrivare alla stessa soluzione. È stato molto carino vedere i bambini "scambiarsi i ruoli": un bel segnale di crescita e maturazione, oltre che un momento abbastanza divertente.
Ripensandoci più lucidamente, però, mi sono accorta che restano comunque diverse debolezze.
Una su tutte, la figura di Sir: avendo ascoltato la versione in audiolibro letta dall'autore stesso, ho potuto godere di una caratterizzazione peculiare del personaggio, che mi è molto piaciuta. Tuttavia, si tratta solamente di una particolare inflessione del suo modo di parlare, che a livello di scrittura non emerge minimamente. Chi avesse dunque letto il libro, si sadebbe dunque trovato davanti un personaggio abbastanza poco rilevante.
Inoltre, e questo è il vero punto dolente, trovo che la storia, ultimamente, stia prendendo una piega che va un po' a tradire il patto d'incredulità stretto con il lettore. Intendiamoci, io non ho affatto problemi a leggere libri per ragazzi con avvenimenti sopra le righe e poco credibili, quando questa è una scelta consapevole. Sono una lettrice che si beve di tutto, e accetta di buon grado qualsiaso regola l'autore voglia inserire nel proprio panorama narrativo. Ma, una volta che i confini di questo universo narrativo sono tracciati, pretendo che il contenuto resti in questi confini. "Una serie di sfortunati eventi" ha sempre avuto una narrazione sopra le righe e un po' caricaturale, e fin qui mi sta tutto bene. I personaggi sono volutamente grotteschi, i bambini volutamente fin troppo svegli, alcuni espedienti un filino esagerati: perfetto, questo è il tono della narrazione, lo comprendo e lo apprezzo. Eppure, i primi libri conservavano comunque un forte realismo: le invenzioni di Violet, per quanto un po' esasperate, richiedevano tempo per essere realizzate, e comunque cercavano un minimo di rispondere a delle leggi fisiche. Klaus era molto intelligente, ma comunque un bambino. Ora la cosa è decisamente sfuggita di mano, con personaggi assolutamente irrealistici e scene da cartone animato (con tanto di incendi appiccati tramite un raggio di luce lunare, nello scorso episodio, enormi macchinari disattivati con una palla di gomme da masticare e addirittura un duello a colpi di spada e denti di una bambina che nemmeno cammina). Se il tono dei libri fosse sempre stato questo, non mi sarei affatto lamentata: non mi piace questo cambiamento in corsa, mi sembra un po' un tradimento della fiducia dei lettori, che hanno accettato un patto narrativo per poi vedere tutto distorcersi.
Ed è un vero peccato.
Credo proseguirò comunque nella lettura, perché si tratta di momenti molto divertenti e leggeri, ma solo dopo una piccola pausa.