Etiopia (all'epoca Abissinia), ultimo anno della guerra coloniale.
Un tenente italiano, tormentato dal mal di denti, nel tentativo di raggiungere al più presto un posto in cui farsi curare, si smarrisce all’interno della boscaglia, perdendo ancora più tempo di quello che avrebbe impiegato ad aspettare il passaggio di un camion.
Già questo primissimo tassello, questa scelta dettata dall’impazienza e che si rivelerà sbagliata, è emblematica del carattere del protagonista e determinerà l’evolversi di tutta la vicenda da questo momento in poi.
Quando sta per ritrovare la strada, il giovane si imbatte in un’indigena che si sta lavando in una conca d’acqua, completamente nuda. Preso dal desiderio, la costringe (ma senza un’effettiva violenza) ad avere un rapporto con lui. Durante la notte, che trascorrono stranamente insieme, dei fruscii mettono in allerta il tenente: temendo che si tratti di una bestia feroce, spara, ma un proiettile viene deviato e ferisce la ragazza al ventre. Sconvolto dalle conseguenze involontarie del suo gesto, già tormentato dai sensi di colpa, il protagonista decide di finirla e di occultarne il cadavere.
Non voglio raccontarvi altro della trama di questo libro, anche se tutto il romanzo ruota attorno a una scoperta successiva, che getterà il tenente nella paura, inducendolo a pensare e ad agire in modo sempre meno lucido.
Tanti sono i temi di questo romanzo: la morte, la malattia, la vendetta, la colpa; il rapporto fra vincitori e vinti, fra civiltà “evolute” e popoli “sottomessi”.
“Forse, come tutti i soldati conquistatori di questo mondo, presumevo di conoscere la psicologia dei conquistati. Mi sentivo troppo diverso da loro, per ammettere che avessero altri pensieri oltre quelli suggeriti dalla più elementare natura. Forse reputavo quegli esseri troppo semplici.”
L’ingenuità delle opinioni che i soldati si scambiano sugli indigeni riflette tutta la loro superficialità, ma è innegabile fra i due mondi vi sia una distanza incolmabile, scandita soprattutto dal tempo. Non si tratta solo della contrapposizione fra la modernità occidentale e "l’arretratezza" del popolo africano. É il concetto stesso di Tempo a essere diverso e a plasmare diversamente le sue creature.
Il Tempo diventa così il grande leit motiv di questo romanzo.
“Io cercavo la sapienza nei libri e lei la possedeva negli occhi, che mi guardavano da duemila anni, come la luce delle stelle che tanto impiega per essere da noi percepita.” “L’ingegnere uccide da uomo pratico che non ha tempo per verificare un fenomeno già sufficientemente controllato dall’esperienza, e senza chiedersi quali conseguenze porterà il suo atto. L’indigena uccide come uccide la sua terra, con tutto il tempo, del quale ha un concetto così sbagliato.” “Se da questa terra non hai nemmeno appresa la lezione del Tempo!”
E su questo concetto di Tempo, tutto soggettivo, si intreccia quello di spazio, deformato anch’esso dalla coscienza sempre più malata del protagonista. Se seguissimo i suoi spostamenti dalla prima all’ultima pagina su una mappa, ci renderemmo conto che il tenente percorre sempre le stesse strade, torna sempre negli stessi luoghi (è vero, l’assassino torna sempre nel luogo del suo misfatto, ma non è solo questo). Soprattutto, ogni volta che sembra determinato a fare un passo avanti (in senso fisico e in senso metaforico) la paura, il senso di colpa, il destino avverso a cui si sente condannato lo convincono a tornare indietro.
E così in questo romanzo, che nonostante l’ambientazione esotica in epoca di guerra, è un romanzo prettamente psicologico, tempo e spazio si rincorrono continuamente, in un circolo vizioso che riflette lo stato d’animo sempre più angosciato del protagonista.
Ecco, poichè mi sono ripromessa di non svelare altro della trama, le mie considerazioni devono fermarsi qui. Quello che posso dire è che ad avermi affascinato in questo libro è proprio il suo carattere estremamente soggettivo, il pathos che emerge nonostante lo stile sia scarno e le descrizioni dettagliate, il continuo rimbalzare dalla dimensione fisica a quella psichica.
Le mie aspettative erano alte e non sono rimasta delusa. Lo consiglio.